I cantieri aperti

Per iniziare a ricostruire si guarda alle zone rosse

Centro sportivo in Lavizzara, ricucitura del paesaggio di Fontana, Bosco e Mondada e delocalizzazione delle aziende agricole: sono i tre fronti sotto la lente – Prima di dare il via alle opere occorrono però i dati aggiornati sulle aree dei pericoli naturali
Prima e dopo: i lavori di restauro alla cappella alle porte di Fontana. © CdT/Gabriele Putzu

La ricucitura del paesaggio devastato dalla frana nel territorio di Fontana, Bosco e Mondada; la ricostruzione della pista di pattinaggio a Prato Sornico; la nuova ubicazione delle tre aziende agricole costrette a delocalizzare poiché situate in zona rossa. Tutte queste opere, alla stregua del ponte di Visletto la cui ricostruzione inizierà il prossimo 7 luglio e per la quale si prevede un investimento di 8,9 milioni a carico del Cantone, simboleggiano la voglia di ripartire dell’Alta Vallemaggia dopo la tragica alluvione che tra il 29 e 30 giugno dell’anno scorso ha sfregiato pesantemente il territorio. Opere che per poter essere messe in cantiere necessitano tutte della stessa cosa: l’aggiornamento dei piani dei pericoli naturali. Dai dati rilevati sin dai giorni immediatamente successivi all’evento meteorologico straordinario sarà infatti possibile stabilire se e a quali condizioni i manufatti distrutti dalla forza della natura potranno essere ricostruiti lì dove si trovavano prima dell’alluvione.

Si parte dalla Bavona

I primi dati aggiornati riguardanti il territorio della Valle Bavona saranno presentati alle autorità e alla popolazione entro fine mese. Costituiranno la base per la progettazione della ricucitura del paesaggio di Fontana, Bosco e Mondada. Progettazione che, se dal punto di vista tecnico non potrà prescindere dall’aggiornamento delle zone dei pericoli naturali, da quello più prettamente concettuale prevede un processo partecipativo da parte della popolazione. In queste settimane si stanno raccogliendo idee, suggestioni ed aspettative in particolare di chi la valle la vive. Se per l’avvio delle opere di ricucitura si dovrà attendere ancora sino al secondo semestre del 2027, entro breve inizieranno i lavori di bonifica delle zone ai margini all’area della gigantesca frana che per mesi ha isolato la Bavona dal resto del mondo per quanto attiene al collegamento stradale. Prosegue inoltre a buon ritmo, e dovrebbe ultimarsi entro l’inizio dell’estate, la sistemazione della rete di sentieri storici che attraversano la suggestiva valle alpina da Cavergno sino alla zona di Robiei.

Un impianto all’avanguardia

Uno dei simboli della distruzione dell’alluvione del 29 e 30 giugno scorsi è, come indicato all’inizio dell’articolo, la pista di pattinaggio di Prato Sornico. La furia dell’acqua l’ha devastata lasciando in piedi quattro campate del tetto. L’obiettivo per la ricostruzione è ambizioso: ricreare in pochi anni quanto di più vicino al Centro sportivo che fino all’estate 2024 era un punto di ritrovo molto frequentato. Un complesso che si vorrebbe ricostruire completamente in tempi brevi. Come e dove è ancora da capire, ma la volontà è che possa risorgere lì dove è sempre stato. Ma non solo: si pensa infatti ad una pista di pattinaggio completamente chiusa con il ghiaccio tutto l’anno. Ad arricchire l’opera vi sarà un dormitorio per 50 persone.

Recuperare più terreni possibile

Un altro fronte su cui si sta lavorando intensamente è la bonifica dei terreni agricoli e l’individuazione dei sedimi adatti sui quali delocalizzare le tre aziende agricole, due in Lavizzara ed una in Bavona, pesantemente danneggiate dalla forza degli elementi e per le quali è stato subito chiaro che sarebbe stata impossibile una ricostruzione là dove si trovavano sino a fine giugno 2024. L’obiettivo che si è posta la Sezione dell’agricoltura è quello di recuperare il maggior numero possibile di terreni agricoli così da riuscire a ripristinare la produzione di foraggio per il bestiame.