Pandemia

Ospedali, via le direttive ma il buonsenso rimane

L'obbligo di indossare la mascherina nelle strutture sanitarie del cantone è stato sostituito da una raccomandazione – Giorgio Merlani: «Usciamo tutto sommato bene dalla pandemia, ma non sono mancate le divisioni» – Non verranno più pubblicati i dati settimanali sulle ospedalizzazioni e i decessi
© Gabriele Putzu
Giona Carcano
01.02.2023 20:15

Le ultime misure di protezione in vigore negli ospedali e nelle strutture sociosanitarie sembrano decadute, ma non è esattamente così. A partire da oggi, infatti, le direttive del medico cantonale ancora applicate a questi settori (come l’uso della mascherina) sono state sostituite da raccomandazioni volte alla prevenzione più generale dai virus respiratori. Nella pratica, l’intero apparato di prevenzione dalle malattie infettive è stato riconsegnato nelle mani delle singole strutture sanitarie. Un atto dall’alto valore simbolico, il punto (si spera) finale a un periodo a tratti drammatico e che ha visto il nostro cantone investito in pieno fin dalla prima ondata di coronavirus.

Andamento positivo

L’andamento epidemiologico attuale, come spiega lo stesso Ufficio del medico cantonale in un comunicato, conferma una tendenza in atto oramai da qualche settimana: una continua diminuzione delle persone ospedalizzate e una minor circolazione del virus. Ecco perché è possibile, finalmente, togliere l’obbligo anche sulle ultime misure in vigore. Di più: considerato il cambio di regime nel riconoscimento del costo dei test voluto dalla Confederazione, non verrà più pubblicato il numero di nuovi casi positivi, poiché non più attendibile. «È vero, si tratta di un atto simbolico, che ci dice che la situazione è migliorata», spiega Giorgio Merlani. «In questo caso, però, entra in linea di conto anche l’ambito giuridico: le direttive sono vincolanti, le raccomandazioni no. Eppure, il messaggio veicolato è molto simile». Un messaggio chiaro, e che consiglia alla strutture sanitarie di continuare ad applicare le misure necessarie per contenere qualsiasi tipo di malattia infettiva respiratoria. «Mi aspetto che le strutture sanitarie continuino ad applicare alcune norme, anche se non l’ha imposto il medico cantonale», sottolinea Merlani. «L’uso della mascherina è consigliato sia per i curanti, sia per i visitatori. Ma in fondo è una semplice questione di buon senso e di responsabilità individuale. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto, spero che qualche insegnamento sia rimasto».

Si spegne lentamente

La pandemia, diciamolo, è stata declassata a qualcosa di remoto, un ricordo lontano. «All’inizio si diceva che quando tutto sarebbe finito, avremmo stappato una bottiglia», racconta ancora il medico cantonale. «In realtà non esiste alcun giorno magico, una fine repentina. Nelle acque reflue troviamo il virus, qualcuno purtroppo muore ancora di questa malattia. Però sì, è indubbio che il COVID si sta un po’ spegnendo perché diventa più raro e meno patogeno. Si trasforma in una malattia simile a quelle che circolano normalmente nella stagione fredda. L’uomo, in fondo, è un animale adattabile».

Le cose non scontate

Ma cosa è rimasto di questi anni? Il Ticino ha saputo imparare qualcosa da un evento tanto sconvolgente? Ancora Merlani: «Abbiamo passato una fase durissima», dice. «Eravamo in prima linea a fronteggiare uno dei peggiori spauracchi globali, una pandemia appunto. Ne usciamo tutto sommato bene, anche se è vero che ci sono stati degli screzi che hanno portato a divisioni nella nostra società, soprattutto sul tema delle vaccinazioni. Ecco, personalmente questo evento mi ha ribadito l’importanza di dover passare a un livello superiore di evoluzione, affidandoci maggiormente a verità e scienza.  Fra gli aspetti positivi, invece, cito l’essere tornati a riassaporare cose che davamo per scontate, ma che in fondo non lo erano. Penso allo stare insieme, alle feste, ma anche alla scuola in presenza e alle manifestazioni».  

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