Il caso

Politici inquirenti, due avvocati a confronto

Pro e contro sulla proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta - Renzo Galfetti: «Strumento giuridico bizzarro, assai costoso e inefficiente» - Paolo Bernasconi: «È positivo avere un Legislativo vivace che si occupi della questione»
Renzo Galfetti e Paolo Bernasconi

Fa discutere, scuote le coscienze e genera reazioni contrapposte. La proposta di diversi parlamentari di dare vita a una Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso dell’ex funzionario del Dipartimento della sanità e della socialità condannato per coazione sessuale e volta a capire se tra i suoi responsabili ce ne sono che hanno sottovalutato (o magari sottaciuto) fatti dei quali sono venuti a conoscenza è al centro del dibattito politico in queste settimane. Quello che ha portato lo scorso 29 gennaio alla condanna del 59.enne è un caso di «grande portata istituzionale»? Lui si professa innocente e ha fatto ricorso: un’inchiesta di rango politico è opportuna? Lo abbiamo chiesto a due avvocati penalisti di lungo corso: Renzo Galfetti e Paolo Bernasconi.

«Un mostriciattolo»

Assolutamente contrario allo scenario che vedrebbe istituita la quarta CPI da quando è stata data questa facoltà al Parlamento è Renzo Galfetti: «La CPI è un mostriciattolo giuridico bizzarro, assai costoso, inefficiente e indifendibile. Essa - precisa Galfetti - dovrebbe occuparsi in parallelo di settori già affidati alla Giustizia ordinaria sennonché, a differenza di questa, non ha né può avere i crismi, ossia la competenza e l’indipendenza». L’avvocato rimarca in questo senso che a comporre la Commissione sono «deputati scelti non tanto per le loro qualifiche specifiche, che difettano, bensì per il colore della loro casacca». Inoltre, aggiunge, «l’esperienza insegna che le CPI sinora messe in piedi hanno sempre fatto costosissimi buchi nell’acqua». Infine, evidenzia Galfetti, «gli aspetti più gravi sono già insiti nella decisione medesima di costituire una CPI: essa nasce infatti dalla mancanza di fiducia sia nei confronti del Consiglio di Stato che della Magistratura. E ciò non rispetta i principi che reggono uno Stato di diritto. Se un Giudice è arrivato a chiedere scusa alle vittime a nome dello Stato avrà fatto i suoi accertamenti. Dovessero essere confermati o meno in appello o dall’istanza giudiziaria finale, avremmo un accertamento giudiziario dei fatti inoppugnabile e definitivo». Poi la stoccata finale: «Ma è mai possibile che non ci sia un deputato serio su novanta che proponga l’abolizione di tale orrore legislativo? Non ci sarebbero gli applausi all’osteria, è vero ma della società civile certamente».

«Un Legislativo vivace»

Chi invece vede di buon occhio questo strumento è l’avvocato Paolo Bernasconi, il quale sottolinea che «il fatto che ci sia un Parlamento vivace è positivo». Bernasconi sottolinea però che «questa vivacità deve essere costruttiva: se usano la Commissione per fare una caccia all’uomo, non va bene. Se invece la utilizzano per esprimere delle raccomandazioni, evidenziare lacune e cosa non ha funzionato, allora è un bene per tutti. La CPI si qualifica per la qualità delle sue raccomandazioni al Governo. Se queste sono utili ed efficaci, allora il Parlamento esercita la sua funzione in maniera encomiabile». Bernasconi sottolinea però che la Commissione, oltre alle raccomandazioni, dovrà anche fare anche la verifica della messa in opera: «Nel caso Argo1 - spiega Bernasconi - hanno fatto scarse raccomandazioni, ma soprattutto non hanno verificato la messa in opera; il tema era infatti il trattamento e l’alloggio dei migranti, che è invece rimasto tale e quale e i rifugiati ancora oggi sono in cella in condizioni peggiori di quelle dei carcerati». Riguardo al caso concreto di cui si parla in questi giorni, Bernasconi precisa infine che «l’utilità della CPI sarà confermata se arriveranno delle misure di prevenzione concrete contro la pedofilia. È anche una bella occasione – conclude Bernasconi - perché proprio quest’anno si celebra il 30.esimo della Convenzione dell’ONU per la protezione del fanciullo».

Da destra a sinistra

A volere una CPI sono Fiorenzo Dadò (PPD), Boris Bignasca (Lega), Marco Bertoli (PLR), Tamara Merlo (Più donne), Lara Filippini (UDC), Claudia Crivelli Barella (Verdi), Matteo Pronzini (MPS). Il giorno dopo si è manifestato anche il PS (con il capogruppo Ivo Durisch) che non era stato interpellato in prima battuta.