Preventivo, la rabbia delle Città

«Le misure di riequilibrio finanziario cantonali continuano a trasferire in maniera crescente oneri sui Comuni». A denunciarlo, in un comunicato, sono le cinque Città-polo ticinesi. Stufe, appunto, di doversi sobbarcare i costi di preventivi (quasi) perennemente in rosso del Cantone.
Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisio e Chiasso lanciano dunque l’allarme rispetto al Preventivo 2026 e il relativo piano finanziario allestito dal Consiglio di Stato. «Bisogna smetterla di prenderci in giro parlando del valore dei Comuni», dice Michele Foletti al CdT. Il sindaco di Lugano non le manda a dire, arrivando a parlare di «rapina» per quanto riguarda le misure indicate nel preventivo presentato a inizio ottobre. «Pensavamo di acquisire l’aumento del gettito dovuto all’aumento delle stime immobiliari», chiarisce Foletti. Invece, le proposte messe sul piatto dall’Esecutivo prevedono sì entrate fiscali di circa 20 milioni in più grazie all’aggiornamento intermedio del valore degli immobili, ma anche un aumento della partecipazione comunale in altri settori. Settori giudicati «particolarmente sensibili» dai Municipi delle Città-polo, come le prestazioni sociali (RIPAM), il sostegno alle famiglie attraverso nidi, micro-nidi e centri extrascolastici e il finanziamento del trasporto pubblico regionale. Non solo: come viene sottolineato ancora nel comunicato, «a questa dinamica si affiancano riorganizzazioni ordinamentali come quella delle Autorità regionali di protezione, presentate come misure neutre ma che nella prassi dovrebbero comportare per i Comuni il mantenimento di costi operativi e di prossimità e una complessa ridefinizione della ripartizione finanziaria con il Cantone, con effetti particolarmente gravosi per i centri urbani». Per Foletti, la situazione è grave. Pur comprendendo le difficoltà del Cantone, il sindaco di Lugano chiede dialogo e collaborazione da parte del Cantone. «Prima di proporre certe misure di riequilibrio finanziario, potevano almeno avvisarci», attacca. Questo modo di procedere denota «una mancanza di rispetto istituzionale. Nel nostro sistema federale il rispetto dell’autonomia dei tre livelli istituzionali dovrebbe continuare a essere un valore. La Costituzione definisce chiaramente il principio di sussidiarietà. Ciò che non riesce a fare un livello istituzionale, viene ‘‘coperto’’ da quello superiore. Ma questo principio mi sembra totalmente invertito». «Non vorrei - prosegue Foletti - che il Ticino diventasse uno Stato come la Francia, dove regna l’ingovernabilità». A causa, in particolare, di fortissime tensioni finanziarie.
Le quattro richieste
I sindaci delle cinque città si sono incontrati la settimana scorsa per discutere la questione e capire come muoversi. La preoccupazione, spiegano nel comunicato, è grande. I centri urbani sono già chiamati a rispondere a bisogni sociali e infrastrutturali sempre più pressanti. E questa dinamica, sottolineano «ritarda colpevolmente l’adozione, a livello cantonale, di misure strutturali di risanamento che non possono più essere eluse». Una delle conseguenze più pesanti generata dalla situazione finanziaria del Cantone e dalla conseguente manovra di rientro proposta è, secondo Foletti, la totale incertezza. «Anche i Comuni sono chiamati a presentare il Preventivo 2026 e il piano finanziario per gli anni a seguire», dice. «Ma farlo in queste condizioni significa prendere in giro i Consigli comunali». E, di conseguenza, i cittadini. Detto in altre parole, senza un accordo sul finanziamento delle iniziative di PS e Lega sui premi di cassa malati e sull’applicazione delle riforme federali, per gli Enti locali è praticamente impossibile fare previsioni finanziarie. Bloccando, di fatto, anche la progettualità e mettendo a rischio gli investimenti.
Per provare a sbloccare la situazione, Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisio e Chiasso hanno inviato una lettera al Consiglio di Stato contenente quattro richieste puntuali: una moratoria sui nuovi trasferimenti di oneri fino a quando non sarà chiarito l’impatto delle riforme federali e delle decisioni popolari; la revisione del sistema perequativo, che tenga conto anche degli oneri di centralità sopportati dai centri urbani; l’istituzione di un tavolo istituzionale permanente Cantone-Comuni urbani, per garantire il reale coinvolgimento nelle scelte finanziarie; la definizione di un patto finanziario pluriennale, che dia regole chiare e stabili al riparto degli oneri, salvaguardando la capacità di investimento delle città.
Per Foletti, l’apertura al dialogo da parte dei Comuni non manca. «Lo ribadisco, siamo coscienti dei problemi del Cantone, ma le Città rappresentano quasi la metà dei cittadini ticinesi» spiega il sindaco. «Parliamoci, facciamo una pianificazione seria e lungimirante. Non possiamo essere sempre in balia del Consiglio di Stato e del Parlamento, abbiamo bisogno di stabilità. Serve una visione, noi siamo pronti a organizzarci per trovare delle soluzioni».