Le storie

Perché molti cervelli in fuga alla fine approdano in Svizzera

Le condizioni favorevoli in cui è possibile lavorare, la qualità elevata di vita e le politiche nazionali a sostegno della ricerca sono tra i fattori che pongono la Confederazione tra i Paesi più attrattivi per gli scienziati
La Svizzera è uno dei Paesi europei che, più di altri, riesce ad attrarre nei suoi centri di ricerca pubblici e privati giovani scienziati da tutto il mondo © Shutterstock
Dario Campione
22.03.2021 06:00

Si parla spesso della fuga dei cervelli. I migliori. E in moltissimi campi. Spesso giovani o giovanissimi che, non potendo essere profeti in patria, cercano fortuna altrove.

Se ne parla, soprattutto in Italia, per sottolineare da un lato l’assenza di politiche capaci di trattenere ricercatori e scienziati nei luoghi d’origine, dall’altro lato la crisi di sistema che attanaglia il Belpaese. E se ne parla, ma un po’ meno, pure per evidenziare la capacità di alcuni Stati di attrarre competenze e abilità.

La Svizzera è sicuramente uno di questi Paesi. Lo testimoniano in molti. E lo dimostrano i numeri.

A dicembre, il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) ha annunciato i nomi dei 327 vincitori dell’ultimo bando «Consolidator Grant»: 655 milioni di euro destinati a premiare progetti di ricerca nelle scienze fisiche e in ingegneria, nelle scienze della vita e nelle scienze sociali e umanistiche.

Le richieste all’ERC per il «Consolidator Grant» sono state 2.506. I ricercatori che hanno ottenuto il finanziamento provengono da 39 nazioni: i più numerosi sono gli italiani (47), seguiti dai tedeschi (45), dai francesi (27) e dai britannici (24). Otto, invece, gli svizzeri. Tutti i beneficiari realizzeranno i loro progetti nelle università, nei laboratori e nelle aziende in cui lavorano. Strutture dislocate in 23 Paesi differenti. E proprio la Svizzera, con 21 sedi, dimostra di essere uno degli Stati più attrattivi per la ricerca scientifica. Tanto per fare un paragone: dei 47 ricercatori italiani premiati dall’ERC, soltanto 17 porteranno avanti il loro lavoro nella Penisola. Gli altri 30 lo faranno da un’altra parte.

I finanziamenti dell’ERC vanno alla persona, a chi ha avuto l’idea, non all’istituzione che ospita il ricercatore.

Il vincitore può quindi scegliere dove «spendere» la propria dote. Anche per questo, gli istituti di ricerca e le università di tutta Europa mettono in campo ogni genere di strategia per assicurarsi i migliori giovani scienziati. Non solo essi portano soldi e prestigio, ma potenzialmente sono in grado di garantire proventi importanti con parte della proprietà intellettuale che verrà prodotta nei cinque anni di durata del progetto.

Il trionfo, ha scritto qualcuno, della «competenza senza arroganza, della determinazione paziente, del coraggio senza iattanza».

Il fondo nazionale svizzero

Come detto, la Confederazione Elvetica è tra i Paesi più di altri in grado di calamitare i cervelli in fuga. Grazie all’ottima organizzazione dei suoi centri di ricerca, ma anche a politiche finalizzate allo scopo. La storia di Lucio Isa, 41 anni, professore associato di Materia soffice e Interfacce al Politecnico di Zurigo e co-fondatore di «Swiss Soft Days», iniziativa volta a creare una rete nazionale di scienziati che lavorano in Soft Matter in Svizzera, testimonia l’attrattività svizzera.Dopo la laurea in Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano e il dottorato di ricerca a Edimburgo, Isa sceglie di condurre le sue ricerche al Politecnico di Zurigo usufruendo del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (SNF). «Quando ho iniziato a lavorare qui ho trovato strutture eccellenti e una qualità della vita straordinaria, ho deciso quindi di rimanere. Determinante è stata anche la possibilità di usufruire del fondo nazionale, un sistema che offre possibilità quasi uniche nel dare ai giovani ricercatori l’opportunità di costruirsi una carriera accademica in modo indipendente». Alcuni schemi del fondo premiano i migliori progetti pagando lo stipendio a chi li propone e assegnando risorse aggiuntive per consolidare il gruppo di lavoro.

In due riprese, nel 2012 e nel 2013, Lucio Isa ha ottenuto i finanziamenti della Confederazione grazie ai quali è riuscito a portare avanti filoni di studi che gli hanno aperto la strada alla docenza nello stesso Politecnico zurighese. Un percorso accademico molto stimolante e diverso da quelli esistenti in altri Paesi, anche se, sottolinea lo stesso Isa, «non sono possibili paragoni diretti con situazioni diverse».

Sicuramente, ripete, «posso dire che in Svizzera ho trovato accesso a risorse fin dagli inizi e ho potuto sviluppare una linea di ricerca mia personale che, alla fine, mi ha permesso di restare al Politecnico come docente. Oggi sono in una condizione ottimale di lavoro e, pur avendo ricevuto offerte da altri atenei nel mondo, ho scelto di restare a Zurigo». Anche Lucio Isa è tra i vincitori dell’ERC Consolidator Grant 2020. «Le condizioni favorevoli in cui si lavora creano un circolo virtuoso e alimentano la possibilità di fare ricerca ad alti livelli - sottolinea - questo risultato è quindi anche frutto dell’ambiente che mi circonda». Per la cronaca, il progetto di Isa premiato dal Consiglio Europeo delle Ricerche riguarda l’uso di nuovi materiali per il trasporto alla microscala, con possibili applicazioni nel campo della farmacologia e della chimica.

Il bando europeo: in sette anni finanziamenti per 13 miliardi

Le borse «ERC Consolidator Grants» vengono assegnate a ricercatori di qualsiasi nazionalità ed età, con almeno 7 e fino a 12 anni di esperienza dopo il dottorato e un numero di pubblicazioni scientifiche di un certo rilievo. La ricerca deve essere condotta in un’organizzazione pubblica o privata situata in uno degli Stati membri dell’UE o dei Paesi «associati» (tra cui è compresa la Svizzera). Il finanziamento - fino a 2 milioni di euro per borsa più, in alcuni casi, 1 milione di euro aggiuntivo per i costi di avviamento - è previsto per un massimo di 5 anni e copre principalmente l’assunzione di ricercatori e altro personale per consolidare le squadre dei beneficiari.

Obiettivi e budget

L’obiettivo dell’ERC è attirare i migliori ricercatori da qualsiasi parte del mondo affinché vengano in Europa. Fino a oggi, l’ERC ha finanziato oltre 9.800 ricercatori di alto livello in varie fasi della loro carriera e oltre 50 mila postdoc, dottorandi e altro personale che lavora nei diversi team di ricerca. Il budget complessivo 2014-2020 ha superato i 13 miliardi di euro.

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