Preventivo doloroso e sacrifici per tutti
Ce n’è per tutti. Ma proprio per tutti. Dai sussidi di cassa malati, passando per la scuola, il trasporto pubblico, la sanità e e la socialità, il personale dell’amministrazione e l’imposta di circolazione, solo per citare alcuni esempi. La manovra di rientro presentata dal Consiglio di Stato toccherà tutti i settori. E non sarà indolore. Anzi. I tagli previsti, in soldoni, ammontano a quasi 134 milioni di franchi. D’altronde, è stato lo stesso presidente del Governo, Raffaele De Rosa, ad affermare che la manovra rappresenta «un esercizio a 360 gradi, che coinvolge tutti i dipartimenti e tutti i settori, in cui ognuno è chiamato a dare il suo contributo». Un esercizio che sarà «certamente difficile e gravoso». Motivo per cui, come vedremo, l’Esecutivo si è più volte appellato al «senso di responsabilità» degli attori coinvolti, auspicando da parte di tutti «un approccio il più collaborativo possibile».
Una sala piena
La sala stampa di Palazzo delle Orsoline non era così gremita di giornalisti da un bel un po’. Almeno dai momenti più caldi della pandemia. Anche la presenza del Consiglio di Stato in corpore, come affermato da De Rosa, non è stata per niente casuale, ma è stata voluta per «sottolineare l’importanza del momento».
Già, perché il Governo, nella consueta conferenza stampa di presentazione dei conti dell’anno che verrà, non si è limitato a presentare «solo» un preventivo con un disavanzo di 95,7 milioni di franchi. No, al centro dell’attenzione, oggi, c’era soprattutto «la prima fase di un percorso di riequilibrio finanziario».
Un primo pacchetto di misure che, come sostenuto più volte dai consiglieri di Stato, non è certo caduto dal cielo. Al contrario, si tratta di un percorso «imposto» da più vincoli. Il primo, su tutti: la Costituzione cantonale con il vincolo del meccanismo del freno al disavanzo. Il secondo: il decreto legislativo (il «famoso» decreto Morisoli) votato prima dal Parlamento e poi dal popolo, nel maggio del 2022, che impone il pareggio del conto economico entro la fine del 2025. Il terzo, contenuto nel Preventivo 2023: la richiesta del Parlamento di un «piano d’azione» per rispettare i paletti voluti dal popolo, ossia raggiungere l’equilibrio agendo «prioritariamente» sulla spesa. Tutto ciò, come evidenziato dal direttore del DFE Christian Vitta, «in un contesto internazionale molto incerto», in cui «dalla pandemia siamo passati ai conflitti, con spinte inflazionistiche, l’aumento dei tassi d’interesse, il ritorno dei flussi migratori» e, non da ultimo, il mancato introito nel 2023 dei dividendi della Banca nazionale svizzera (BNS).
Si rallenta, non si taglia
La necessità di intervenire in questo contesto di difficoltà ha portato, come detto, a un primo pacchetto di misure per quasi 134 milioni di franchi, a cui ne dovrà giocoforza seguire un secondo (si veda l’articolo in basso).
Per fare ciò, ha chiarito Vitta, il Governo ha lavorato su tre livelli: correggendo alcune tendenze dell’evoluzione della spesa, rivedendo i parametri alla base di alcune prestazioni e, nel limite dei parametri imposti dal decreto Morisoli, anche agendo sulle entrate. In soldoni, dunque, il Governo è interventi in particolare su tre ambiti di spesa, che sono poi le voci più importanti del preventivo: il personale, i beni e servizi e le spese di trasferimento.
Ma, al di là del dettaglio delle misure, Vitta ha voluto sottolineare anche un altro dato generale: nonostante la manovra, complessivamente la spesa pubblica del cantone crescerà anche nel 2024 (+1,5%). Detto altrimenti: le misure di rientro non rappresentano un taglio alla spesa, bensì un rallentamento della stessa.
Un appello alla collaborazione
Come avete potuto leggere alla pagina precedente, la reazione dei partiti alla manovra è stata quantomeno «fredda». Una reazione che non ha certamente sorpreso l’Esecutivo. Il quale, non a caso, già in conferenza stampa si è più volte appellato ai partiti e alla società tutta, chiedendo collaborazione.
«Sarà fondamentale fare fronte comune e affrontare in modo responsabile un tema importante come quello delle finanze dello Stato», ha affermato a tal proposito Vitta. «Perché uno Stato senza finanze in equilibrio è uno Stato che viene limitato nella sua progettualità e nella sua capacità di far fronte ai momenti più difficili».
In questo senso, ad esempio, lo stesso Vitta ha ricordato che anche nel Preventivo 2024 e nel piano finanziario per gli anni seguenti, «gli investimenti sono rimasti a un livello elevato, attorno ai 300 milioni di franchi». Ma è chiaro, ha aggiunto Vitta, «che per poter far fronte agli investimenti è necessario avere delle finanze in equilibrio». Così non fosse, «saremmo costretti ad agire anche sugli investimenti, cosa che vogliamo evitare». È proprio per questo motivo che Vitta ha voluto parlare di «responsabilità collettiva e condivisa»: «Siamo consapevoli che il percorso di riequilibrio delle finanze comporta sacrifici e rinunce da parte di tutti. Occorre però agire oggi, per riconquistare i margini progettuali e non ipotecare il futuro dei nostri figli».
Un appello diretto ai partiti è stato fatto anche dal consigliere di Stato Norman Gobbi. «In questa prima tappa del risanamento, se ognuno rimane fermo sulle proprie posizioni, tra chi vuole più spesa e chi meno entrate, si rischia lo stallo». E, «a pagarne le conseguenze non sarebbe il Governo, ma i cittadini e le aziende del nostro cantone». Insomma, lo «stallo» va evitato a tutti i costi, soprattutto in un momento di «multicrisi» come quello che stiamo vivendo.
Sulla stessa linea, va da sé, anche il presidente del Governo De Rosa, da noi interpellato sul clima politico che aleggia attorno alla manovra, con i referendum annunciati da PS sui premi di cassa malati e dal Centro sull’imposta di circolazione: «Capiamo che c’è un posizionamento diverso tra i partiti (e gli altri partner a vario livello) e comprendiamo i legittimi punti di vista. Ma il margine di manovra del Governo è limitato e il campo da gioco si è ristretto tenendo conto di tutti i paletti imposti dal Parlamento. Quindi, facciamo appello alla comprensione e alla collaborazione di tutti».
Le cifre del documento
Detto della manovra di rientro (e dei riflessi politici che potrebbe avere), un accenno doveroso va ai dati di preventivo, che in ogni caso permettono pure di mettere in prospettiva la manovra stessa.
Come detto, il deficit a preventivo per il 2024 è di 95,7 milioni di franchi, cifra che rispetta il vincolo previsto dal freno ai disavanzi. Per il prossimo anno il Consiglio di Stato ha deciso di non prevedere alcuna quota sugli utili della BNS e di prevederne due nel piano finanziario.
L’autofinanziamento si attesta invece a 122,5 milioni di franchi, mentre il grado di autofinanziamento è del 40,8%. Considerato un onere netto per investimenti di 300,2 milioni di franchi, il disavanzo totale ammonta nel 2024 a 177,6 milioni.
Il debito pubblico a fine 2024 – considerando i dati del preconsuntivo 2023 che per il momento stima un deficit di 198,6 milioni – potrebbe superare i 2,7 miliardi di franchi, mentre il capitale proprio potrebbe superare i -390 milioni di franchi.
La spesa corrente, come detto, crescerà invece dell’1,5% rispetto al preventivo 2023 (+59,3 milioni di franchi). Un aumento che, ha rimarcato Vitta in conferenza stampa, «se confrontato con la serie storica è contenuto». Sul fronte dei ricavi correnti, nonostante non siano previste quote sugli utili della BNS, essi aumenteranno dell’1,1% rispetto al 2023 (+42,7 milioni di franchi).
E l'anno prossimo un altro giro di giostra
Le misure di risparmio contenute nel Preventivo 2024 rappresentano unicamente la prima di due tappe nel percorso di risanamento. Come affermato da Vitta, «l’esercizio non finisce quest’anno e dovrà proseguire con il Preventivo 2025, che richiederà ulteriori misure di riequilibrio». Anche in questo caso, ad imporre uno sforzo in più non è soltanto il decreto sul pareggio del conto economico votato dal popolo (che richiede un deficit pari a zero entro la fine del 2025), ma pure il meccanismo del freno al disavanzo. Cifre alla mano, il Governo a Piano finanziario per il 2025 ipotizza un deficit di 115,1 milioni di franchi. Tuttavia, il meccanismo citato in precedenza (contenuto nella Costituzione cantonale) prevede per quell’anno un disavanzo massimo di 86,8 milioni di franchi. In soldoni, dunque, senza far nulla, anche solo per rispettare il freno al disavanzo (figuriamoci il pareggio di bilancio), nel 2025 dovranno essere previste ulteriori misure per una trentina di milioni. Certo, come ricordato da Vitta, si tratta di dati che «vanno presi con cautela». Anche De Rosa, a questo proposito, ha spiegato che ad oggi «quantificare le misure che saranno presentate il prossimo anno è molto difficile, anche per via del contesto molto incerto che rischia di far crescere le spese e diminuire le entrate». Tuttavia, ha aggiunto il presidente del Governo, «è facilmente intuibile che si tratterà di misure nell’ordine delle decine di milioni di franchi, e quindi anche la seconda fase del percorso di riequilibrio delle finanze sarà molto impegnativa». E pure Vitta, a tal proposito, ha spiegato che l’Esecutivo è già al lavoro anche su questo fronte: «Il nostro pensiero è ora orientato al Preventivo 2025 dove dovremo presentare un secondo pacchetto di misure, con l’obiettivo di riequilibrare i conti». Per il «ministro» delle finanze, ad ogni modo, il messaggio che deve passare oggi è: «Raddrizziamo la situazione adesso, perché farlo quando la situazione è peggiore potrebbe significare fare tagli più incisivi o bloccare gli investimenti».