Orfanotrofi choc, Mosca censura

MOSCA - È polemica in Russia per l'improvvisa cancellazione della proiezione di un documentario choc sui terribili orfanotrofi russi della regista Olga Siniaieva, "Un bluff oppure felice nuovo anno": 90 minuti di lucida denuncia che mettono il dito in una delle piaghe del Paese (120 mila i bimbi abbandonati) creando imbarazzo per il giro di vite putiniano contro le adozioni in Usa e nei Paesi dove sono riconosciute le unioni gay.
Aleksand Ghiezalov, produttore indipendente che ha creduto in questo lavoro girato in 4 anni, non ha dubbi: "Il potere ha vietato la proiezione del film", accusa su Facebook, parlando di una decisione "attesa". "Bisogna essere una persona molto stupida per non capire perché e da chi il film è stato censurato", ha spiegato, riferendosi al Cremlino. "Il divieto è indice dell'atteggiamento del potere verso il destino dei bambini e degli orfani. Felice anno nuovo cari bambini, Mosca è già tutta addobbata con gli alberi di Natale e voi dormite nei vostri lettini infernali da orfani", ha aggiunto. La regista, insieme al produttore, aveva inviato una lettera per invitare il presidente Putin a vedere il suo film ma poco dopo la pellicola è stata cancellata dal programma dell'agenzia di stampa governativa Ria Novosti, dove era in calendario per il 18 dicembre insieme ad un dibattito sul primo anno della legge che vieta agli americani le adozioni di bambini russi: la legge Dima Iakovliev, ribattezzata "legge di Erode".
Cancellato anche un altro documentario, previsto per lo stesso giorno, dell'ex giornalista di Ntv Oleg Iasakov sul blitz dei 30 attivisti di Greenpeace contro la prima piattaforma petrolifera artica di Gazprom: il produttore Aleksandr Urzhanov però è più cauto e dice di non conoscere i motivi della decisione ma il sito Lenta.ru ha già promesso di diffondere la pellicola on line. "Sono sicura Vladimir Vladimirovich che lei è la prima persona che deve conoscere questa verità", aveva scritto la regista Siniaieva nella sua lettera a Putin, dopo la quale il Cremlino ha chiesto una copia del film. "Sono 90 minuti che nessuno mai vi racconterà né tantomeno vi farà vedere", si legge nel testo. "Conosco il problema perché da otto anni faccio la mamma adottiva e per quattro anni ho girato molti orfanotrofi del nostro Paese", prosegue.
"La gente che ha visto il film dice che ho colpito al 100% tutti i punti dolenti del sistema e sono sicura che questa orribile verità risveglierà la Russia, come mi ha scritto il dirigente di un orfanotrofio", continua. Un problema al quale si è avvicinata quando ha fatto il passo dell'adozione: "Non capivo come era possibile trattare così dei bambini nel XXI secolo. Lo shock è durato parecchio, all'inizio non ero in grado di girare. Poi ho capito che dovevo filmare e raccontare questa storia". Tra i parlamentari che hanno approvato la legge Iakovliev ha trovato un muro: "Non vogliono vedere i problemi, ingannano loro stessi e cercano di ingannare noi, tutto diventa un autoinganno della società che ci costerà molto caro".
La responsabile del programma "Proiezione aperta" di Ria Novosti, Katerina Gordeieva, ha spiegato la cancellazione con "motivi tecnici": gli impianti per le proiezioni sono già stati mandati a Soci per le Olimpiadi, previste a febbraio. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, conferma la lettera ma avverte: "È assurdo legare la lettera del regista con la cancellazione del film". In provincia il documentario è già stato proiettato: "Alcune persone - ha osservato Siniaieva - non hanno potuto reggere i 90 minuti di proiezione, potete immaginare come i bambini possano reggere per tanti anni gli orfanotrofi russi".