Ora la Russia non ha più nemmeno le carte di credito

È delle ultime ore la clamorosa decisione di VISA, Mastercard e American Express di bloccare tutte le proprie operazioni in Russia. Questa è soltanto l’ultima di una serie di sanzioni finanziarie ed economiche che stanno mettendo al tappeto l’economia di Mosca.
1. È vero che, per la prima volta, le sanzioni decise dall’Occidente hanno colpito in maniera dura l’economia russa?
Non c’è alcun dubbio che sia così, tanto è vero che più volte - l’ultima, sabato scorso - il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che le sanzioni occidentali sono simili a una dichiarazione di guerra.
2. Le società di pagamento statunitensi Visa e Mastercard hanno dichiarato sabato che sospenderanno le operazioni in Russia e che lavoreranno con clienti e partner per cessare tutte le transazioni nel Paese. Che cosa significa, in concreto?
Entro pochi giorni, tutte le transazioni avviate con carte VISA emesse in Russia non funzioneranno più al di fuori del Paese, mentre tutte le carte VISA emesse fuori dai confini russi non funzioneranno più all’interno del Paese. Anche Mastercard ha affermato che le proprie carte emesse dalle banche russe non saranno più supportate, e che qualsiasi carta della società emessa al di fuori della Russia non funzionerà presso i commercianti russi o gli sportelli automatici. Ieri, in serata, analoga decisione è stata comunicata dai vertici di American Express.
3. Qual è stata, sin qui, la sanzione che ha maggiormente danneggiato la Russia?
Sicuramente il blocco delle riserve in valuta estera della Banca Centrale Russa, manovra con cui l’Occidente ha colpito Mosca dove più fa male. Dal 2014, anno dell’invasione della Crimea, la Russia aveva accresciuto queste sue scorte finanziarie tentando di renderle anche meno dipendenti dal dollaro. Nel 2014 Mosca aveva riserve per 509 miliardi, di cui il 40% in dollari; a febbraio 2022 era arrivata a 630 miliardi, di cui solo il 16% in valuta statunitense. L’obiettivo era di poter contare su fondi sufficienti per sostenere il rublo in caso di difficoltà e su liquidità con cui aiutare il proprio sistema bancario. Ma con le sanzioni non solo è impedito alla Banca Centrale Russa di vendere le sue riserve in dollari, euro o yen (pari al 54% del totale), ma sono state bloccate anche le altre riserve depositate nei Paesi che hanno applicato le sanzioni (ad esempio, la Svizzera). Così, la Banca di Russia ha dovuto ricorrere ad altri strumenti monetari, tra cui l’innalzamento del tasso di interesse chiave (il tasso al quale una banca centrale presta denaro ad altre banche): dal 9,5 al 20%, nuovo record di sempre. Un aumento che, però, non sarà indolore per i cittadini russi, dato che si tradurrà in un aumento dei tassi di mutui e prestiti.
4. Oltre che per le istituzioni finanziarie, ci sono state quindi altre conseguenze negative per i semplici cittadini?
Sicuramente sì. Il Cremlino è stato costretto a introdurre nuove misure per scongiurare una crisi di liquidità. In particolare, ai cittadini russi è ora vietato spostare denaro all’estero o lasciare il Paese con più di 10 mila dollari (o l’equivalente in altra valuta estera). Agli esportatori è stato ordinato di cambiare l’80% delle loro entrate in valuta estera in rubli e agli investitori stranieri è temporaneamente impedito di vendere gli asset russi in loro possesso. Tutto ciò non ha tuttavia impedito il crollo del rublo.
5. Qual è stato l’effetto sanzioni sul rublo?
Prima dell’inizio della guerra in Ucraina per comprare un dollaro servivano circa 80 rubli, ora 117: un calo del 40% che segnala una fragilità ormai consolidata della valuta russa, a partire dalla guerra in Crimea. In questi otto anni, il rublo ha perso quasi un quarto del suo valore e continua a toccare nuovi minimi storici. Anche lo spread sui bund tedeschi si è impennato raggiungendo il livello di oltre 1.260 punti base.