Pechino avverte Washington: «Intesa soltanto se c'è un vantaggio reciproco»

In attesa di incontrare, giovedì a Seoul, il leader cinese Xi Jinping, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha vissuto una giornata autenticamente regale dopo essere stato accolto con ogni onore dall’imperatore del Giappone, Naruhito. Di fronte all’ultimo erede della dinastia più antica del mondo, Trump ha evitato atteggiamenti fuori misura, e ha rispettato un protocollo tanto rigido quanto formale. A nessuno è sfuggita la differenza abissale tra le spoglie sale del palazzo imperiale di Tokio arredate con mobili essenziali, modesti, quasi minimalisti, e le dorate e barocche poltrone dello Studio ovale dalle quali il tycoon è abituato a intrattenere la stampa con i suoi torrenziali comizi.
Ma al di là della nota di colore, che pure riveste un suo apprezzabile significato simbolico, l’arrivo in Giappone di Trump ha segnato un deciso passo avanti nel rapporto tra Tokyo e Washington, suggellato oggi a Palazzo Akasaka nel vertice tra lo stesso Trump e la premier Takaichi Sanae, la prima donna a guidare il Governo del Paese del Sol levante.
Nelle scorse settimane, Trump ha già ottenuto un impegno di investimento di 550 miliardi di dollari da parte di Tokyo in cambio di una tregua dai dazi sulle importazioni. E il segretario USA al Commercio Howard Lutnick, assieme all’omologo giapponese Akazawa Ryosei, architetti entrambi dell’accordo tariffario concordato a luglio, hanno discusso delle reti elettriche come potenziale area di investimento durante un pranzo a base di sushi organizzato in un teatro kabuki, a Tokyo.
Takaichi, ha riferito la Reuters citando fonti dell’esecutivo nipponico, spera di impressionare ulteriormente Donald Trump con la promessa di acquistare automezzi, soia e gas statunitensi e con l’annuncio di un accordo sulla costruzione navale.
La premier giapponese dovrebbe rassicurare il presidente degli Stati Uniti anche sul fronte degli investimenti in sicurezza. Venerdì scorso, davanti ai deputati dello Shūgiin, la Camera bassa del Parlamento, Takaichi Sanae ha detto di voler «accelerare» il più grande rafforzamento della difesa del Giappone dalla Seconda guerra mondiale. Il Paese asiatico ospita la più grande concentrazione di potenza militare statunitense all’estero, e da anni Trump accusa Tokyo di non spendere abbastanza per difendere le sue isole da una Cina sempre più minacciosa. Takaichi ha quindi ripetuto di voler puntare su un aumento della spesa per la difesa sino al 2% del PIL, ma ha anche fatto sapere agli Stati Uniti che potrebbe avere difficoltà a impegnare il Giappone in investimenti maggiori - quelli che vorrebbe Trump - poiché la sua coalizione di governo non ha la maggioranza in Parlamento.
Diplomazia e interessi
Domani, Trump raggiungerà Gyeongju, in Corea del Sud, dove terrà colloqui con il presidente Lee Jae Myung. Nonostante le trattative durino da molto tempo, ancora oggi il segretario USA al Tesoro, Scott Bessent, ha detto che gli Stati Uniti potrebbero non finalizzare un accordo commerciale con Seoul durante la visita del presidente Trump: «È un accordo molto complicato e penso che siamo molto vicini», ha spiegato Bessent incontrando i giornalisti. Vicini ma non abbastanza per firmare un’intesa definitiva.
Tuttavia, la tappa coreana del tycoon è chiaramente incentrata sul previsto incontro di giovedì con Xi Jinping. Domenica, fonti governative USA hanno anticipato i possibili contenuti di un accordo finalizzato a congelare i dazi americani da un lato e a evitare il blocco delle esportazioni di terre rare dall’altro.
La Cina ha risposto alle aggressive politiche daziarie americane colpo su colpo, costringendo di fatto Trump a cercare l’intesa. In una nota pubblicata questa sera dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, il ministro cinese degli Esteri Wang Yi ha espresso «la speranza che Cina e Stati Uniti lavorino nella stessa direzione per prepararsi a interazioni di alto livello e per creare le condizioni per lo sviluppo delle relazioni bilaterali». Wang, che è uno dei massimi dirigenti del Partito Comunista cinese, ha fatto queste osservazioni in una telefonata al segretario di Stato americano Marco Rubio. «I rapporti Cina-USA hanno un impatto su tutto il mondo - ha aggiunto Wang - Una relazione bilaterale sana, stabile e sostenibile serve gli interessi a lungo termine di entrambi i Paesi e soddisfa le aspettative della comunità internazionale. È possibile stabilizzare e far avanzare le relazioni bilaterali a condizione che le due parti sostengano i principi di uguaglianza, rispetto e vantaggio reciproco, risolvano le differenze attraverso il dialogo e si astengano dal ricorrere a pressioni», ha concluso Wang».
Ancora una volta, la diplomazia cinese ha ribadito il proprio metodo: intesa sugli affari, niente minacce, e mano libera sulle questioni interne. Ad esempio, Taiwan. Come ha scritto sul Financial Times Gideon Rachman, «Joe Biden ha detto in quattro diverse occasioni che gli Stati Uniti avrebbero combattuto per difendere Taiwan. Trump non ha mai detto una cosa del genere. Invece, ha colpito Taiwan con tariffe del 20% e ha cercato di costringere la cruciale società di semiconduttori del paese, TSMC, a spostare le sue operazioni negli Stati Uniti».
I cinesi se ne sono accorti. E sperano di approfittarne.
