Italia

Pattuglie miste italo-slovene e se necessario filo spinato

La nostra intervista al governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga sull’emergenza migranti lungo la rotta balcanica
(foto Facebook)
Andrea Colandrea
02.07.2019 06:00

TRIESTE - Sta facendo discutere l’idea del leghista Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, di creare un muro al confine Est, quello con la Slovenia, allo scopo di bloccare i migranti in arrivo. Lo abbiamo intervistato per fare il punto della situazione.

Governatore Fedriga, ci spieghi com’è nata l’idea delle pattuglie miste di polizia italo-slovene.

«In questo momento in Friuli Venezia Giulia abbiamo un problema contingente, dato che, tenendo conto della normativa internazionale ed europea, anche se disponessimo di un poliziotto lungo ogni centimetro quadrato di confine, quando un agente individua un emigrato irregolare provenire dalla Slovenia intenzionato a inoltrare domanda d’asilo in Italia, si vede costretto a portarlo sul nostro territorio e a registrarlo, verificando il suo status con il sistema EURODAC (dati dettagliati per la presa a carico del richiedente nello Stato di primo approdo, secondo l’accordo di Dublino, che prevede la verifica delle impronte digitali e la registrazione nel sistema informatico europeo entro 72 ore, n.d.r.). In questo caso si deve procedere alla sua riammissione o al suo respingimento tout court. Il vantaggio che si ha con una pattuglia mista è che essendo questa operativa (anche) sul territorio sloveno, nel momento in cui si intercettano gli irregolari questi possono essere fermati direttamente in Slovenia. Paese con cui – lo sottolineo – c’è un’ottima collaborazione da almeno un anno, e con il quale riusciamo a riammettere i migranti lì identificati entro 24 ore. I problemi nascono però con tutte quelle persone che non sono state identificate, che non hanno quindi un EURODAC positivo; oppure ce l’hanno in Grecia, con la quale non si può però procedere alla riammissione per gli ele

vati numeri contingenti che vi sono in quel Paese».

In che cosa consistono le pattuglie miste?

«Sono in campo i corpi della Polizia di Stato italiana e della Polizia slovena su entrambi i lati della frontiera. Gli agenti intervengono in caso vengano rintracciati immigrati irregolari da una parte o l’altra del confine. Naturalmente auspichiamo che ciò avvenga prevalentemente sul territorio sloveno. In Friuli avevamo iniziato a potenziare il confine già nel settembre dell’anno scorso, dato che ciò ci permetteva di rintracciare i passeur. Nel frattempo ne abbiamo rintracciato un numero molto elevato: tre giorni fa l’ultimo, un cittadino serbo. Decine di trafficanti di uomini sono stati fermati quest’anno, ciò che ci ha permesso anche di limitare l’ingresso di nuovi clandestini. Oggi disponiamo di dati concreti che ci permettono di avere un quadro preciso del flusso di questi immigrati. Prima, invece, sul confine entrava chi voleva senza alcun filtro. In un anno abbiamo infatti diminuito il numero delle persone accolte entrate irregolarmente nella nostra regione di più del 20% rispetto a quando c’era il Governo del PD. È chiaro però che con il riaffermarsi della rotta balcanica – e dalle notizie che abbiamo è sempre più pressante – dobbiamo mettere in campo tutte le misure cautelative di cui disponiamo».

Qual è quella prioritaria?

«La prima dovrebbe essere quella che i Paesi di confine europei e anche fuori dall’UE, lungo la rotta balcanica, iniziassero a controllare meglio i loro confini».

Eppure lungo la frontiera di Paesi come la Bulgaria o la Macedonia, gli agenti Frontex sono molto numerosi.

«Evidentemente c’è qualche Stato che ha riaperto i rubinetti, dato che lo dimostra il percorso compiuto dagli irregolari che risalgono la rotta dalla Bosnia per poi tentare di raggiungere l’Italia».

Quante pattuglie miste italo-slovene sono già operative?

«Per ora si parte in modo sperimentale. Per la prima settimana (iniziata ieri, lunedì, n.d.r.) ci saranno quattro pattuglie. Tre sul territorio sloveno, una su quello italiano. Vedremo come funzioneranno, dopodiché – nei prossimi giorni – avrò una riunione a Roma con il ministro dell’Interno Salvini per valutare l’esperienza».

Le cifre giustificano questo tipo di interventi?

«Ci risulta un aumento dei passaggi di clandestini pari al 50% nei primi sei mesi di quest’anno. Dati di cui siamo in possesso, come detto, per il fatto che i controlli – contrariamente a quanto avveniva prima del 2018 – attualmente vengono effettivamente eseguiti. Il nostro scopo è però quello di prevenire questi arrivi, non di intervenire quando i buoi sono già fuori dalla stalla. Si tratta anche di dare un segnale per non incentivare questa rotta di passaggio. Fatto sta che grazie al nostro intervento, gli accoglimenti (esclusivamente via terra) sono complessivamente calati di oltre il 21%».

La sua proposta di mettere filo spinato lungo il confine ha già scatenato un putiferio. La prima critica è stata espressa da Giuseppe Brescia (M5S), presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, che parla di una «boutade».

«I segnali che riceviamo sono preoccupanti, soprattutto lungo il confine triestino, nell’area carsica. Stiamo rafforzando le misure di protezione proprio per questo nelle zone più sensibili. Ma non certo per i 232 chilometri sul confine italosloveno come si è letto su alcuni giornali! Valuteremo anche di posare barriere fisiche nel caso non vi fosse la collaborazione da parte degli altri Stati europei. Nessuno vuole alzare muri o sospendere Schengen. Questi muri o la sospensione dell’accordo non ci saranno se tutti rispetteranno le regole in vigore. La prima è il controllo dei confini. Detto questo, è palese che quello citato è il commento di una persona che non conosce il territorio, né la realtà che dobbiamo affrontare ogni giorno. Probabilmente si è accomodato molto bene su qualche poltrona ben remunerata del Parlamento senza avere idea di quanto accade in Friuli Venezia Giulia e di quanto hanno subito i cittadini di questa regione. È una dimostrazione di superficialità e di incompetenza. Tutti speriamo, naturalmente, in una svolta di responsabilità».