Non nascono più bambini: in Corea del Sud chiudono le cliniche pediatriche

La Corea del Sud deve far fronte a un nuovo problema demografico. Dopo aver introdotto una «nuova età» per tutti, ringiovanendo la popolazione di qualche anno, e allineandosi al metodo di calcolo occidentale degli anni di vita, adesso il nuovo grattacapo da affrontare riguarda la natalità del Paese. Sempre più in calo. Tanto che, ci sono sempre meno pediatri e le cliniche specializzate nella cura dei piccoli stanno chiudendo una dopo l'altra. Cerchiamo di capire meglio questo fenomeno.
Il fuggi fuggi
Nei Paesi sviluppati del Primo Mondo si fanno sempre meno figli, Estremo Oriente incluso, lo sappiamo. La novità è che in Corea del Sud questo problema è diventato così grosso da portare a un vero e proprio abbandono della professione pediatrica: un fuggi di medici e una conseguente, drammatica, chiusura di sempre più cliniche e reparti di ospedale. La dinamica è tanto semplice quanto oggettiva: manca il lavoro e ci sono difficoltà con il mantenimento dei costi della professione. Peccato che a farne le spese siano i piccoli e i loro genitori, sempre più preoccupati da questo andazzo. Senza contare le lunghe liste d'attesa alle quali vanno in contro i sudcoreani quando i bambini si ammalano o devono fare dei controlli medici.
Chi vuole diventare genitore ci ripensa
Una carenza di disponibilità che, spiega il Guardian, in Corea del Sud sta addirittura portando i futuri genitori a ripensarci. Ovvero, vista la situazione, a decidere di non avere figli. E questo in uno dei Paesi con il tasso di natalità più basso al mondo. Una scelta amara, dettata in questo caso dalla situazione nella quale versano le strutture ospedaliere pediatriche: è sempre più difficile, infatti, coprire i posti. Un fattore che, di riflesso, porta a un considerevole aumento dei rischi per la salute dei più piccoli, come hanno spiegato i medici sudcoreani alla testata britannica.
Sia causa che effetto
Fino a portare a un fenomeno quasi paradossale che si sta realizzando nel Paese: il numero sempre più inadeguato di pediatri in grado di fornire assistenza medica è sia effetto che causa della bassissima natalità. Natalità che nel 2022, in Corea del Sud, è crollata arrivando a toccare un tasso dello 0,78. Non solo. Negli ultimi cinque anni, riporta il Seoul Institute, il numero di cliniche e ospedali pediatrici nella capitale è diminuito del 12,5%. Mentre, sempre nello stesso periodo, il numero di cliniche psichiatriche è cresciuto del 76,8%. Il settore della pediatria è ormai visto come un ramo «morto» hanno riferito alcuni pediatri alla Reuters: «Questo viene lasciato affamato di risorse, i medici si sottraggono a questo campo che ritengono senza futuro».
C'è preoccupazione
Un problema che non è passato inosservato anche per il ministero della Salute e del Welfare sudcoreano, che ha riconosciuto i «limiti» del sistema, aggiungendo che «si stanno attuando misure per risolverli». Ma intanto le voci dei genitori, sempre più preoccupati, si stanno facendo sentire: «Abbiamo dovuto aspettare due settimane», ha dichiarato al Guardian Lee Bo-mi, 35.enne madre di un bambino di 3 anni malato. «Ero davvero spaventata. Mi sembrava che il cielo stesse cadendo». Le fa eco il dottor Song Dae-jin dell'ospedale Korea University Guro, preoccupato che la carenza di personale possa presto paralizzare la capacità di fornire cure d'emergenza: «Di questo passo, non riusciremo a superare l'anno. Non è un grosso problema se le malattie lievi non vengono visitate per un giorno o due, ma le conseguenze di non visitare i malati gravi o i pazienti in stato di emergenza in modo tempestivo possono essere devastanti».
«Muoiono mentre vengono rimbalzati»
Alla base di questa falla nel sistema ci sarebbero questioni economiche. Costi insostenibili, in sostanza. Ma le conseguenze drammatiche di questa penuria di posti e di personale si stanno già facendo vedere, come denunciano diversi medici sudcoreani. Solo qualche mese fa, a maggio, un piccolo di cinque anni, colpito da un'infezione respiratoria, è deceduto dopo essere stato rimbalzato dall'ospedale che non aveva un posto letto per lui. Un fatto che aveva scosso il Paese, suscitando l'indignazione dell'opinione pubblica. «I pazienti muoiono mentre vengono rimbalzati in diversi pronto soccorso, muoiono anche quando non hanno una malattia grave, è una vergognosa tragedia», ha tuonato il dottor Choi Yong-jae, vicepresidente dell'Associazione degli ospedali pediatrici della Corea del Sud.
I centri ospedalieri sospendono le cure
Il Ministero della Salute, come detto, ha dichiarato di avere messo in campo delle misure per contrastare le «limitazioni» del sistema. E lo ha fatto proponendo un maggior numero di centri sostenuti dallo Stato e imponendo ai principali ospedali di mantenere le cure pediatriche d'emergenza. Ma, nel frattempo, i pediatri sudcoreani rimangono la categoria di medici meno pagata del Paese, con un salario inferiore del 57% rispetto alla media statale. E gli ospedali, intanto, continuano con i tagli: Sowha, il più antico centro ospedaliero pediatrico della Corea del Sud, ha sospeso le cure dal sabato pomeriggio alla domenica. Altri hanno ridotto le cure notturne e chiuso il pronto soccorso dedicato ai bambini.
