Paul Rusesabagina, l'eroe di «Hotel Rwanda», riconquista la libertà

Paul Rusesabagina, che ha ispirato il film Hotel Rwanda e che stava scontando una condanna a 25 anni, è tornato libero dopo 939 giorni di carcere, insieme alle altre 19 persone che erano state arrestate con lui. Il presidente ruandese Paul Kagame, che lo accusava di terrorismo, ha fatto precisare dalla portavoce Yolande Makolo che la condanna del prigioniero non è estinta, ma solo commutata, e che la liberazione segue una parziale, e probabilmente concordata, ammissione di colpevolezza. La sentenza emessa nel settembre del 2021 è stata «commutata per ordine presidenziale». Il giudice del tribunale di Kigali aveva accusato Rusesabagina di avere «fondato un'organizzazione terroristica e contribuito finanziariamente ad attività terroristiche». Nel maggio del 2022 la sentenza contro Rusesabagina era stata confermata e la maggior parte dei co-imputati per sostegno a gruppi armati erano stati condannati al carcere per un periodo fra i 3e i 20 anni.
Rusesabagina era il direttore dell'Hôtel des Mille Collines di Kigali, albergo nella capitale ruandese, e gli è stato attribuito il merito di aver salvato circa 1.200 persone nel corso del genocidio del 1994 tra le etnie Hutu e Tutsi in cui morirono circa 800 mila persone, principalmente Tutsi ma anche Hutu moderati.
«Reimpostare i rapporti tra USA e Ruanda»
Rusesabagina ha la cittadinanza belga e la residenza negli Stati Uniti e sarebbero stati proprio gli sforzi della diplomazia di Washington a favorirne la liberazione con un compromesso. Il governo del Qatar, dal canto suo, ha fatto sapere che il 68.enne volerà prima a Doha e poi negli Stati Uniti. «La procedura per il suo trasferimento nello Stato del Qatar è in corso», ha detto un portavoce del ministero degli Esteri qatarino. «Andrà quindi negli Stati Uniti d'America», ha aggiunto. «Questo è il risultato del desiderio condiviso di reimpostare i rapporti tra USA e Ruanda», ha scritto su Twitter Stephanie Nyombayire, segretaria stampa del presidente ruandese Paul Kagame.
Diverse associazioni impegnate per i diritti umani avevano protestato per l’incarcerazione di Rusesabagina, mantenendo alta l’attenzione internazionale sul presidente Kagame, rieletto per un terzo mandato dopo un referendum costituzionale che, secondo gli osservatori, è stato condizionato dai brogli. Il Ruanda, oggi, è tra gli ultimi Paesi nelle classifiche che misurano la libertà di espressione.
I rapporti tra Stati Uniti e Ruanda erano pessimi perché Washington accusa Kagame di appoggiare il gruppo armato M23 (Mouvement du 23 mars) che opera in Congo per destabilizzare il paese. Il Ruanda nega qualunque coinvolgimento, ma le prove raccolte dalle Nazioni Unite non lascerebbero dubbi al riguardo.
La storia
Nato il 15 giugno 1954, Rusesabagina è cresciuto in una famiglia di origini contadine. Sua madre era tutsi, suo padre apparteneva alla popolazione hutu. Poliglotta, si è specializzato in Kenya nella professione di direzione di alberghi. Quando iniziò il genocidio in Ruanda contro la popolazione tutsi, Rusesabagina, che era nato da un matrimonio misto, fu salvato dalle milizie grazie alla sua posizione nella direzione dell’Hôtel des Mille Collines e ai contatti che aveva con i leader militari hutu. Rifugiatosi con la sua famiglia nell’albergo, sfruttò il suo ruolo per aprire le porte a orfani e famiglie perseguitate dai miliziani.
Nel 1996 ha lasciato il Ruanda e ha vissuto in Belgio e negli Stati Uniti. È stato arrestato nell’agosto 2020 in Ruanda in circostanze oscure, quando è sceso da un aereo che pensava fosse diretto in Burundi. Gli Stati Uniti, che gli hanno conferito la Presidential Medal of Freedom nel 2005, il Parlamento europeo e il Belgio, di cui è cittadino, avevano espresso preoccupazione per le condizioni del suo arresto e per l’equità del processo. In un'intervista, il presidente ruandese Paul Kagame aveva risposto alle critiche, assicurando che Paul Rusesabagina sarebbe stato «giudicato nel modo più equo possibile». Questo processo «non ha nulla a che fare con il film né con il suo status di celebrità», aveva detto Kagame: «Riguarda le vite dei ruandesi perse a causa delle sue azioni e a causa delle organizzazioni a cui apparteneva. O che stava dirigendo».
Dall'esilio, Rusesabagina aveva fondato il Movimento ruandese per il cambiamento democratico (MRCD), che secondo il governo ha un braccio armato: il Fronte di liberazione nazionale (FLN), un gruppo considerato terrorista dal governo. Molti ruandesi hanno continuato a considerarlo un eroe fino alla pubblicazione della sua autobiografia nel 2006, estremamente critica nei confronti del regime.
Nella sua difesa il 68.enne ha ammesso i contatti con il MRCD, ma negato ogni coinvolgimento nelle azioni del FLN. Gli americani lo avrebbe convinto a inviare una lettera molto diplomatica a Kagame per assumersi una parte di responsabilità, quella di «non avere prestato maggiore attenzione per garantire che i membri della coalizione MRCD aderissero pienamente ai principi della non violenza». Nello scritto avrebbe aggiunto anche che se fosse stato graziato e liberato, avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni negli Stati Uniti «in quieta riflessione».