Assise correzionali

Per la Corte, quelle fiamme le ha alimentate la vendetta

Condannata a due anni sospesi e all’espulsione una donna che aveva causato un incendio nella casa dell’ex compagno – Accusa e difesa si erano accordate sulla pena, ma l’imputata ha negato di aver agito intenzionalmente: la Corte non ha approvato la proposta e il verdetto è stato più severo
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
23.06.2025 23:15

Quella approdata oggi in aula penale è una vicenda che per certi aspetti ne ricorda una molto simile, sfociata una ventina di giorni fa a una condanna alle Assise correzionali. Il denominatore comune: la vendetta nei confronti dell’ex.

A inizio mese, la giudice Monica Sartori-Lombardi aveva condannato a 20 mesi sospesi e all’espulsione dalla Svizzera per 5 anni un 29.enne italiano, riconosciuto colpevole di incendio intenzionale ed entrata illegale, che la notte tra il 19 e il 20 settembre del 2024 era entrato in Svizzera, a Mendrisio, per dare fuoco al copertone dell’auto della ex. Il rogo aveva finito per distruggere ben quattro veicoli.

Tornando a oggi, anche in questo caso al centro di tutto vi era una storia d’amore, quella tra l’imputata, una 32.enne italiana residente oltreconfine, e l’ex compagno, residente in Malcantone. La donna, accusata dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi di incendio intenzionale, violazione di domicilio, danneggiamento e rottura di sigilli, nel primo pomeriggio del 20 gennaio scorso si era introdotta nell’appartamento dell’uomo, e dopo aver danneggiato diversi oggetti ha provocato un incendio che si è propagato all’interno del bagno, contenuto grazie all’intervento dei Pompieri, allertati da una vicina. La donna, in carcere dal 2 gennaio, era poi tornata nella casa la sera stessa per recuperare dei documenti, rimuovendo i sigilli apposti dalla Polizia.

«Ha agito per futili motivi»

In aula accusa e difesa, rappresentata dall’avvocato Vinh Giang, sono arrivate con un accordo sulla pena: 20 mesi sospesi in favore di un trattamento ambulatoriale oltre all’espulsione dalla Svizzera. Insomma, tutto avrebbe potuto svolgersi come un rito abbreviato. In aula, però, l’imputata si è difesa affermando che la sua intenzione non era quella di provocare il rogo: «Ho buttato una sigaretta su una pila di panni che c’era in bagno». La donna ha affermato di essere svenuta per i troppi farmaci assunti e di aver provato a spegnere l’incendio appena ripresi i sensi. Quanto alla trasferta a Tresa, «volevo andare dal mio ex compagno per parlargli», ha detto. Non avendolo trovato, aveva iniziato a danneggiare diversi oggetti.

Ciò è bastato alla giudice per non approvare l’accordo tra le parti: «La Corte non si ritiene vincolata visto il mancato riconoscimento dei fatti da parte dell’imputata». A non convincere è stata anche la tesi dell’incendio scatenato accidentalmente dalla sigaretta: il rapporto della Polizia scientifica lo ritiene infatti altamente improbabile. «Ha agito per motivi futili e con intento vendicativo», ha motivato Sartori-Lombardi. Di qui, dunque, una condanna più severa: 24 mesi interamente sospesi oltre all’espulsione per 5 anni e una norma di condotta, ossia l’obbligo di seguire un trattamento ambulatoriale. L’imputata, dal canto suo, si è detta pentita di quanto fatto.