Territorio

Pressione migratoria in forte calo, ma il Ticino resta la porta d’accesso

Rispetto ai volumi degli scorsi anni, nei primi mesi del 2025 il numero di richiedenti l’asilo e di ingressi irregolari appare in netta diminuzione - La SEM avverte: «Stiamo assistendo a un cambiamento delle rotte migratorie, ma la maggior parte delle persone entra comunque dal confine meridionale»
©Chiara Zocchetti
Martina Salvini
14.07.2025 06:00

Sembrano lontani i tempi i cui i migranti si accalcavano al confine nella speranza di attraversare la Svizzera alla ricerca di una vita migliore in nord Europa. Oggi, i numeri riflettono una situazione decisamente più tranquilla, anche e soprattutto per il nostro cantone. «Già lo scorso anno, per la verità, le cifre si erano attestate su livelli più bassi rispetto al 2023, e sicuramente rispetto all’anno record del 2015», racconta Ryan Pedevilla, capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione. Non a caso, «nel centro provvisorio di Stabio per i migranti in procedura di riammissione semplificata nelle ultime settimane si registrano mediamente una decina di presenze alla settimana, mentre solo fino a qualche anno fa erano tra le 7 e le 10 ogni giorno». Secondo Pedevilla, il calo è imputabile alla diversa strategia adottata dall’Italia. «Il Governo italiano sta lavorando molto, soprattutto con i Paesi di provenienza e di transito dei migranti per contenere le partenze e aumentare i controlli. Questa frenata si ripercuote anche sul nostro territorio».

I dati delle guardie di confine

Anche le guardie di confine raccontano di una pressione migratoria che, per il momento, sta decisamente risparmiando il Ticino. Per quanto riguarda le persone fermate per soggiorno illegale (ossia quelle persone che non dispongono delle condizioni necessarie per entrare in Svizzera), nella regione doganale sud i dati - com’è lecito attendersi nel periodo estivo - sono in leggero aumento rispetto ai mesi scorsi. Ma, «rispetto ai due anni precedenti, le cifre sono in calo». In maggio, infatti, erano state bloccate 730 persone contro le 510 del mese precedente. Ma se confrontiamo questo dato con quello del 2024 e del 2023, la diminuzione appare molto marcata. Lo scorso anno, secondo i dati dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), i migranti bloccati al confine nel mese di maggio erano stati 939. Due anni prima, addirittura 1.254. E la flessione si conferma anche prendendo in esame i primi cinque mesi dell’anno. In totale, da gennaio a maggio, le guardie di confine hanno fermato 1.910 persone. Nello stesso periodo di un anno fa, erano state 5.611 e nel 2023 avevano toccato addirittura quota 6.253.

Il calo, insomma, appare del tutto evidente. E si conferma anche per le persone che invece hanno deciso di inoltrare una domanda d’asilo alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM). «Fino a fine maggio - ci ha fatto sapere la SEM da noi contattata - sono state registrate 9.428 domande d’asilo». Nel 2024 erano state 12.240 e 9.793 nel 2023. «Ogni anno - spiegano dalla SEM - è diverso, ci sono sempre aspetti che cambiano. Finora, il 2025 non è stato un anno straordinario: abbiamo registrato una diminuzione delle domande d’asilo rispetto all’anno scorso». Una diminuzione che, dicono, «è principalmente dovuta al fatto che nella primavera del 2024 abbiamo ricevuto ancora diverse centinaia di domande d’asilo al mese da cittadini afghani in seguito al cambiamento di prassi dell’estate del 2023. Anche se queste persone erano già in Svizzera da anni con un permesso provvisorio». Quest’anno, inoltre, «registriamo una diminuzione delle domande di asilo da parte di cittadini turchi». Una tendenza, viene spiegato, che riguarda anche gli altri Paesi europei, e che segue un periodo nel quale le richieste di asilo da parte di cittadini turchi erano aumentate parecchio: «Dopo le elezioni presidenziali del 2023, in effetti, abbiamo assistito a un aumento temporaneo (dall’estate del ’23 alla primavera del ’24) delle domande d’asilo turche in Europa, probabilmente legato alla situazione economica in Turchia». Ma se i richiedenti asilo turchi e afghani stanno diminuendo, aumentano per contro le persone provenienti dall’Africa. «Le domande di asilo da parte di persone provenienti dal Corno d’Africa, in particolare dall’Eritrea e dalla Somalia, sono aumentate negli ultimi mesi, in correlazione a un incremento degli sbarchi di queste persone in sud Italia».

Attese 24 mila domande

Guardando ai prossimi mesi, la SEM si attende comunque una certa crescita. «Prevediamo un aumento della migrazione nei prossimi mesi, come avviene normalmente in estate, prima che i numeri tornino a diminuire verso la fine dell’autunno. Al momento, ci basiamo sullo scenario più probabile per il 2025, ossia 24.000 domande d’asilo». Per non farsi trovare impreparata, la SEM è al lavoro per rendere operative altre tre strutture (nei Cantoni di Vaud, Zurigo e Lucerna), capaci di offrire complessivamente 600 posti letto. In generale, comunque, l’impressione è che qualcosa sia cambiato, soprattutto per quanto riguarda i percorsi seguiti da chi poi arriva in Svizzera. «Effettivamente, stiamo assistendo a un cambiamento delle rotte migratorie. La Libia è diventata l’“hub” della migrazione attraverso il Mediterraneo. Più del 50% dei migranti che attraversa il Mediterraneo su imbarcazioni parte dalla Libia. Assistiamo a sbarchi sulla “rotta classica” dalla Libia occidentale verso l’Italia, ma anche dalla Libia orientale verso Creta. Allo stesso tempo, non ci sono quasi più imbarchi in Tunisia». Tuttavia, fa presente la SEM, la migrazione attraverso i Balcani «rimane significativa». E qui, «la rotta dalla Serbia attraverso la Bosnia, la Croazia e la Slovenia verso l’Italia resta, per il momento, la rotta migratoria più importante nei Balcani. Allo stesso tempo, però, la migrazione attraverso la Serbia via l’Ungheria verso l’Austria sembra nuovamente aumentare». Ma, nonostante le rotte migratorie cambino e i numeri risultino in calo, il Ticino rimane comunque un sorvegliato speciale. «Partiamo dal presupposto che la maggior parte dei richiedenti l’asilo entri in Svizzera attraverso il confine meridionale, percorrendo la rotta Serbia-Bosnia-Croazia-Slovenia-Italia-Svizzera oppure la rotta Libia-Italia-Svizzera». Anche se poi la Svizzera resta più che altro un corridoio di transito. «Va notato infatti che la grande maggioranza dei migranti vuole transitare in Svizzera e non ha intenzione di chiedere asilo da noi».