Progetto in consultazione

Per tassare lo smart working bisogna cambiare la legge

Dal Consiglio federale arriva la proposta di adeguare le norme per evitare in futuro perdite di gettito - Si chiude il 2 ottobre prossimo
©Chiara Zocchetti
Dario Campione
10.06.2023 06:00

Una base legale per tassare i redditi dei lavoratori frontalieri attivi in «smart working». Il Consiglio federale ha posto ieri in consultazione la revisione del diritto fiscale nazionale; una revisione che permetterà in futuro, al nostro Paese, di limitare il più possibile perdite di gettito fiscale dovute al lavoro a domicilio svolto all’estero.

Dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, tutti si sono resi conto - istituzioni, imprese, sindacati - della necessità di modificare, anche radicalmente, le abitudini professionali, concedendo spazi fino ad allora impensabili al lavoro a distanza.

Così, l’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), il 24 aprile 2020, informò le amministrazioni cantonali che «la valutazione ai fini dell’imposta sul reddito dei giorni di lavoro a domicilio prestati all’estero» doveva «avvenire come se i lavoratori interessati fossero ancora fisicamente presenti presso il datore di lavoro in Svizzera».

In altre parole, i frontalieri che lavoravano a tempo pieno in Svizzera ed erano fiscalmente residenti all’estero, in linea di principio rimanevano assoggettati all’imposta elvetica, anche se impiegati da casa per via delle restrizioni di politica sanitaria.

In questo senso, alcuni accordi amichevoli negoziati  nelle settimane e nei mesi successivi dalla Svizzera con Germania, Francia, Italia e Liechtenstein avevano permesso di «congelare» la situazione di totale e inattesa emergenza, facendo prevalere un approccio pragmatico e garantendo, in questo modo, anche la certezza del diritto. La progressiva fine dell’emergenza pandemica ha ovviamente sospinto verso un ritorno alla normalità e alla conseguente revoca di questi accordi.

Gradualmente, gli Stati di residenza sono tornati nella possibilità di assoggettare nuovamente al proprio fisco i frontalieri in smart working. In particolare, Germania e Liechtenstein, dato che Francia e Italia hanno scelto di trovare con la Confederazione una soluzione definitiva (la Francia) o tuttora in via di definizione (l’Italia) che agevolasse il lavoro a distanza almeno fino al 40% del totale.

«I redditi da attività lucrativa conseguiti all’estero con il lavoro a domicilio - spiega il Consiglio federale nella nota che accompagna il progetto di revione posto ieri in consultazione - possono essere tassati nel nostro Paese se alla Svizzera spetta il diritto d’imposizione in virtù di un trattato internazionale, e se nella legislazione interna esiste una norma esplicita in materia».

I trattati vanno ovviamente siglati con i singoli Paesi interessati. La legislazione interna, invece, dev’essere adeguata. E la proposta di «revisione della legislazione garantisce le basi necessarie nel diritto fiscale svizzero», sottolinea il Governo.

In concreto, il progetto «riprende» il principio sancito nell’accordo raggiunto da Berna con Parigi alla fine dello scorso anno e inserisce nel «diritto fiscale svizzero» la possibilità della «imposizione alla fonte del reddito da lavoro dei domiciliati all’estero», anche senza che questi ultimi siano fisicamente presenti in Svizzera. La procedura di consultazione riguarda tutti i  Governi cantonali, i partiti rappresentati in Parlamento, le associazioni mantello di Comuni ed enti locali, le associazioni nazionali dell’economia. E si concluderà tra quattro mesi, il 2 ottobre 2023.

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