Mondo

Per la Groenlandia è il momento della verità

La popolazione dell'isola oggi è chiamata alle urne per rinnovare i 31 seggi del Parlamento – Il dibattito è stato dominato dalla questione dell'indipendenza dalla Danimarca e dalla volontà di Donald Trump di mettere le mani sull'isola
© AP Photo/Evgeniy Maloletka
Red. Online
11.03.2025 09:00

Per la Groenlandia oggi è un giorno decisivo: già perché la popolazione è chiamata alle urne per rinnovare i 31 seggi del Parlamento. All'orizzonte l'indipendenza dell'isola dalla Danimarca, questione che ha dominato il dibattito politico. A favorire le discussioni sulla questione anche le mire del presidente americano Donald Trump, che vorrebbe annettere l'isola agli Stati Uniti per questioni di sicurezza, ma anche per un discorso legato alle terre rare.

Se la ricerca dell'autonomia nei confronti della Danimarca sembra un dato di fatto, a variare, a seconda del risultato delle elezioni, sarebbero le modalità con cui raggiungere l'indipendenza. Tutti i principali partiti, in effetti, sono a favore della sovranità dell'isola: a variare sono le tempistiche che adotterebbero così come le alleanze che stringerebbero con i Paesi stranieri.

Come dicevamo poc'anzi, a favorire il dibattito sull'indipendenza della Groenlandia sono state anche le mire di Trump. Già, perché le elezioni giungono solo pochi giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti ha ribadito, prima in un discorso al congresso e poi sui social, il suo interesse per la Groenlandia. 

Il primo ministro groenlandese Mute B. Egede, facendo riferimento alle parole del tycoon, ha insistito sul fatto che la Groenlandia non è in vendita.

Il discorso sull'indipendenza «è stato messo sotto steroidi da Trump», spiega a Bloomberg Masaana Egede, direttore di Sermitsiaq , il più grande quotidiano dell'isola. «Tutto in questo momento riguarda l'indipendenza». Ma la fissazione del presidente degli Stati Uniti con la Groenlandia ha anche polarizzato la popolazione.

«Il diavolo sta nei dettagli», recita un famoso adagio. Volendolo adattare alla situazione della Groenlandia, potremmo dire che «l'autonomia sta nei dettagli». Diverse sono infatti le visioni dei principali partiti su come intraprendere il cammino di totale separazione dalla Danimarca. Il primo ministro Egede ha usato il suo discorso di Capodanno per esortare gli isolani a rimuovere «le catene dell'era coloniale» e questa settimana ha detto agli elettori che vuole un governo di ampia base per mettere insieme una «solida» tabella di marcia per raggiungere l'indipendenza. Ciò includerebbe potenzialmente un accordo con uno o più Paesi «all'interno dell'alleanza occidentale» che garantirebbe la sicurezza della Groenlandia. Tuttavia, non ha specificato una tempistica per la sovranità.

L'attuale partner di coalizione del premier, Siumut, il secondo partito più grande dell'assemblea legislativa, ha dal canto suo dichiarato di voler avviare colloqui per l'indipendenza con la Danimarca nel prossimo mandato quadriennale.

Ciononostante, entrambi i partiti al governo rischiano di perdere terreno rispetto a forze marginali più piccole, tra cui il partito populista Naleraq che vuole staccarsi rapidamente dalla Danimarca. Approccio diametralmente opposto per Demokraatit, partito che predilige un approdo alla sovranità più lento.

Insomma, se la strada verso l'indipendenza della Groenlandia è data ormai per spianata, per Trump non sembrano esserci possibilità di mettere le mani sull'isola. Ciononostante, lunedì il tycoon ha fatto sapere sul proprio account Truth che gli Stati Uniti sono pronti a investire miliardi di dollari per creare nuovi posti di lavoro e rendere la popolazione ricca. «Se lo desiderate, vi diamo il benvenuto all'interno della più grande nazione del mondo, gli Stati Uniti d'America», ha postato il presidente americano.

Anche i sondaggi non sorridono al tycoon: come spiega Bloomberg, in effetti, gli abitanti dell'isola si sono detti in larga maggioranza contrari all'idea di diventare parte degli Stati Uniti. E non potrebbe essere diversamente per un popolo che ambisce all'autonomia. Da parte sua, il premier Egede ha dichiarato in un'intervista all'emittente pubblica che il presidente degli Stati Uniti sta facendo sentire i groenlandesi «insicuri» e non li ha trattati con rispetto da quando ha assunto l'incarico.

Molti partiti, tuttavia, sono favorevoli a fare più affari con gli USA e un rapido passaggio all'indipendenza potrebbe rafforzare la posizione di Trump, perché probabilmente renderebbe la Groenlandia più facile da influenzare.

Il dibattito attorno alle elezioni, ad ogni modo, non si è ridotto solo alla questione dell'indipendenza e alle parole di Trump. Come sottolinea Anna Wangenheim del partito Demokraatit, molti abitanti dell'isola sono interessati anche ad aspetti legati più prettamente alla vita quotidiana quali l'istruzione, le pensioni e i servizi sociali.

Detto dei principali temi che hanno caratterizzato il dibattito sulle elezioni in Groenlandia, non resta che capire come si svolgerà il voto. Come spiega Repubblica, si vota in 71 località dalle 8 del mattino fino alle 8 di sera (quando in Svizzera saranno le 23). Nonostante il mal tempo, che negli ultimi giorni ha costretto a chiudere più volte gli aeroporti, le schede sono state consegnate in tempo con ogni mezzo possibile: auto, navi, motoscafi, e perfino slitte trainate da cani. Questa sera i risultati saranno quindi raccolti elettronicamente da Tele-Post, la società di telecomunicazioni pubblica della Groenlandia, e rapidamente integrati e calcolati per assegnare i seggi già nella notte. Le schede verranno poi raccolte e portate nella capitale Nuuk, dove nei giorni successivi al voto verranno attentamente ricontate.

In questo articolo: