Poste italiane nella bufera

Emerge nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio anche il nome del fratello del ministro Angelino Alfano
Red. Online
05.07.2016 23:05

ROMA - Poste Italiane finisce nel ciclone, con un suo dirigente, il fratello del ministro Angelino Alfano, il cui nome emerge nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio.

Nel mirino Alessandro Alfano, la cui assunzione in Poste nel 2013 sarebbe stata veicolata, secondo alcune intercettazioni, dal faccendiere Raffaele Pizza, finito in galera nei giorni scorsi.

Ma la Spa postale, per bocca dell'amministratore delegato (ad) Francesco Caio, rivendica la propria integrità. "Noi rappresentiamo una discontinuità rispetto al passato" ha commentato Caio dicendosi convinto che "anche con il nuovo management stiamo dimostrando quanto l'aria sia cambiata".

Alessandro Alfano, già segretario generale di Unioncamere Sicilia, fu assunto nel 2013 in Postecom e attualmente è responsabile dell'area immobiliare della spa postale in Sicilia. Il suo nome, arrivato oggi sotto i riflettori dopo le intercettazioni di Pizza che sosteneva di averlo fatto assumere in Poste grazie al suo buon rapporto con l'allora ad Massimo Sarmi, era peraltro già finito al centro di un'altra vicenda giudiziaria. Si trattava di un'inchiesta aperta nel 2011 sulla compravendita di esami universitari, inchiesta dalla quale tuttavia Alfano uscì completamente scagionato nel 2014, con il Gip che dichiarò i suoi esami tutti regolari.

"Il tema - ha voluto ribadire Caio - è far parte di un processo di cambiamento legato a valori etici importanti, che mettono il cittadino al centro. Partendo dalla situazione che abbiamo trovato, bullone dopo bullone la stiamo cambiando. Esistono sistemi di salvaguardia delle regole in Poste che continueremo ad applicare come abbiamo fatto in passato".