Parlamento

Provvedimenti coercitivi, sì al quarto giudice

Il Gran Consiglio ha approvato il potenziamento accogliendo le conclusioni del rapporto della Commissione giustizia e diritti - Nicola Corti: «Oggi la politica può fare un atto di giustizia per la giustizia»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
01.06.2021 19:25

Luce verde del Gran Consiglio alla reintroduzione del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi. Il plenum ha accolto con 53 voti favorevoli, zero contrari e zero astenuti il relativo rapporto della Commissione giustizia e diritti (relatori il socialista Nicola Corti e la liberale radicale Giovanna Viscardi). Compie dunque un altro passo avanti il potenziamento della giustizia ticinese. «Oggi la politica può fare un atto di giustizia per la giustizia», ha chiosato Corti.

La riduzione da quattro a tre giudici di garanzia (coloro che convalidano o meno arresti e carcerazioni disposti dal Ministero pubblico) era stata decisa nell’ambito della manovra di risanamento delle finanze cantonali del 2016. Una decisione poi approvata dal Parlamento e pure dal popolo, chiamato alle urne l’anno seguente. Già nel 2017, però, il Consiglio della Magistratura nel suo rendiconto faceva notare che, in seguito al taglio, l’ufficio risultava insufficientemente dotato. Ed ecco che, nel 2018, è subito stata presentata un’iniziativa parlamentare da Raoul Ghisletta (PS) per chiedere, appunto, di tornare alla situazione precedente il 2016.

Il giurista ausiliario

Vi è però ancora una questione aperta: nell’ambito del «taglio» da quattro a tre giudici, il Gran Consiglio aveva anche deciso di compensare questa «perdita» con l’attribuzione all’ufficio di un giurista interno all’amministrazione cantonale. Ora, l’Esecutivo aveva riferito alla Commissione che, qualora il Parlamento decidesse di approvare il potenziamento dell’ufficio con un giudice in più, la presenza di questo giurista ausiliario sarebbe venuta meno. Una posizione che non è piaciuta alla Commissione, la quale nel suo rapporto auspica che il Governo possa tornare sui suoi passi e consolidare la presenza di questa figura. L’attribuzione del giurista spetta infatti per competenza all’Esecutivo e non al Parlamento. «Il Dipartimento delle istituzioni – ha spiegato il direttore Norman Gobbi – sta svolgendo le verifiche del caso».