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Plana l'ombra dell'estremismo sui Giovani UDC

Sei sezioni giovanili democentriste prendono le distanze dalla «responsabile della strategia» Sarah Regez: al centro delle critiche i rapporti con movimenti e personaggi controversi – Il ticinese Diego Baratti: «Da noi tolleranza zero»
Luca Faranda
03.04.2024 19:00

Martin Sellner, austriaco di 35 anni, è un nome poco noto alle nostre latitudine. È invece un volto più conosciuto negli ambienti di destra estrema: è l’ex numero uno della sezione austriaca del Movimento Identitario. Una ventina di giorni fa, la polizia cantonale argoviese ha impedito al giovane estremista di tenere un discorso a Tegerfelden e lo ha allontanato dal territorio cantonale. L’incontro, organizzato dal gruppo di estrema destra «Junge Tat», è stato interrotto.

Polemica schivata? Non proprio. Sulla graticola, in questi giorni, è finita Sarah Regez, eletta meno di un mese fa (era il 9 marzo) «responsabile della strategia» dei Giovani UDC. La 30.enne, di Basilea Campagna, è accusata di aver partecipato a una riunione segreta alla quale erano anche presenti sia membri di «Junge Tat», sia lo stesso Martin Sellner. A riferirlo, lo scorso 31 marzo, è stato il «SonntagsBlick». E da allora le polemiche sono divampate.

Critiche interne

Inizialmente, le critiche sono giunte dall’interno: sei sezioni cantonali svizzerotedesche dei Giovani UDC (Basilea Città, Grigioni, Soletta, Sciaffusa, Turgovia e Appenzello Esterno), in un comunicato congiunto pubblicato ieri, hanno preso le distanze dai raggruppamenti estremisti. Non solo, i giovani rappresentanti dell’UDC di questi sei cantoni hanno esortato Regez a ritirarsi per il momento dalla funzione. Questi eventi - spiegano nella nota - devono essere chiariti e un’eventuale esclusione dalla direzione deve essere presa in considerazione.

Gli autori della lettera invitano anche il nuovo presidente del partito, il bernese Nils Fiechter, e l’insieme della direzione (a marzo ci sono stati ben sei cambi ai vertici dei Giovani UDC) a smarcarsi in maniera netta dall’estrema destra.

Lo stesso Fiechter (che nella vita privata ha una relazione proprio con Sarah Regez) ha preferito non prendere posizione sul caso: «Le problematiche interne vengono gestite internamente dai Giovani UDC», ha detto a Keystone-ATS il nuovo presidente, secondo cui la politica cerca di coprire i propri fallimenti tacciando tutte le voci critiche di estremismo.

Da parte sua, in un video postato sulla piattaforma social Tiktok, Sarah Regez ha tenuto a dire che «una persona deve essere giudicata per quello che dice e non per quello che osa ascoltare». La responsabile della strategia dei Giovani UDC ha inoltre negato di aver partecipato a «riunioni segrete».

Oltrepassata una linea rossa

Ad alimentare il fuoco della polemica, oggi, ci hanno pensato le sezioni giovanili degli altri partiti: in un appello congiunto, la Gioventù socialista, i Giovani liberali-radicali, del Centro, Verdi-liberali, Verdi e Evangelici hanno esortato i loro colleghi democentristi «a prendere le distanze dai contenuti e dalle persone di estrema destra». Stando ai sei partiti giovanili, si è oltrepassata una linea rossa.

Per correre ai ripari, i Giovani UDC in serata hanno tenuto una riunione a livello nazionale.

I panni sporchi si lavano in casa

«Prendiamo atto delle accuse rivolte a Regez e internamente verificheremo con diligenza i fatti», ci spiega il ticinese Diego Baratti, vicepresidente dei Giovani UDC Svizzera - eletto anche lui all’inizio di marzo - e presidente della sezione giovanile cantonale.

I Giovani UDC Ticino non si sono esposti mediaticamente sulla questione. «Lo abbiamo fatto internamente. Né la sezione ticinese, né quelle romande hanno deciso di sostenere il comunicato stampa. Riteniamo che queste tematiche debbano essere discusse internamente. I panni sporchi si lavano in casa», sottolinea Baratti, secondo cui, in ogni caso, «si sta facendo più polemica che politica».

I valori democratici

I Giovani UDC Ticino, ricorda il presidente della sezione, «si distanziano da tutte le forme di estremismo, che siano di destra o di sinistra. Chi ha simpatie di questo tipo non è benvenuto nel nostro partito. La nostra posizione è chiara: qui vige la tolleranza zero». Non solo. Chi intende far parte dei Giovani UDC Ticino, deve anche rispondere a una serie di domande. «È un processo interno che si applica a ogni nuovo membro, per assicurarci che le convinzioni siano compatibili con i valori democratici. Crediamo infatti in un sistema democratico che si basa sullo scambio di opinioni e sul dialogo».

E per quanto riguarda «Junge Tat» e le altre correnti estremiste europee? «Non abbiamo mai avuto rapporti con i movimenti di estrema destra italiani o esteri. Pensiamo che, come UDC, dobbiamo restare distanti da quanto succede a livello politico all’estero. Noi abbiamo un sistema diverso: la Svizzera, per sua essenza, non è un Paese nazionalista. Abbiamo più lingue e più culture. Le persone che difendono il pensiero neonazista, pensando di essere patrioti, forse non hanno ben capito come funziona il nostro Paese».

Lo striscione su Castelgrande

In Ticino i gruppi estremisti non sono molto conosciuti. Lo scorso ottobre, tuttavia, aveva fatto un certo scalpore l’azione di «Junge Tat», che ha srotolato un lungo striscione («Migrants go home!» - «Migranti a casa!») lungo la Torre Bianca del Castelgrande di Bellinzona.

Anche in quell’occasione, i Giovani UDC Ticino avevano deciso di non esporsi pubblicamente. «Non vedo perché dovremmo prendere posizione su atti commessi da persone che non fanno parte del nostro partito», tiene a precisare Baratti, aggiungendo che «si sta dando troppa attenzione a questi pochi elementi».