Trasporti

Perché il treno non arriva? Colpa di un «evento dovuto a cause esterne»

Le FFS modificano le informazioni fornite alla clientela in caso di perturbazione del traffico ferroviario per un suicidio: non si parlerà più di «incidente di persona» – Anne-Linda Camerini: «Non deve essere tabù, ma ci vuole responsabilità per parlare di salute mentale»
© CdT/Gabriele Putzu (archivio)
Jenny Covelli
15.05.2024 18:00

«Traffico ferroviario interrotto. La causa è un incidente di persona». È questo il messaggio che veniva finora utilizzato dalle FFS per indicare modifiche nell'orario e cancellazioni di treni in caso di suicidi sui binari. Ma che presto sarà (quasi) abolito. Le FFS hanno infatti introdotto una modifica nell'informazione alla clientela in caso di perturbazione. A partire dal 1. luglio 2024 sarà introdotto l'«evento dovuto a cause esterne», un nuovo termine che verrà utilizzato per tutti gli eventi che non sono causati da guasti tecnici o disastri naturali. In questo contesto rientreranno gli incidenti a persone – «solo una minoranza» –, persone o animali in prossimità dei binari, collisioni con animali, interventi di polizia.

La causa «incidente di persona», ovvero il suicidio sui binari, era in precedenza comunicata sia sul treno colpito che sugli altri convogli interessati dall'incidente, nonché nelle stazioni direttamente coinvolte. In futuro sarà indicata solo negli annunci trasmessi sul treno direttamente coinvolto e non comparirà più sui tabelloni d'informazione. «I suicidi ferroviari sono causa di grandi sofferenze umane per le persone colpite, per i loro parenti e anche per i collaboratori delle FFS (in particolare il personale di locomotiva e dei treni e il personale di intervento)», spiega, da noi interpellato, il portavoce di FFS Patrick Walser. «L'obiettivo è quello di evitare il più possibile l’emulazione. Allo stesso tempo, i clienti devono essere informati nel modo più trasparente possibile sulle conseguenze per il traffico ferroviario».

Ma la presenza di persone o animali in prossimità della pista, collisioni con animali o operazioni di polizia, spesso perturbano la linea ferroviaria per tempi più brevi rispetto al suicidio ferroviario. In considerazione di un'informazione accurata alla popolazione, i media potranno – come finora – ricevere informazioni più dettagliate dalle FFS o dalla polizia cantonale. 

Non c'è volontà di rendere il suicidio tema tabù

I casi di suicidio, salvo rare eccezioni, sono eventi esclusi dalle pagine della cronaca in virtù di un tacito accordo che la società si è data per il potenziale impatto emulativo che una notizia di questo tipo può avere. È il cosiddetto effetto Werther, il cui nome deriva dal romanzo di fine 1700 I dolori del giovane Werther di Goethe, nel quale il protagonista si suicida. Dopo la pubblicazione del libro, furono registrati molti casi di emulazione in cui venne utilizzata una modalità molto simile a quella descritta. L'idea di «contagio suicidario» si diffuse poi nell’ambito di una ricerca scientifica del 1974, a seguito della pubblicazione di un lavoro del sociologo David Phillips, nel quale descrisse un significativo aumento del tasso di suicidi dopo che diverse storie di condotte suicidarie erano state pubblicate sul New York Times.

Gli specialisti sono d’accordo sul principio di non parlarne troppo. È pericoloso, soprattutto, quando si descrive dettagliatamente il gesto o si cerca di spiegarne le motivazioni psicologiche. Perché una persona che si trova in una crisi analoga, o che si identifica in quella situazione, potrebbe arrivare alla conclusione che il suicidio sia l’unica via d’uscita. La stampa, in questi casi, si limita a fornire il minor numero di particolari possibile. «I giornalisti hanno un codice, delle linee guida da seguire in questi casi. Come ad esempio non usare toni sensazionalistici, non fornire troppi dettagli, evitare di semplificare le cause del gesto», spiega Anne-Linda Camerini, docente ed esperta di comunicazione sanitaria all'USI. «È sicuramente sensato parlarne, per evitare che diventi un argomento tabù, ma con professionalità».

L'attenzione dei media

Informare in modo responsabile sul suicidio è un obiettivo importante del piano d'azione per la prevenzione del suicidio adottato nel 2016 dalla Confederazione. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha dato mandato ad argus data insight, nel 2021, per svolgere un'analisi mediatica. Dall'indagine è emerso che in Svizzera la maggior parte dei giornalisti informa sui suicidi conformemente alle raccomandazioni in materia: menzionare in maniera esplicita le offerte d’aiuto per persone in situazioni d’emergenza, ad esempio in un riquadro informativo (ben visibile); richiamare l’attenzione su metodi costruttivi per superare momenti di difficoltà e mostrare alternative (parlare, cercare aiuto, ricordare che i momenti di crisi passano), ad esempio con articoli di approfondimento; omettere il metodo e il luogo del suicidio; evitare di mostrare immagini legate a possibili metodi di suicidio o al luogo del suicidio; omettere descrizioni e immagini delle persone interessate; evitare congetture sulle cause; evitare di descrivere il suicidio attribuendogli un carattere eroico o romantico oppure idealizzandolo o giustificandolo; adottare un tono obiettivo e privo di giudizi di valore; riferire di un suicidio unicamente se sono soddisfatti i criteri in materia stabiliti dal Consiglio della stampa.

Nella società odierna, dove la gran parte delle informazioni viene fruita senza filtri attraverso Internet e i social network, nel caso dei suicidi ferroviari viene spesso menzionato il luogo poiché coinvolge direttamente una zona e il dispositivo di sicurezza attira l'attenzione della popolazione. Ma vengono evitate descrizioni particolarmente esplicite o dettagliate. I margini di miglioramento, ovviamente, ci sono anche da parte dei media, affinché le notizie sui suicidi vengano riportate in modo responsabile e rispettoso per promuovere la prevenzione e contrastare le emulazioni. «I media rispetteranno le comunicazioni ufficiali rilasciate dalle FFS. E forniranno le informazioni pratiche alle persone coinvolte, in questo caso dal traffico ferroviario», conclude la professoressa Camerini. «Non parlare di suicidi non fa scomparire il problema. Piuttosto, è necessario approfondire il problema in modo serio e con l'aiuto di professionisti. E occuparsi della salute mentale, in modo serio».

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