Palazzone EFG: nuovi scenari

Ufficialmente, la reazione al voto di domenica sul nuovo polo della giustizia a Lugano non va molto oltre un secco «ne prendiamo atto». È tuttavia evidente che la mancata vendita al Cantone del palazzo di viale Franscini, per la EFG, è qualcosa che «sposta». Lo fa banalmente a livello di liquidità, dato che l’istituto di credito non incasserà un assegno di 76 milioni di franchi: il prezzo pattuito per cedere allo Stato il complesso firmato da Mario Botta. Il «no» popolare all’operazione ha tuttavia un impatto anche strategico per la banca. Non che la metta in difficoltà: la dirigenza è sempre stata chiara sul fatto che la vendita in questione non era una necessità, bensì un’opportunità, approfondita anche per collaborare e tenere buoni rapporti con l’ente pubblico, che non è mai una cattiva idea. Passato l’appuntamento con le urne, la EFG può rimettere nel cassetto il piano di trasloco e continuare a godersi la sua pregiata sede, come le altre quattro che ha in città: il complesso in via Peri, i palazzi Riva e Canova affacciati sul lungolago e il vicino palazzo Durisch che dà su via Magatti. Non si può certo dire che la banca, a Lugano, stia stretta.
A questo punto però sorge una domanda: se l’istituto finanziario era pronto a privarsi del palazzo di viale Franscini e trasferire i dipendenti negli altri immobili di sua proprietà, eventualmente anche ristrutturandoli, non gli converrebbe venderlo in ogni caso per evidenti ragioni economiche? Il management farà le sue scelte. Secondo nostre informazioni, la EFG stava valutando come razionalizzare i propri spazi già prima di ricevere la proposta del Cantone. La riflessione era stata interrotta con l’avvio delle trattative con Palazzo delle Orsoline, se non altro per correttezza verso la controparte, ma presto ricomincerà. Di questo tema, ieri, si è parlato anche all’assemblea dell’Associazione Bancaria Ticinese (servizio a pagina 17) dove l’amministratore delegato della EFG Giorgio Pradelli ha confermato che per la banca, l’esito delle urne, cambia poco o nulla. Il CEO ha poi definito «pettegolezzi» le voci in merito a un’ipotetica fusione fra il suo istituto di credito e la Julius Bär evocate dalla stampa nei giorni scorsi, che equivarrebbe a una bella rimescolata di carte anche a livello logistico: fantapolitica immobiliare, al momento.
Intanto in via Pretorio...
Il progetto del Cantone prevedeva di insediare la Magistratura giudicante negli spazi dello stabile EFG e riconsegnare il palazzo di via Pretorio, ristrutturato e riadattato, alla Magistratura inquirente e alla Polizia cantonale, per un investimento totale, acquisto incluso, di circa 230 milioni. Verdetto del popolo: non se ne parla neanche. È andata così a livello cantonale (con i «no» al 59% circa) ma anche nella sola Lugano (52% di contrari). «Sono rimasto sorpreso dal voto in città» ha commentato il sindaco Michele Foletti. «Mi sembra chiaro che, come favorevoli, abbiamo sbagliato a comunicare le nostre ragioni. Comunque era una votazione difficile». Ora il Governo dovrà trovare una soluzione, e il Municipio non potrà fare molto per aiutarlo. «Di soluzioni logistiche da mettere sul piatto non ne abbiamo, anche perché in via Pretorio sono occupati spazi per circa 7.500 metri quadrati: trovarne altrove per poter svuotare e ristrutturare il vecchio stabile non è facile». Foletti esclude anche l’opzione delle torri amministrative previste dal progetto del Polo sportivo: «Se tutto andrà bene, saranno pronte solo nel 2028 o 2029. Poi non sarei favorevole. Politicamente sarebbe complicato spostare seicento dipendenti dal centro a Cornaredo, pensando a quanto aveva fatto discutere lo stesso tipo di operazione per novanta impiegati comunali...». A Palazzo di giustizia, intanto, sono cominciati alcuni lavori di ristrutturazione urgenti. Lo scorso anno si era parlato di mettere sul tavolo un primo «cerottone» da dodici milioni.