Guerra

Per Trump l’Ucraina può scacciare i russi: è una svolta o solo un attacco a Putin?

Le parole del presidente USA hanno suscitato numerose reazioni, in Europa, in Ucraina e in Russia: c'è chi spera in una svolta e chi pensa sia solo una provocazione - Il Cremlino risponde: «Una tigre di carta? La Russia è un orso»
©PRESIDENTIAL PRESS SERVICE HANDO
Michele Montanari
24.09.2025 12:30

Una svolta o il solito niente di nuovo sul fronte occidentale? Appena qualche mese fa, per Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era un uomo che stava portando il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale. Un dittatore non eletto dal suo popolo. Un comico mediocre. Un capo di Stato che avrebbe dovuto arrendersi davanti alla potenza russa, perché in mano non aveva più carte da giocare. Oggi il mondo sembra essersi capovolto. Il leader di Kiev è visto come un uomo coraggioso dal presidente USA. Di più, l’Ucraina potrebbe pure vincere la guerra contro gli invasori, riconquistando tutti i territori occupati.

Quei territori occupati dai russi

Martedì il tycoon è stato protagonista di un clamoroso cambio di narrazione sul conflitto tra Kiev e Mosca. Trump ha fatto un vero e proprio dietrofront, dopo che per mesi aveva insistito sul fatto che l'Ucraina dovesse rinunciare ai territori occupati dai russi per raggiungere un accordo di pace. Secondo il capo della Casa Bianca, Kiev, adesso, potrebbe pure riuscire a scacciare gli aggressori: con il sostegno dell'Europa, il Paese di Zelensky, è «in grado di combattere e riprendersi» le sue terre.

La retromarcia del leader americano, affidata al social Truth, arriva qualche ora dopo un incontro a New York con il presidente ucraino Zelensky, a margine dell'80esima riunione annuale dell'Assemblea generale dell’ONU. Soltanto ad agosto, in seguito al criticatissimo vertice con Vladimir Putin in Alaska, Trump aveva sentenziato che Kiev avrebbe dovuto affrontare la realtà dei fatti – ossia l’avanzata delle truppe russe in Ucraina - e raggiungere un accordo con il capo del Cremlino, cedendo i territori occupati di Kharkiv, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk. Guardando un po’ più indietro, nella proposta di pace statunitense presentata dall'inviato speciale Steve Witkoff ai funzionari europei, lo scorso 17 aprile a Parigi, veniva ribadito il riconoscimento dell'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e accettato de facto il controllo di Mosca sui territori conquistati dal 2022.

I repubblicani e la causa ucraina

Trump non ha ancora fornito alcuna giustificazione sulla sua uscita in favore di Kiev, ma sembra che alcuni esponenti di punta del suo partito abbiano apprezzato. Diversi repubblicani che si occupano di politica estera in Senato hanno elogiato il presidente per le sue dichiarazioni. Del resto, da tempo i falchi filo-trumpiani chiedono al Congresso misure più severe contro la Russia, mentre il tycoon ha più volte minacciato sanzioni contro Mosca, senza attuarle concretamente. Il senatore Lindsey Graham, deputato molto vicino al capo della Casa Bianca, nonché autore di una proposta di legge per sanzionare duramente la Russia, ha scritto su X: «La dichiarazione del presidente sulla guerra in Ucraina, secondo cui con il sostegno europeo e le armi americane l'Ucraina può cacciare la Russia dal proprio Paese, rappresenta un punto di svolta. Questo impegno a continuare a vendere armi americane di fascia alta alla NATO a beneficio dell'Ucraina cambia radicalmente l'equazione militare per la Russia. Questo impegno, unito alla pressione economica su coloro che acquistano petrolio e gas russi a basso costo, come Cina, India e Brasile, rappresenta la migliore speranza per porre fine a questo bagno di sangue in modo onorevole e giusto. Il presidente Trump ha ragione nel ritenere che l'economia russa sia sotto stress e che la situazione non potrà che peggiorare se renderemo tossico l'acquisto di petrolio e gas russi a basso costo per coloro che scelgono questa strada. È ora di porre fine a questo bagno di sangue».

 Il presidente della Commissione delle forze armate del Senato, Roger Wicker, si è spinto oltre affermando: «Il presidente Trump e io crediamo che l'Ucraina possa vincere, un fatto che il presidente Biden ha evitato di dire per anni. È ora di aumentare la pressione su Putin affinché ponga fine a questo insensato spargimento di sangue». Anche l'ex vicepresidente del primo mandato Trump, Mike Pence, ha espresso il suo apprezzamento: «Trump ha ragione. L'Ucraina ha combattuto coraggiosamente per tre anni e mezzo dall'invasione russa, brutale e immotivata. Con la leadership americana e il supporto della NATO, l'Ucraina può combattere e ottenere una vittoria per la libertà».

Le sanzioni a Mosca, le armi a Kiev

Il disegno di legge proposto al Congresso colpirebbe il Cremlino con sanzioni economiche se Putin si rifiutasse di negoziare la pace e infliggerebbe dazi del 500% sui beni importati dai Paesi che acquistano petrolio russo. Trump, dopo aver lanciato un ultimatum a Putin lo scorso agosto - poi caduto nel vuoto -, ha recentemente fatto sapere che gli Stati Uniti imporranno nuove sanzioni alla Russia solamente dopo che i Paesi della NATO avranno fatto lo stesso, dicendo definitivamente addio al petrolio russo. Il tycoon ha pure chiesto agli alleati europei di infliggere pesanti dazi alla Cina.

Concretamente, però, il sostegno a Kiev è già arrivato da oltreoceano. Lo scorso 16 settembre l'amministrazione Trump ha infatti approvato i primi pacchetti di armamenti statunitensi destinati all'Ucraina, finanziati dagli alleati della NATO, nell'ambito di un nuovo accordo finanziario. Pochi giorni dopo è arrivato il primo lotto di equipaggiamento militare nell'ambito del programma Prioritized Ukraine Requirements List (PURL) .  

La «tigre di carta»

«Pensavo che sarebbe stato più facile fermare la guerra grazie al mio rapporto con Putin, ma sfortunatamente quel rapporto non ha significato nulla», ha ammesso il presidente USA, dopo che per giorni ha riferito ai media di essere rimasto deluso dal capo del Cremlino. Una delusione cocente, data l'ammirazione espressa più volte da Trump nei confronti di Putin. Palese nell'incontro in Alaska: lo «zar» è stato accolto con il tappeto rosso ed è salito sull'auto presidenziale del tycoon.

Trump, però, durante il suo discorso all'assemblea delle Nazioni Unite, ha sottolineato il fallimento di Putin in Ucraina, affermando che il suo omologo «non sta facendo fare bella figura alla Russia». E non solo. Ha rincarato la dose, rispondendo «sì» alla domanda su un possibile attacco dei Paesi NATO contro gli aerei russi che violano il loro spazio aereo: dovrebbero essere abbattuti, ha suggerito The Donald. Nel suo post su Truth in favore di Kiev, Trump non ha risparmiato una pesante stoccata al capo del Cremlino: «Dopo aver conosciuto e compreso appieno la situazione militare ed economica tra Ucraina e Russia e dopo aver visto i problemi economici che sta causando alla Russia, penso che l'Ucraina, con il sostegno dell'Unione Europea, sia in grado di combattere e riconquistare tutta l'Ucraina nella sua forma originale. Con il tempo, la pazienza e il sostegno finanziario dell'Europa e, in particolare, della NATO, i confini originali da cui è iniziata questa guerra sono un'opzione concreta. Perché no? La Russia combatte senza meta da tre anni e mezzo, una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana. Questo non distingue la Russia. Anzi, la fa apparire come una tigre di carta».

Una provocazione a Putin?

Le parole giunte da Washington non hanno lasciato indifferenti i leader europei. «Accolgo con favore le dichiarazioni rilasciate poche ore fa dal presidente degli Stati Uniti, che sottolineano il progressivo indebolimento dell'economia russa. E sono lieto di vedere che il presidente americano crede nella capacità dell'Ucraina non solo di resistere, ma anche di imporre il rispetto dei propri diritti », ha affermato, ad esempio, il presidente francese Macron.

La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, prima della giravolta trumpiana, aveva commentato che il leader statunitense «ha assolutamente ragione» sul fatto che l'Europa debba smettere di acquistare fonti energetiche russe. Il rapporto tra von der Leyen e Trump sembra inoltre essersi evoluto negli ultimi tempi. Stando a un funzionario dell'UE citato da Politico la presidente della Commissione UE è in costante contatto telefonico con Washington per discutere di tutto ciò che avviene in Ucraina, costantemente colpita dai missili e i droni russi.

Tuttavia, nonostante l'entusiasmo di qualcuno, diversi funzionari e diplomatici dell'UE hanno espresso maggiore scetticismo sull'uscita di Trump, in quanto potrebbe essere solo un tentativo di provocare Putin. Di fatto, la frecciata di un uomo dall'ego (smisurato) ferito, che non porterà ad alcun cambiamento reale nella politica statunitense. Dopo innumerevoli tentativi di convincere Trump a colpire l'economia russa con dazi o sanzioni, la fiducia europea nei confronti del presidente USA si è affievolita. Perché, finora, alle parole non sono mai seguiti i fatti.

«Non una tigre, un orso»

Quale sia il vero intento del tycoon, ce lo dirà il tempo. Ma è indubbio che le sue parole abbiano fatto breccia nell'animo degli ucraini. Zelensky, in un'intervista a Fox, si è detto «sorpreso» per il post di Trump. «Penso che la sua posizione (sullo scambio dei territori, ndr) sia cambiata: capisce che non possiamo semplicemente scambiare territori, non sarebbe giusto», ha messo in evidenza il leader di Kiev, sottolineando come dopo 43 mesi di conflitto gli ucraini «sono in una posizione difficile. Non possiamo perdere, perderemmo la nostra indipendenza».

E Mosca? La sua risposta non si è fatta attendere: «La Russia non è una tigre. La Russia è più strettamente associata a un orso. Non esistono orsi di carta. La Russia è un orso vero. Putin ha ripetutamente e con diversi gradi di emozione descritto il nostro orso. Non c'è niente di cartaceo in questo», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, rispondendo alle parole del leader americano. Il collaboratore di Putin ha poi promesso che Mosca continuerà a combattere: «Stiamo proseguendo la nostra operazione militare speciale per tutelare i nostri interessi e raggiungere gli obiettivi che il comandante in capo supremo e presidente del nostro Paese, Vladimir Putin, ha fissato fin dall'inizio. E lo stiamo facendo sia per il presente del nostro Paese che per il suo futuro. Non abbiamo alternative».

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