Perché non mi piacciono gli slogan

Quando il candidato(a) sta lavorando su qualche progetto, o ha intenzione di portare avanti qualche idea, e lo slogan per la sua compagna elettorale è il titolo di questo progetto, ok, si può capire, è giusto metterlo sul volantino. Ma se si inventa lo slogan tanto per averlo, o, peggio, per promettere cose impossibili, non vi fa arrabbiare? Per esempio, si vedono qua e là promesse di dare un lavoro a tutti. Come si può promettere di garantire un posto di lavoro a tutti? Chi lo dà? Dove esiste il Paese con la disoccupazione a zero? Dal punto di vista dell’economia di Stato, il 4-5 % di disoccupati rappresentano la manodopera libera e la risorsa per la crescita dell’economia e quando manca la risorsa umana, si pensa di invitarla dall’estero. Ma se, per diversi motivi (crisi, concorrenza, ecc), la disoccupazione va verso il 10%, per il Governo suona il campanellino, il popolo non è contento; se va verso il 20%, cominciano i guai, cominciano a ballare le sedie dei ministri e la gente scende nelle piazze. Le cifre sono approssimative, dipende anche dal carattere nazionale, c’è chi che ha più resistenza alla protesta e ci sono invece paesi dove lo sciopero è diventato lo sport nazionale. Quello che può fare il Governo con la disoccupazione, è controllare l’ago della bilancia. Ma garantire un posto di lavoro a tutti? Ok, se lo volete proprio – gli schiavi nelle piantagioni in America o i «famosi» campi di lavoro in Siberia - la (forse) c’era un posto di lavoro per tutti, ma quella storia è finita, non c’è più. Mi chiedono - così parlando delle risorse umane e della manodopera stai girata con il fondoschiena verso la gente comune. E se, per una persona comune capita di perdere il posto di lavoro, questa pensa a sopravvivere, e men che meno all’economia globale. Certo, ci sono i casi rari, quando uno sa già all’età di 10 anni cosa fare nella vita, studia, trova un posto e continua a fare carriera, poi va in pensione felice e contento. Ci sono Romeo e Giulietta, no, quelli sono finiti male, la maggior parte della gente si trova, si lascia, si sposa, divorzia, trova un lavoro, lo cambia, poi la ditta chiude, trova un altro posto, e così via. E, parlando di disoccupazione, se succede nella vita di una persona questo periodo difficile, qui le strutture del governo possono e devono garantire che tale periodo non diventi solo uno stress continuo, ma un periodo di crescita, studi, nuove possibilità e prospettive, insomma aiutare. Ma nello slogan «un posto di lavoro per tutti» non ci credo.
