Qualità dell’aria in Ticino, un’annata da incorniciare

In Ticino, è proprio il caso di dirlo, l’aria è cambiata. Tanto che il 2023, secondo i dati diffusi oggi dal Dipartimento del territorio, si è guadagnato lo scettro di «miglior anno dall’inizio delle misurazioni» per quanto riguarda la qualità dell’aria. «Negli ultimi anni, in verità, abbiamo inanellato una serie di record positivi, culminati con il 2023», evidenzia Ivan Maffioli, collaboratore scientifico dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili. Malgrado l’aumento del parco veicoli e una generale percezione, l’inquinamento in Ticino è in calo da anni. «Dalla fine degli anni Ottanta», dice Maffioli. «Ossia da quando è stato introdotto il catalizzatore sui veicoli, che ha contribuito a ridurre le emissioni inquinanti delle vetture». «Certo, registriamo ancora delle variazioni annuali, dovute alle diverse condizioni meteorologiche, ma il miglioramento è evidente». Tutto merito, spiega l’esperto, del progresso tecnologico, «che ha permesso di ridurre le emissioni sia nel campo automobilistico, quanto nel settore industriale e nelle economie domestiche. In particolare per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento». A contribuire, paradossalmente, è stato anche il cambiamento climatico. «Le temperature più miti in inverno permettono di evitare situazioni di inversione termica che favoriscono l’accumulo di inquinanti. Il cambiamento climatico, in questo caso, favorisce quindi un miglioramento della qualità dell’aria».
I dettagli dello studio
Entrando nel dettaglio, come mostra i rapporto «Qualità dell’aria in Ticino», lo scorso anno è stato «per tutti e tre gli inquinanti principali - ossia diossido di azoto, ozono e polveri fini - e in gran parte delle località monitorate come il miglior anno dall’inizio delle misurazioni». Un risultato reso possibile, viene ribadito, da «condizioni meteorologiche in linea con i cambiamenti climatici ed eccezionalmente favorevoli alla diluizione degli inquinanti atmosferici». Le concentrazioni, evidenzia Maffioli, sono diminuite in tutte le località del cantone: «Basti pensare che i valori attualmente registrati nel Mendrisiotto corrispondono a quelli che aveva la Leventina circa sette anni fa».
Per quanto riguarda il diossido di azoto, «che in Ticino è causato per il 70% dal traffico motorizzato», nel 2023 - dopo una certa stagnazione nel 2022 - i valori sono tornati a diminuire «in modo sensibile». «Tutte le stazioni di misura - si legge nel rapporto - hanno stabilito nuovi minimi storici, così come la stragrande maggioranza dei campionatori passivi (circa 160 punti di misura distribuiti sul territorio ticinese)».
Notizie positive anche per quanto riguarda l’ozono. «Il numero di ore di superamento del limite orario per nel 2023 - viene spiegato - presenta una forte e generalizzata riduzione fino all’incirca ai valori di due anni orsono, dopo che nel 2022 era stato registrato un numero totale annuo di superamenti tra i più alti dall’inizio dei rilevamenti». All’origine di questo miglioramento, «un’estate sensibilmente meno calda della precedente e frequenti precipitazioni in primavera, così come durante i mesi di agosto e settembre». In questo caso, però, il riscaldamento globale gioca a sfavore. «Nonostante la formazione di importanti quantitativi di ozono sia un fenomeno tipico dei mesi estivi - si legge -, a causa del riscaldamento climatico si osserva da ormai diversi anni una tendenza all’aumento del numero di giornate estive e tropicali al di fuori di questi mesi». E questo, di riflesso, «contribuisce a mantenere elevato il numero totale di superamenti anche durante gli anni caratterizzati da mesi estivi poco favorevoli alla formazione dell’ozono».
In diminuzione, infine, anche le polveri fini. Un calo «principalmente riconducibile alla quasi totale assenza di situazioni di stabilità atmosferica, in modo particolare durante il periodo invernale». Osservando le differenze regionali delle concentrazioni di polveri fini, «è evidente come in Ticino esista un “gradiente” sud-nord del carico ambientale, le cui differenze vanno tuttavia assottigliandosi grazie al miglioramento pluriennale della qualità dell’aria». Il Sottoceneri, malgrado i passi avanti, rimane la regione maggiormente interessata dall’inquinamento da polveri fini: «La maggiore quantità di sostanze emesse o risollevate nell’aria, così come la vicinanza alla Pianura Padana, giocano un ruolo determinante per il maggior carico ambientale di questa regione».
Presto da verde a rosso?
Nonostante il miglioramento riscontrato negli ultimi anni, presto il Cantone potrebbe comunque essere chiamato a fare di più. L’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS), in base agli studi medici svolti nell’ultimo ventennio, è infatti giunta alla conclusione che i valori limite in vigore nell’Ordinanza federale contro l’inquinamento atmosferico non garantiscono la protezione della salute. Di conseguenza, l’OMS ha aggiornato le raccomandazioni, fissando limiti molto più bassi di quelli attuali. «In pratica - dice Maffioli - se dovessimo applicare i limiti dell’OMS, la nostra cartina geografica, che oggi tende al verde, potrebbe presto virare interamente sul rosso». In novembre, spiega l’esperto, è stato chiesto al Consiglio federale di rivedere l’Ordinanza. «La politica dovrà quindi attuare nei prossimi anni una serie di provvedimenti per abbassare gli inquinanti».