Società

Papà e figli sempre più lontani anche per colpa del coronavirus

Pure l’Associazione genitori non affidatari lancia l’allarme: come regolare il diritto di visita mentre perdura il contagio?
Uno dei tanti effetti collaterali della pandemia è la maggior difficoltà per i padri separati o divorziati di incontrare i propri figli, che sono in casa con la madre. © CDT/Archivio
Carlo Silini
06.04.2020 18:26

Mamme che cercano di sbarcare il lunario col telelavoro coi i figli da accudire mentre impazza il coronavirus. Ne parlavamo qualche giorno fa ricordando la situazione delle famiglie monoparentali. Poi c’è la controparte: il genitore non affidatario, nell’85% dei casi il papà, che in tempi di pandemia non riesce a vedere i figli. Il problema è il diritto di visita. Il fatto è che - coronavirus o meno - i genitori che sono lontani dai figli vogliono comunque vederli. E viceversa.

Separazioni conflittuali

«Si dimentica quasi sempre, ci ha scritto il consulente sociale Simone Banchini, che, se c’è un figlio da qualche parte c’è anche un padre. E sempre di più la separazione avviene in modo conflittuale. Allora, per calmare gli animi, si affidano i figli alla madre e il padre, per decisione legale o amministrativa potrà vederli solo ogni due fine settimana».

La materia è delicata già in tempi «normali», ma può essere esplosiva ora che la maggior parte della popolazione è chiusa in casa per difendersi dal contagio. Per ora, come segnalava qualche giorno fa l’Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite (Atfmr), non esistono direttive ufficiali sul comportamento da seguire in materia di diritto di visita per i genitori separati o divorziati durante l’emergenza Coronavirus.

Le ARP

«Le ARP (Autorità regionali di protezione, ndr) – si legge nel comunicato - sono state chiamate a decidere, in caso di disaccordo tra i genitori, senza disporre di un’aggiornata base legale. La questione è assai delicata perché dà adito a incomprensioni e a conseguente conflitto tra i genitori, anche laddove si chiede di optare per un esercizio alternativo del diritto di visita, attraverso ad esempio le videotelefonate, in ottemperanza alle limitazioni della libertà personale decise dal Consiglio di Stato per arginare la diffusione del virus».

Diritto di visita? Deve essere fatta una ponderazione tra il rischio di contagio e l’interesse dei figli e del genitore non affidatario di vedersi

In assenza di basi legali sia le famiglie monoparentali che i genitori non affidatari chiedono alle autorità di prendere posizione. «Il problema», ci spiega Pietro Vanetti presidente dell’Associazione genitori non affidatari (Agna), «è reale. Nelle ultime tre settimane al nostro sportello telefonico da alcuni papà arrivano segnalazioni di questo tipo: ‘La mia ex mi dice di presentarmi con un tampone negativo altrimenti non mi lascia vedere i figli’. Ma se anche contatti un medico curante, lui ti dice che il tampone a una persona asintomatica non lo fa, perché sarebbe sprecato». Il rischio, segnala dal canto suo Banchini, è che la madre si faccia «aiutare dai nonni infrangendo in questo modo anche le raccomandazioni federali e cantonali di staccare forzatamente i rapporti fra generazioni». Che fare ?

Qualche giorno fa la Coordinatrice dell’Atfmr Lisa Bacchetta aveva spiegato al Corriere che bisognerebbe decidere caso per caso. L’avvocato contattato dalla sua associazione sostiene che «deve essere fatta una ponderazione tra l’interesse dei figli e del genitore non affidatario di vedersi e il rischio di contagio».

La valutazione dei casi

Il diritto di visita, stando all’esperto, «deve essere limitato solo se strettamente necessario per limitare il contagio e quindi in condizioni particolari, come per esempio se il genitore non affidatario lavora in una struttura tipo ospedale, casa anziani, dove sono transitati anche malati di Covid-19 o se il genitore non affidatario sa di essere a rischio e di non aver mantenuto la distanza di sicurezza. In un caso simile il diritto di visita può essere annullato cercando forme alternative come videochiamate per non interrompere il rapporto con i figli. Se invece il padre è rimasto a casa e non ha avuto contatti ravvicinati con l’esterno o se il padre è andato al lavoro e nel limite del possibile ha mantenuto la distanza di sicurezza il diritto di visita può avere luogo. I diritti di visita riguardanti genitori non affidatari che risiedono all’estero che allo stadio attuale non possono entrare nel nostro Paese dovranno essere annullati. Anche in questi casi i genitori dovranno fare in modo di mantenere il contatto con i figli con telefonate e videochiamate».

La funzione delle ARP sarebbe proprio quella di dare un’indicazione quando i genitori non riescono ad andare d’accordo. Ecco il punto

Il vero problema

Per Pietro Vanetti si tratta di una posizione condivisibile. «Ma la verità è che tra due genitori che dialogano una soluzione si trova. In alcune situazioni non si riesce a ragionare ed è in quei casi che le Autorità regionali di protezione dovrebbero fare da arbitro. Solo che in questo momento l’arbitro si defila, magari demandando la decisione alla Camera. Ma se il diritto di visita lo vuoi esercitare domani, la decisione della Camera potrebbe arrivare l’anno prossimo. La funzione delle ARP sarebbe proprio quella di dare un’indicazione quando i genitori non riescono ad andare d’accordo. Ecco il punto. Un punto che nonostante le nostre richieste non si sblocca».

Ne frattempo, conclude Vanetti, non resta che tentare la via del dialogo. «Se il papà è a casa, magari ha la ditta chiusa, non ha contatti con nessuno, non è andato in Italia di recente, può assicurare un buono stato di salute e non manifesta sintomi può tranquillamente accogliere i bambini. Chiaro che non deve poi piazzarli dai nonni. Se ha spazio, ha tempo, ha la possibilità di farlo può occuparsi in sicurezza dei suoi figli. La mamma in questo caso non dovrebbe fare resistenze. Anzi. Visto che le mamme nelle famiglie monoparentali spesso soffrono di dover fare tutto da sole, perché non considerano la possibilità di coinvolgere i papà dai quali si sono separate o hanno divorziato? Magari per avere la spesa in casa, per esempio».

Nessuna guerra

Sia chiaro, osserva il nostro interlocutore, questa non deve essere una guerra tra «noi», i papà, contro «loro», le mamme. È una battaglia per il buon senso. «Perché ci sono papà responsabili che vanno difesi e papà inadempienti che non intendiamo certo difendere. Così come ci sono mamme responsabili e ragionevoli che riconoscono il diritto per gli ex mariti e compagni e per i loro figli di incontrarsi, e altre che, magari per rancore, negano il permesso ai papà di vedere i loro figli anche se hanno tutte le carte in regola per occuparsene».

Mi verrà introdotto il lavoro ridotto e il mio salario sarà pari al 70/80% di quello attuale. Vorrei sapere se ho diritto di modificare, temporaneamente, l’assegno per il figlio

Ci sarà anche un problema di soldi?

Al di là del diritto di visita (vedi articolo sopra), presto o tardi la crisi innescata dal coronavirus potrebbe creare un problema di soldi a un certo numero di genitori non affidatari.

«Un padre ci ha contattato – spiega Pietro Vanetti dell’Agna - chiedendoci lumi sul seguente problema : «Sono un genitore divorziato - ha scritto l’uomo - che deve dare al proprio figlio ogni mese CHF 1’200.00 quale assegno di mantenimento. Il mio attuale datore di lavoro mi ha comunicato che, molto probabilmente, verrà introdotto il lavoro ridotto e pertanto il mio salario sarà pari al 70/80% di quello attuale. Vorrei sapere se ho diritto di modificare, temporaneamente, l’assegno per il figlio nel caso verrà introdotto il lavoro ridotto. Esiste una procedura legale?»

Secondo di consulente legale di Agna che ha risposto alla domanda a nome dell’associazione «in linea generale non è possibile modificare il contributo alimentare per i figli se il cambiamento delle circostanze non è duraturo e rilevante. Questo non è il caso con il lavoro momentaneamente ridotto. Lei deve quindi continuare a pagare tutto l’alimento per i suoi figli».

Se la riduzione del lavoro terminerà entro Pasqua, commenta Vanetti, il danno sarà contenuto, ma per parecchi padri sarà comunque un salasso visto che una volta pagate le spese correnti e gli alimenti si ritroveranno con pochi soldi in tasca: «Una diminuzione del 20% di stipendio li manderà in rosso», conclude il nostro interlocutore.