Perché il nuovo anno porta con sé febbre di buoni propositi?

3 gennaio. Siamo nel nuovo anno da meno di 72 ore e molti buoni propositi sono già andati a farsi benedire. Uno su tutti: mangiare sano. Ma perché a Capodanno abbiamo bisogno di stilare una lista di obiettivi da raggiungere nei successivi dodici mesi? Per capirlo ci siamo rivolti a uno psicoterapeuta, Antonio Bellinzas, che ci ha spiegato: «Il bisogno nasce dalla nostra esigenza di mettere a posto le cose sulle quali ci sentiamo in difetto rispetto ai nostri ideali. Stare bene, identificarci come buone persone ed essere riconosciuti come tali». Un bisogno interiore, quindi, che persegue l’idea di sentirci migliori su tanti piani: «Quello che coinvolge il nostro essere, quello relazionale, quello fisico o della salute. Piani che coinvolgono, in sostanza, il prendersi cura di noi, anche attraverso gli altri».
Bene. Allora l'importante è partire da obiettivi che siano fattibili. Altrimenti, si rischia di incorrere in un'ansia eccessiva. «Se sono troppo alti o distanti dalle reali possibilità di realizzazione, si rischia di incappare in una dimensione depressiva», mette in guardia il professionista, attivo presso lo Studio Mentina a Caslano. «L’importante, se davvero non si vuole che rimangano solo propositi, è passare dal piano del desiderio a quello concreto». Spesso ciò non accade per diverse ragioni, prevalentemente di ordine psicologico. «Ansie, aspetti depressivi legati alla stima che si ha di sé ("tanto non ce la farò mai…"), paura del cambiamento seppure desiderato». Ad ogni modo, secondo lo psicoterapeuta è sicuramente sano porsi dei buoni propositi (se sono davvero tali), perché puntano all'auto-miglioramento.
Serve un piano d'azione
Chi decide di non imbarcarsi nell'impresa il 31.12, allora, vive meglio? «In maniera generale, mi sento di dire che le persone tendano naturalmente a voler stare meglio. E i buoni propositi contengono in sé l’idea di un miglioramento, del cambiamento. Magari con l’aiuto di qualcuno, se si apre l'ipotesi di mettersi in discussione. Non è raro che sia proprio tale esigenza a dare l'input per un "lavoro su sé stessi" con la psicoterapia».
Mangiare sano, fare più attività fisica, risparmiare, leggere un libro al mese. La lista è davvero lunga. Ma molto spesso capita che con il passare dei giorni se ne perda qualcuno per strada. Questo succede perché manca un piano d’azione e si rimane sul piano astratto del desiderio, senza passare al piano concreto. Le ragioni psicologiche? A volte manca una vera motivazione e non ci si crede fino in fondo. Senza dimenticare che cambiare fa anche un po' paura, come sottolinea Bellinzas, e alla fine si finisce per preferire il «noto», quello che già si conosce. «E non vale solo per i buoni propositi di inizio anno. Pensiamo, ad esempio, a quanti cominciano le diete. O a chi si iscrive in palestra. O a chi vorrebbe migliorare il rapporto con il partner. Iniziano il percorso, ma poi lo interrompono. E in tal modo minano la stima e la fiducia in sé e nelle proprie capacità. Occorre capire quali sono gli ostacoli mentali ed emotivi sul piano psicologico che non permettono di perseguire i buoni propositi».


A questo punto sorge spontanea una domanda: esiste una «ricetta magica» per iniziare l’anno con il piede giusto e non lasciarsi sopraffare dagli eventi? Lo psicoterapeuta risponde con cinque punti. Uno: propositi alla nostra portata (piano di realtà… «non voglio la Luna»). Due: rimanere nel presente e ideare un piano d’azione fattibile. «Come diceva il Dalai Lama, c’è un solo giorno in cui puoi fare qualcosa e si chiama oggi. Ieri è passato e non puoi fare più nulla, domani deve ancora venire e non puoi fare ancora nulla. Puoi invece fare qualcosa oggi per il tuo domani e rinforzare il tuo agire tenendo conto dei passi in avanti che fai». Tre: può essere utile poter contare sul supporto di amici, del partner e dei familiari nel perseguire i buoni propositi. Quattro: per non farsi sopraffare dagli eventi, occorre imparare a conoscere e a gestire le proprie emozioni. «Spesso restano inascoltate (o vengono ascoltate male), incomprese o ad esse si risponde in modo disadatto. E questo ci allontana dal raggiungere ciò che desideriamo». Cinque: se i buoni propositi ci interrogano su di noi, sui nostri limiti, le risorse, le criticità, le potenzialità inespresse e i cambiamenti personali, approfittiamone per lavorare su noi stessi. «Confrontiamoci con ciò che non ci permette di realizzarli».
Il cambiamento
E proprio «imparare a conoscere e a gestire le proprie emozioni» e il «lavoro su sé stessi» potrebbero essere, come spesso accade, l’inizio di un buon lavoro psicoterapeutico. «Con i miei pazienti, a inizio anno, ci dedichiamo proprio a interrogarci sui buoni propositi - conclude Antonio Bellinzas -. Quali sono e cosa nascondono, quali altri bisogni portano con sé, quali emozioni li ostacolano. Si tratta di un lavoro molto interessante, oltre che produttivo sul piano terapeutico». Il cambiamento, dunque. «La gente dice "sa, mi piacerebbe. Però mi spaventa", oppure "però penso che...". Ecco, è quel "però" la parte interessante. Come altrettanto interessante è il “cosa potrei fare per trasformare il desiderio in azione", "come farlo diventare realtà". Bisogna investire su sé stessi».