«Partenariato in pericolo, serve più collaborazione»

«Il confronto sociale porta solo vantaggi, tanto per i datori di lavoro quanto per i dipendenti. Purtroppo, però, i segnali che ci arrivano raccontano di un partenariato in pericolo». Parola del segretario cantonale dell’OCST Renato Ricciardi, che nella conferenza stampa annuale ha lanciato un appello alla collaborazione. «Da soli non si va da nessuna parte, e allora vogliamo ribadire il nostro ruolo di rappresentanza della parte più debole, dei lavoratori, pur preservando un atteggiamento costruttivo nei confronti dei datori di lavoro». In un momento complicato per l’economia e il mercato del lavoro, «riaffermiamo il diritto di scandalizzarci e di denunciare situazioni di sfruttamento in alcuni settori. Soprattutto, intendiamo denunciare l’atteggiamento di quei datori di lavoro che mettono in discussione alcuni contratti collettivi di lavoro consolidati, come ad esempio quello dell’edilizia». Già, perché il rinnovo del CCL cantonale dell’edilizia sta incontrando difficoltà. «Il contratto è stato rinnovato per 4 mesi, presto partiranno le trattative serrate», ha spiegato Giorgio Fonio, ricordando che «i CCL a livello regionale hanno lo scopo di includere le peculiarità dei cantoni». «Lasciare il Ticino senza questo CCL significherebbe consegnare il settore agli sciacalli della libera circolazione. Confidiamo quindi che si possa arrivare a un rinnovo, per evitare una situazione potenzialmente devastante».
Salari e flessibilità
La centralità della contrattazione collettiva e del partenariato sociale è stata sottolineata anche dal vicesegretario cantonale Xavier Daniel: «È lo strumento più efficace per valorizzare il ruolo dei lavoratori e al contempo può offrire all’economia una forma di regolamentazione più dinamica». Tra le linee guida del sindacato, però, figurano anche la difesa delle misure d’accompagnamento alla libera circolazione («perché la salvaguardia nel nostro mercato del lavoro non è per noi negoziabile») e il tentativo di colmare il divario salariale del Ticino. Fondamentale, ha poi aggiunto Daniel, è anche l’introduzione di una flessibilità condivisa, «che porti vantaggi ai datori di lavoro ma anche ai dipendenti». In questo ambito, ha denunciato il vicesegretario, «stiamo assistendo a una spinta alla liberalizzazione degli orari di lavoro. Sdoganare il lavoro domenicale e notturno per tutti è un errore ed è inutile». Quanto avvenuto con la modifica della Legge sui negozi (su cui si andrà a votare in giugno, ndr) «è l’esatto esempio di quello che non deve accadere». In quel caso, la politica - gli ha fatto eco Ricciardi - «ha vergognosamente prevaricato le parti sociali».
Dal terziario ai frontalieri
Il partenariato sociale, ha evidenziato Lorenzo Jelmini, «è sempre più spesso messo sotto attacco da una parte della politica, con l’obiettivo di perseguire uno sfrenato liberismo». E se, perlomeno nell’ambito dell’artigianato, «rileviamo un’ottima collaborazione con le associazioni di categoria, constatiamo invece grandi difficoltà con quelle forze politiche che vogliono eliminare qualunque regola». Un appello a trovare «soluzioni concertate» è arrivato dal collega Paolo Coppi, che si occupa del settore terziario: «Un ramo nel quale si dovrebbero sviluppare progetti innovativi, ma in cui purtroppo osserviamo poca disponibilità da parte dei datori di lavoro ad aprirsi». Per quanto riguarda invece il campo della ristorazione, l’obiettivo è trovare misure che valorizzino la professione e la rendano più attrattiva per i giovani, ha chiarito Marco Pellegrini, mentre sul fronte femminile, Davina Fitas ha ricordato la persistenza del divario salariale tra uomo e donna, contro cui si scenderà in piazza in occasione dello sciopero del 14 giugno. Infine, Andrea Puglia ha posto l’accento su due temi di carattere transfrontaliero: l’accordo fiscale e il telelavoro. «Il nuovo accordo fiscale - ha detto - non è uno strumento per contrastare il dumping salariale, che si combatte con i CCL. Anzi, genererà pressione sui redditi più alti». Già oggi il Ticino fatica a reclutare infermieri, dal 2024 potrebbe essere ancora più complicato attrarre questi professionisti in Ticino, visto che pagheranno 10-12 mila euro di tasse in più. In materia di telelavoro, invece, Puglia ha ribadito che «è urgente che riprendano al più presto i contatti tra Svizzera e Italia per negoziare un’intesa amichevole che consenta la reintroduzione del telelavoro, perlomeno a determinate percentuali».