Storia

Polonia: scoperti i resti di 8 mila vittime del terrore nazista

I resti sono stati portati alla luce nel villaggio di Ilowo Osada, nella foresta di Bialucki, vicino al sito dell'ex campo di concentramento di Dzialdowo (Soldau in tedesco)
© KEYSTONE (EPA/MICHAL ZIELINSKI POLAND)
Ats
13.07.2022 20:40

Circa 17,5 tonnellate di ceneri umane sono state scoperte e portate alla luce vicino a un ex campo di concentramento nazista in Polonia. Lo ha annunciato oggi l'Istituto polacco di memoria nazionale (Ipn), che indaga sui crimini nazisti e comunisti.

I resti sono stati portati alla luce nel villaggio di Ilowo Osada, nella foresta di Bialucki, vicino al sito dell'ex campo di concentramento di Dzialdowo (Soldau in tedesco, 150 km a nord di Varsavia), costruito durante l'occupazione della Polonia dalla Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale.

Dall'invasione della Polonia nel settembre 1939, il campo di Soldau servì come luogo di transito, internamento e sterminio degli oppositori politici, dei membri dell'élite polacca e degli ebrei. Alcuni stimano in 30.000 il numero dei prigionieri uccisi a Soldau, ma finora le fonti storiche non sono state in grado di confermarlo con certezza.

La scoperta di questo luogo «ci permette di affermare che qui sono morte almeno 8.000 persone», ha indicato Tomasz Jankowski, dell'Ipn. Questo numero viene stimato grazie al peso dei resti, due chilogrammi di ceneri corrispondono approssimativamente ad un corpo.

«Le vittime sepolte in questa tomba furono probabilmente uccise intorno al 1939 e appartenevano principalmente alle élite polacche», ha aggiunto Jankowski.

Nel 1944, i prigionieri ebrei furono incaricati di riesumare i corpi e di dar loro fuoco, per cancellare le tracce dei crimini di guerra nazisti. «Abbiamo prelevato campioni dalle ceneri, che saranno poi studiati in laboratorio», ha precisato Andrzej Ossowski, ricercatore di genetica presso la Pomerania Medical University. «In particolare, potremo effettuare analisi del Dna, che permetteranno di conoscere meglio l'identità delle vittime», come gli studi già effettuati sugli ex campi nazisti di Sobibor o Treblinka, ha aggiunto.