Polizia unica in Ticino? Il Luganese tira il freno

È una presa di posizione di peso, anche e soprattutto perché arriva congiuntamente da tutte le polizie strutturate del Luganese e dunque dalla regione più popolosa del Ticino. La Conferenza Consultiva sulla sicurezza della Regione III - la cui presidenza è affidata alla Città di Lugano - ha fatto sapere di condividere la presa di posizione del Comitato dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi ed esprime rammarico per la riattivazione delle discussioni e di «possibili iniziative pilota» sul progetto di Polizia unica. E questo ancor prima di poter prendere conoscenza del contenuto del rapporto del Gruppo di lavoro specifico per l’elaborazione di quello che è stato chiamato «progetto di polizia in stretta collaborazione» (che rappresenterebbe un’alternativa alla Polizia unica). Rapporto che non ha ancora visto la luce ma che - spiegano le polizie luganesi e i loro capodicasteri - «si orienta piuttosto verso una nuova e migliore ripartizione di competenze tra la polizia cantonale e le comunali ».
La vicinanza
Ripartizione di competenze che dovrebbe riconoscere, «ed evidenziare», quello che secondo le polizie comunali rappresenta la loro peculiarità: la prossimità. «E proponendo anche l’assunzione da parte delle stesse (delle polizie comunali, x) di competenze di polizia giudiziaria nel campo della microcriminalità ». Un modo, questo, per alleggerire e sgravare il lavoro della Cantonale. «Si tratta di una proposta innovativa viene spiegato - che aggiorna e valorizza gli sforzi organizzativi e finanziari operati dai Comuni ticinesi in questi anni». E che valorizza la figura degli agenti formati.
Investimenti buttati?
Come visto le polizie del Luganese si concentrano anche sugli aspetti finanziari dell’operazione e, in particolare, sui soldi investiti negli ultimi anni per creare, modellare e rendere operative le polizie strutturate. In un lasso di tempo relativamente breve infatti un po’ ovunque in Ticino si è passati da una situazione in cui ogni Comune disponeva di un proprio Corpo di polizia (che nei paesi medio-piccoli spesso erano composti da un unico agente - l’usciere - che svolgeva prevalentemente compiti amministrativi) a polizie intercomunali, attive 365 giorni l’anno e 24 ore su 24. Per farlo però i Comuni hanno dovuto investire. Qualche esempio? Nuove sedi (l’ultima è quella di Bioggio), formazione unica e migliore dotazione tecnica.
La formazione
Ma le polizie comunali sottolineano anche un altro aspetto ritenuto controverso: «Un’accelerazione come quella a cui si è recentemente assistito verso un modello che tende alla Polizia unica contempla anche alcuni progetti pilota con un’improvvida assegnazione di compiti di agenti di polizia formati ad assistenti che non dispongono di adeguata formazione. Misconosce dunque tutti gli sforzi e non rispecchia le esigenze e le aspettative del territorio e della sua popolazione».
Il territorio e le persone
«La Città di Lugano e la sua polizia - ci spiega la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi – hanno per regolamento la presidenza e il coordinamento della Conferenza Consultiva. Nella recente seduta le polizie strutturate della nostra regione hanno manifestato malcontento rispetto a questa accelerazione e confidano che possa esserci una valorizzazione dell’analisi che uscirà dal gruppo di lavoro. Auspicano inoltre che possa esserci una discussione trasparente. Proprio perché i Comuni hanno investito molto nella sicurezza, il tema deve poter essere affrontato in modo sereno». Anche per Valenzano Rossi un nodo centrale è l’aspetto della prossimità. «Dopo la pandemia e questi momenti difficili emerge ancora di più l’importanza di una polizia di prossimità. Una polizia che conosce il territorio e che conosce le persone. E questo è un atout delle polizie comunali che non è sostituibile».

