Pianificazione ospedaliera: «Serve una perizia giuridica»
«Pur condividendo il rapporto sulla pianificazione ospedaliera, come Partito socialista chiederemo una perizia giuridica». A parlare è il deputato nonché membro della Commissione sanitaria del Gran Consiglio Danilo Forini (PS). Tra due settimane, il documento, che delinea gli indirizzi strategici del Cantone in materia sanitaria, verrà discusso durante la sessione parlamentare.
Giudicata «fallimentare» dall’Ordine dei medici e criticata per gli aspetti finanziari dalla Commissione della gestione, la pianificazione ospedaliera cantonale (POC) è lungi dal mettere tutti d’accordo, anche tra coloro che il rapporto (e il preavviso), lo hanno firmato. Premessa a parte, è altamente improbabile che il progetto venga rinviato in commissione. Come spiega Forini «la pianificazione che andrà in aula a dicembre ha infatti il pregio di mettere tutti gli attori sanitari su un unico piano, uniformando le regole d’ingaggio». In Ticino, oggi abbiamo infatti strutture che fanno riferimento alla pianificazione del 2005 (più permissiva) e altre invece che fanno capo a quella del 2015. «È un primo passo fondamentale che deve essere intrapreso già a dicembre», ribadisce Forini. Il quale riconosce alla Commissione un secondo merito, ossia il fatto di aver introdotto, per la prima volta, il criterio del «numero minimo di casi» per ottenere un mandato. «Visti i regionalismi che caratterizzano il Ticino, si tratta di una novità per nulla scontata, raggiunta attraverso il compromesso di tutti i partiti».
Volumi minimi
Ma come funziona questo criterio? Se un attore sanitario non raggiunge il volume minimo di prestazioni richiesto, il Consiglio di Stato potrà negargli l’assegnazione del mandato, impedendogli di operare a carico della LAMal. Una sorta di soglia minima introdotta con l’obiettivo di concentrare l’offerta su un minor numero di attori. «Si tratta di un principio pensato per garantire la qualità e l’economicità delle cure, nel rispetto comunque del principio della prossimità e della recente decisione del Gran Consiglio in merito agli ospedali di Valle». Nel rapporto la Commissione si è limitata a inserire quote minime come ipotesi di lavoro, lasciando poi al Consiglio di Stato la libertà di fissare l’asticella dove meglio crede. L’idea è di concentrare i mandati dove c’è casistica. Detto ciò, osserva Forini, nonostante i progressi compiuti con questa pianificazione, «si è persa l’opportunità di fare un ulteriore passo avanti, chiarendo meglio il significato di “mandato”». Ed è proprio a questo punto che entra in gioco la perizia giuridica.
Volumi massimi
In particolare, spiega Forini, «vorremmo chiarire se, a livello di LAMal, sia effettivamente possibile includere nella pianificazione ospedaliera cantonale anche il criterio dei volumi massimi. Per evitare che un attore sanitario produca prestazioni non strettamente necessarie, si tratterebbe di plafonare l’offerta in base ai bisogni». Secondo Forini, il criterio del volume minimo è importante, ma da solo non è sufficiente per contenere la spesa. «In economia sanitaria sappiamo che è l’offerta a generare la domanda, e non viceversa. La pianificazione, pertanto, dovrebbe tenere conto del fabbisogno inserendo anche un limite alle prestazioni offerte, come del resto già avviene in altri settori, come la socialità».
Il margine d’azione
In realtà, sul tema il Governo si è già espresso, come ricorda la Commissione sanitaria in un passaggio del rapporto. «Nel suo Messaggio il Consiglio di Stato tiene a evidenziare che la pianificazione ospedaliera cantonale non costituisce uno strumento attraverso il quale è possibile incidere sulla spesa sanitaria. Ciò poiché un istituto che dispone dei requisiti di sicurezza, qualità ed economicità per ottenere un determinato mandato non può, per Legge federale, non essere considerato al momento dell’attribuzione dei mandati». Insomma, a determinate condizioni, secondo l’interpretazione del Governo, il mandato deve essere necessariamente attribuito. Per evitare il rischio di incorrere in ricorsi, come avvenuto nel 2015 con alcune cliniche private, il Consiglio di Stato avrebbe le mani legate. Ma se così non fosse?
I dubbi della Commissione
A sollevare qualche dubbio sulle conclusioni del Governo è la stessa Commissione sanitaria che, sempre nel rapporto sulla pianificazione, scrive: «Le sentenze del Tribunale amministrativo federale (TAF), che avevano bocciato l’ultima Pianificazione, non appaiono interpretate in modo del tutto corretto nel Messaggio del Governo perché in esse non viene prescritto che non si possono fare delle scelte e fissare delle priorità». Secondo la Commissione, quindi, il Governo avrebbe male interpretato le conclusioni del TAF. Qualche margine di manovra in più, insomma, ci sarebbe.
Il fabbisogno di cure
Quale? Lo chiariscono Anna Biscossa e Graziano Pestoni in un interessante articolo pubblicato sui Quaderni Alternativi. «Il Governo - commenta Biscossa contatta dal Corriere del Ticino - confonde le condizioni, cioè i requisiti necessari per eventualmente ricevere un mandato (ed essere quindi iscritti sulla lista ospedaliera), con i criteri per la scelta, dando così per scontato che, se sono certificati i requisiti, non è possibile non attribuire il mandato». Di fatto, però, l’autorizzazione è solo la premessa per attribuire eventualmente (e non necessariamente) un mandato. In altre parole, secondo Biscossa, il Governo confonde il requisito per ottenere un mandato con la scelta di attribuire l’incarico. Scelta che dovrebbe invece basarsi sul reale fabbisogno di cure. Al riguardo, Biscossa cita la legge cantonale di applicazione della legge federale sull’assicurazione malattie (LCAMal): «La pianificazione presuppone la determinazione del fabbisogno di cura della popolazione del Cantone». Ecco, quindi, che il tema dei volumi massimi, di cui parla Forini, torna centrale. Spiega il deputato: «La questione è come vogliamo definire il concetto di mandato: unicamente con il criterio dei volumi minimi, oppure inserendo anche i volumi massimi, tenendo quindi conto del reale fabbisogno di cure sul territorio?». Alla domanda risponderebbe proprio la perizia giuridica: «Vorremmo capire se ci sono i margini per andare in questa direzione, come per altro fa anche Zurigo». Di fronte a un sistema sanitario prossimo al collasso, il tema merita una riflessione: «È una pista che vogliamo sondare. L’esplosione dei premi di cassa malati ce lo impone», conclude il rappresentante socialista.