Sanità

«Premi più cari? Risparmiamo sulla benzina»

La stangata delle casse malati su due famiglie ticinesi, che fanno i conti con gli aumenti
La famiglia Taragnoli
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
01.10.2023 06:00

Giuseppe Termine, educatore, sposato e con due figli a carico, non ha bisogno di guardare la fattura per sapere quanto la sua famiglia spende ogni mese per la cassa malati. «Duemila franchi», dice, sapendo già che l’anno prossimo spenderà ancora di più, visto l’aumento medio del 10,5% annunciato martedì scorso per il Ticino dal ministro federale della sanità, Alain Berset. «Un vero salasso», sottolinea non a caso Termine. Che per commentare l’aumento si toglie per un attimo i panni di capofamiglia per indossare quelli che si mette ogni giorno per lavoro. «Se la politica non troverà al più presto una soluzione - spiega - se non metterà davvero al centro delle sue preoccupazioni l’esplosione dei costi della salute, in futuro ci saranno grossi problemi sociali, soprattutto tra le famiglie più fragili».

Una coperta sempre più corta. È questa la preoccupazione delle preoccupazioni per le famiglie ticinesi. Confrontate sempre di più con aumenti generalizzati che erodono il potere d’acquisto. Dall’elettricità alla benzina, dalle case di proprietà ai generi alimentari. Ormai il paniere, da qualunque lato lo si guardi, è incandescente. Anche perché gli stipendi non aumentano. Rimangono gli unici a marciare sul posto. «Mai come oggi dobbiamo essere perciò bravi a gestire le finanze», indica Giulia Taragnoli, madre single con due figli.

La famiglia Termine a colazione.
La famiglia Termine a colazione.

Una sfida nella sfida, dunque. Che sta portando sempre più famiglie a guardare ogni centesimo speso. E a volte a dover rinunciare o a fare scelte diverse rispetto al passato. Tutto questo senza mai perdere di vista il portafogli. Che è quindi diventato sempre più centrale, sempre più sensibile. «Oggi se e quando usciamo a cena scegliamo il ristorante più vicino a casa, cerchiamo di fare meno chilometri possibili in auto», evidenzia Taragnoli, facendo un esplicito riferimento al prezzo della benzina. Un esempio tra i tanti. Un esempio di come oggi soprattutto i genitori stanno attenti anche ai minimi particolari a cui in passato forse non si faceva caso.

Costoso perché di qualità, ma...

L’ennesima stangata dei premi di cassa malati, che l’anno prossimo lieviteranno in media dell’8,7% a livello nazionale, non stupisce comunque Taragnoli più di tanto anche se il salasso, per usare le parole di Termine, si è sommato a quello dell’anno scorso e ha prodotto un aumento complessivo per il Ticino del 20% in due anni. «Mi sarei sorpresa del contrario - afferma -. Abbiamo un sistema di cure di qualità ed è quindi normale che costi molto». Cure di qualità, ma non solo quelle. Visto che i costi in Ticino esplodono, si dice, a causa dell’altissima presenza di persone anziane nel cantone.

Le ragioni del salasso

Ma anche perché, hanno sottolineato martedì scorso in conferenza stampa il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), Raffaele De Rosa e il direttore dellaDivisione della salute pubblica, Paolo Bianchi, il 20% della popolazione si rivolge ad almeno 8 specialisti sanitari ogni anno. Specialisti che a loro volta consultano e vedono i pazienti più di una volta. Ma non è tutto. A incidere, si è spiegato, è anche l’aumento del 50% delle spese ambulatoriali, nonché, aggiungono gli assicuratori malattia, il fatto che il 25% della popolazione svizzera l’anno scorso ha cambiato cassa malati. Questi e altri motivi, come ad esempio, una sovrastima del margine sulle riserve e sul capitale 2023 e sottostime di previsioni di costo 2023, hanno prodotto l’ennesima escalation. Che comunque non convince e fa arrabbiare il direttore del DSS. Secondo il quale servono subito nuove riforme per cambiare il sistema. Tanto più che le misure individuate a livello cantonale, ha evidenziato sempre martedì in conferenza stampa, fanno fatica a entrare in vigore e quando lo fanno arrivano spesso in ritardo.

E gli imprevisti finanziari?

Taragnoli conosce le motivazioni. Si è informata. Come tutti. Però guarda il concreto. «Questi nuovi aumenti rischiano di fare sbilanciare l’equilibrio finanziario delle famiglie», annota, seria. Tanto più che alle spese che aumentano bisogna fare fronte calcolando «anche gli imprevisti, come può essere ad esempio l’apparecchio per i denti del proprio figlio». Che appunto non era stato messo in conto, ma che pesa, e come pesa, sul portafoglio di ogni genitore.

Piccolezze, si dirà. O forse no. Perché i soldi che arrivano a fine mese in busta paga sono sempre gli stessi, ma oggi più di ieri se ne vanno sempre più inaspettatamente. E a farne le spese non sono solo le famiglie che non gesticono con l’oculatezza entrate e uscite e per questo «rischiano di indebitarsi», chiarisce Taragnoli. Ma anche quelle più fragili. Dove i problemi si incendiano più facilmente «e creano tensioni gravi», riprende Termine. «Anche a scapito dei figli che se anche non capiscono, percepiscono e sentono benissimo le pressioni». Ma Termine che come educatore si confronta quasi ogni giorno con problemi e fragilità personali ed esistenziali si spinge ancora più in là, ricorrendo a un esempio che lo tocca in prima persona. «Mio figlio guadagna bene - fa sapere - ma siccome non ha un capitale proprio e neppure la forza finanziaria per comprarsi una casa non ha accesso alla proprietà. Questo alcuni anni fa non succedeva. Credo che la politica debba occuparsi anche di questi problemi, perché anche queste difficoltà si riflettono sulle famiglie che come è comprensibile vogliono strutturarsi e far crescere i loro figli in un ambiente e in un contesto il più possibile sereno».

«La politica si dia una mossa»

Le nuvole scure che si stanno addensando sulle persone a causa dei continui rincari , della stagnazione dei salari e delle difficoltà di accesso al credito immobiliare, secondo Termine, non contribuiscono insomma alla costruzione di una società sana. «Con queste prospettive quale coppia decide di fare figli?», si chiede l’educatore, sapendo già la risposta. Ecco perché invita la politica ad affrontare di petto la situazione e a cercare possibilmente alla svelta dei correttivi. «Correttivi e non cerotti», precisa. «Perché i sussidi ai premi di cassa malati non sono una giustificazione - riprende - non ci si può solo appellare ai sussidi. Bisogna cambiare le cose». Tanto più che i beneficiari continuano a salire. Se è vero come è vero che in Ticino sono concessi a un cittadino su 3, quindi a 105 mila persone. E in futuro ci si aspetta che la richiesta continui a salire.

In questo articolo: