Lacrime e prospettive

«Pareva non finire mai»

A distanza di un anno ripercorriamo le terribili ore del disastro che ha colpito Vallemaggia e Mesolcina
© MICHAEL BUHOLZER

«Abbiamo bisogno di voi, ora come ora badili e pale non bastano». Stanco, segnato da un evento che non potrà mai dimenticare, ma deciso come non mai. Il grido di aiuto del sindaco di Lostallo Nicola Giudicetti, in carica dal 1993, ha fatto capire fin da subito l’ampiezza della distruzione che aveva colpito il suo paese la sera del 21 giugno 2024. In poche ore le forti piogge portano a valle 290 mila metri cubi di materiale, erodono 400 metri del fiume Moesa e danneggiano 100 ettari di superfici. Molti sentieri sono impraticabili. Nello spazio di 15 minuti esonda una ventina di riali. Devastazione e morte nella frazione di Sorte, all’entrata del villaggio per chi arriva da sud. Aperdere la vita sono marito e moglie sulla cinquantina (da poco trasferitisi nel paese mesolcinese assieme ai figli; l’uomo è tuttora disperso) ed un ex municipale. Crolla persino un tratto dell’A13. La conta dei danni rende solo in parte l’idea di quello che è successo: una quarantina di milioni di franchi. Ognuno dà una mano per sistemare quello che si può. Commuove l’impegno di giovani e giovanissimi, in prima fila nelle operazioni di pulizia. Il telefono della Cancelleria comunale squilla di continuo. Si perde il conto delle e-mail. Tutti vogliono aiutare. Dal Ticino e dalla Svizzera intera.

Danni pari ad oltre 80 milioni di franchi

Quanto successo viene passato ai raggi X. Bisogna capire affinché non si ripeta. «Nessuno degli episodi verificatosi viene considerato ‘estremo’ perché potrebbero accadere anche eventi più gravi» rispetto a quelli del 21 giugno. Che sono stati archiviati come di «grandissima entità», che possono registrarsi ogni 100-300 anni. In Mesolcina è accaduto in una sera, con due forti picchi consecutivi. In futuro, insomma, potrebbe capitare di peggio. Dopo dieci mesi Sorte finisce in zona rossa. Oltre a Lostallo, ricordiamo, sono stati colpiti anche Grono, Roveredo, Cama, Soazza e Mesocco. Complessivamente in Mesolcina i danni ammontano a 82,5 milioni. Gli ultimi cantieri verranno ultimati nella primavera 2026. Il punto sui lavori sarà fatto il 3 luglio prossimo.

Territorio sfregiato, di nuovo

Nemmeno il tempo di riprendersi dallo spavento, che la Svizzera italiana è flagellata da un’altra calamità. Nella notte fra il 29 ed il 30 giugno è l’Alta Vallemaggia a sprofondare nell’incubo. Il territorio è sfregiato. La valle isolata. Le comunicazioni sono interrotte. Crolla il ponte di Visletto a Cevio. Una frana deturpa irrimediabilmente Fontana, in Valle Bavona. Il paesaggio tanto caro allo scrittore Plinio Martini non esiste più. I morti alla fine sono otto; una persona, un giovane della regione, risulta tuttora dispersa. Cinque vittime erano a Fontana, due a Prato Sornico e colui che manca ancora all’appello al Piano di Peccia (in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L’alluvione del 1978, passata anch’essa alla storia, aveva provocato sette decessi. Anche in questo caso si mette in moto la macchina della solidarietà, con i cittadini che chiedono di non essere dimenticati da Berna. Il Consiglio federale prima tentenna e poi accoglie le loro rivendicazioni: pronti altri 36 milioni per Vallemaggia, Grigioni e Vallese.