L'analisi

Premi, dopo la botta c’è chi propone nuove moratorie

Con un rincaro del 7,1% il Ticino è il cantone più colpito - Alcune voci di spesa crescono più della media nazionale - Franco Denti: «Un tetto massimo per la fisioterapie non è più procrastinabile» - Sotto la lente, anche il consumo di medicamenti e le case di cura
©Chiara Zocchetti

Assorbire la botta del 7% non sarà tanto semplice, soprattutto se si considera che in soli quattro anni i premi di cassa malati in Ticino sono aumentati di quasi il 40%. L’impressione comune è che la sanità ticinese abbia imboccato una strada a senso unico, con costi che crescono secondo dinamiche difficile da contenere. «Il sistema è vizioso», dice chi guarda a Berna dove le riforme andrebbero fatte. Intanto, però, in Ticino la spesa pro capite è in assoluto la più alta a livello nazionale. E non di poco. Mediamente spendiamo circa il 22 % in più. Troppo per stupirsi ancora del divario rispetto al rincaro nazionale. Quanto basta, comunque, per scommettere che gli effetti dell’aumento potrebbero farsi sentire il prossimo 28 settembre. L’appuntamento con le due iniziative sui premi di cassa malati offre due soluzioni (apparenti?) per forzare una via d’uscita. Imperfetta, perché non agiscono sull’evoluzione dei costi, ma comunque una via d’uscita (apparente?). Di certo, Berna non risolverà il problema del Ticino, la cui densità di fornitori di prestazioni costituisce, assieme alla piramide demografica, parte del problema.

Spulciando i dati e le tabelle che inondano le redazioni in questi giorni, allora, saltano all’occhio alcune voci di spesa, come la fisioterapia, cresciuta tra il 2019 e il 2024 del 9,2% rispetto al dato nazionale (+5,3%), o i medicamenti (+4%) che in Ticino ormai rappresentano la seconda voce di spesa a livello cantonale. Anche i costi per le case di cura (+3,7%) in Ticino crescono con un ritmo superiore all’andamento nazionale (2,3%). Ognuna di queste voci – va detto per inciso – incide in maniera diversa sulla spesa sanitaria complessiva a carico dell’assicurazione obbligatoria. La loro evoluzione solleva comunque diversi interrogativi.

«Servono misure forti»

Iniziamo allora dalla fisioterapia: la voce che in assoluto è cresciuta maggiormente negli ultimi 4 anni in Ticino: +9,2% a fronte di un + 5,3 % a livello nazionale. Complessivamente, questo ambito di cure incide sulla spesa LAMal per 102 milioni di franchi, pari al 5%. Una fetta tutto sommato esigua, la cui evoluzione preoccupa comunque le autorità, compreso l’Ordine dei medici: «Spesso questa voce di spesa è incentivata da strutture che gestiscono allo stesso tempo palestre e fisioterapie», premette Denti per il quale occorre una soluzione forte: «Credo che in Ticino una moratoria sulle fisioterapie, così come è stato il caso per i medici specialisti e per gli infermieri indipendenti, non sia più procrastinabile». Ora spetta all’autorità competente predisporre la relativa base legale senza la quale non si può procedere. Più in generale, secondo Denti il rincaro dei premi comunicato da Berna per il Ticino resta comunque ingiustificato: «L’aumento non corrisponde all’andamento dei costi a livello cantonale. Il rincaro non trova riscontro nei fatti, per cui la proposta sui premi è tutto fuorché trasparente».

Tornando alla voce fisioterapia, come reagiscono i rappresentanti del settore? «Siamo consapevoli della crescita degli ultimi anni», premette Tamara Roncati, presidente di Physioswiss Ticino. Le cause? «Negli ultimi anni, si è voluto trasferire le cure dallo stazionario all’ambulatoriale. La conseguenza è stata l’aumento del volume delle prestazioni di fisioterapia». Insomma, se in passato un paziente rimaneva più giorni in ospedale, oggi viene dimesso immediatamente, o quasi. E questo ha portato a una maggiore domanda di prestazioni nel settore della riabilitazione. «Non va dimenticato che la presa a carico ambulatoriale di un paziente è meno onerosa rispetto allo stazionario», sottolinea ancora Roncati. La quale tuttavia riconosce la necessità di un intervento nel settore, come è stato il caso, negli scorsi anni, per gli Spitex e le specializzazioni mediche. «Il DSS ha già ventilato l’introduzione di una moratoria per il nostro settore a partire dal 2028», conferma la presidente. «Come associazione da tempo riflettiamo su questo tema. Si tratta di una misura forte che può produrre effetti positivi, a condizione però che venga sempre garantita la qualità dell’offerta ai pazienti».

Farmaci e farmacie

Un’altra voce di spesa che incide sempre più sulla fattura dei premi, è quella dei medicamenti. Parliamo di 376 milioni di franchi nel 2024, pari al 18% dei costi LAMal in Ticino. Una cifra che negli ultimi 5 anni è cresciuta come detto del 4% e che ha spinto il Consiglio di Stato a presentare due iniziative cantonali con l’obiettivo di abbassare il prezzo dei farmaci. La partita, se il Gran Consiglio darà il proprio via libera, si giocherà a Berna dove le lobby farmaceutiche daranno filo da torcere. Ma come si pone l’Ordine dei medici, chiamato indirettamente in causa di fronte a questo aumento? «L’Ordine favorisce l’utilizzo dei farmaci generici», premette Denti. «Occorre però essere trasparenti fino infondo: in Svizzera i generici sono comunque più cari rispetto ad altri Paesi. Come associazione sosteniamo le iniziative cantonali del Governo al quale abbiamo dato la nostra adesione per un’eventuale campagna di sensibilizzazione, sia verso chi prescrive il medicamento, sia verso chi lo consuma». Che dire, invece, delle farmacie, la cui densità in Ticino è la più alta in Svizzera? Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2021 erano attive 207 strutture, pari a una farmacia ogni 1.700 abitanti. Un’offerta decisamente superiore rispetto ad altri cantoni: a Lucerna, ad esempio, si conta una farmacia ogni 12 mila abitanti, mentre in Vallese le 121 farmacie servono circa 3 mila persone ciascuna. «Le farmacie sono tenute a proporre il generico al posto dell’originale se non ci sono indicazioni contrarie da parte del medico curante», osserva Denti. «In parte questo lavoro viene già fatto». Sul tema della densità eccessiva di farmacie, il presidente dell’Ordine riconosce il problema, sottolineando però che si tratta soprattutto di una questione di pianificazione cantonale. Ferma, al riguardo, la replica di Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti: «Il numero delle farmacie non incide sulla dispensazione di farmaci con ricetta medica. Se ci fossero meno farmacie, semplicemente i volumi si concentrerebbero su un numero più piccolo di strutture». Più in generale, Tamò riconosce comunque che negli anni la spesa e il consumo di farmaci in Ticino sono aumentati a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’impiego di terapie sempre più innovative e costose. «Le farmacie però non sono direttamente responsabili, poiché si limitano a dispensare le ricette prescritte da medici e ospedali». Tamò ritiene comunque che si potrebbero avviare progetti pilota per testare un ruolo più attivo delle farmacie: «Per alcune patologie semplici e ben definite, una consultazione diretta nelle farmacie potrebbe risultare meno onerosa rispetto al pronto soccorso».

Ingresso sempre più tardivo

Come visto, anche nel settore delle case di cura si nota una differenza piuttosto marcata tra l’aumento medio dei costi in Ticino (+3,7%) e il dato nazionale (+2,3%). Ma dietro a queste percentuali, ci sono delle ragioni ben precise. «Negli ultimi anni l’ingresso in casa per anziani avviene sempre più in tarda età, anche per una chiara scelta politica cantonale», sottolinea Fabio Maestrini, membro di comitato dell’Associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana (ADiCASI) e direttore dell’Ente case anziani del Mendrisiotto. Ciò che poi si riflette anche sui costi a carico della LAMal, in quanto «i medicamenti e le cure necessarie al mantenimento sono più importanti in funzione dell’età avanzata dell’anziano». Un altro aspetto da tenere in considerazione, poi, è la demografia, osserva ancora Maestrini. In Ticino una persona su quattro ha più di 65 anni. Infine, c’è la questione legata al cambio del sistema di fatturazione per fisioterapia e medicamenti per gli utenti delle case per anziani, avvenuto cinque anni fa. «Se prima della riforma, voluta a livello federale, esisteva la fatturazione forfettaria (un fisso per ogni residente delle CPA), oggi siamo in regime di fatturazione analitica, caso per caso». Questa riforma, adottata per una questione di trasparenza, ha portato a maggiori costi per queste due voci di spesa a carico della LAMal.