Diritti politici

Quando abbiamo rischiato il voto per i piccioni nell’esercito

In Svizzera si possono lanciare iniziative su qualsiasi tematica, basta raccogliere il numero necessario di firme - Claude Longchamp: «Un valore del nostro sistema, limitare questa possibilità rischierebbe di fomentare le proteste»
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Viola Martinelli
05.10.2019 06:00

In Svizzera si possono lanciare iniziative popolari su qualsiasi tema. Basta raccogliere il numero di firme necessarie. Punto di forza della nostra democrazia per alcuni, per altri il diritto di iniziativa iscritto nella Costituzione federale dal 1891 rappresenta un ostacolo perché l’alto numero di testi presentati ogni anno «rischia di portare al collasso il sistema politico». Basta pensare che, in questi 128 anni i cittadini si sono pronunciati su oltre 400 iniziative. Troppe per il Partito borghese democratico che nel 2016 aveva lanciato un’iniziativa parlamentare per «inasprire i requisiti minimi per il lancio di iniziative popolari e referendum». Questo, nell’ottica di «evitare che un uso eccessivo dei diritti popolari possa portare, con il tempo, a un loro indebolimento».

Di volatili e vacche

Passando in rassegna le pagine ormai ingiallite degli archivi federali i casi curiosi non mancano. A partire da quando, nel 1996, venne lanciata l’iniziativa «Per un esercito svizzero con animali - Iniziativa piccioni viaggiatori». Il testo, che chiedeva di iscrivere nella Costituzione «l’obbligo per i proprietari o detentori di piccioni viaggiatori in territorio svizzero di mettere a disposizione della Confederazione i loro animali in caso di guerra o di catastrofe», non è però mai stato sottoposto al volere popolare a causa della mancanza delle firme necessarie. Per contro, i cittadini svizzeri si sono espressi su temi quali il divieto della macellazione rituale (accolto nel 1893, il testo è stato il primo in assoluto ad essere sottoposto al volere popolare), sulla richiesta alla Confederazione di «aumentare la rete di viottoli» (accolta nel 1979) o ancora - più di recente - sull’iniziativa popolare «Per vacche con le corna» (respinta nel 2018).

A fasi alternate

Ma allora in Svizzera si vota troppo? L’abbiamo chiesto al politologo Claude Longchamp dell’istituto Gfs di Berna. «È un aspetto sul quale si può discutere - rileva - negli ultimi vent’anni ci sono sicuramente state molte iniziative per le quali era fin dall’inizio evidente che non avrebbero superato l’esame delle urne. Tuttavia, la possibilità di limitare le iniziative popolari mi vede scettico: non dimentichiamoci che le iniziative rappresentano lo strumento d’opposizione più importante sia per la minoranza del Parlamento, sia per i cittadini. Insomma, grazie a questo mezzo si può obbligare la maggioranza dei partiti a chinarsi su temi che, altrimenti, non troverebbero spazio nell’agenda politica. Limitare questa forma di partecipazione rischierebbe solo di fomentare le azioni di protesta. Con tutti gli svantaggi del caso». Allo stesso modo, la possibilità di frenare il lancio di iniziative popolari aumentando il numero delle firme necessarie non è vista di buon occhio da Longchamp. «Bisogna rendersi conto che aumentando il numero di firme richieste i promotori faranno sempre più ricorso a raccoglitori professionisti. Quindi dietro pagamento. E questo sarebbe ancora peggio». Dello stesso avviso Marc Bühlmann, professore all’Università di Berna che evidenzia come «nel nostro Paese le iniziative popolari svolgono la funzione di “sismografo’’ per quel che concerne timori e preoccupazioni della popolazione. E forse è proprio grazie a questo che – a differenza di altre nazioni – in Svizzera non assistiamo a dimostrazioni in piazza come i Gilet jaune in Francia o Pegida in Germania». Per poi concludere: «Secondo un’analisi, a periodi con un alto tasso di iniziative seguono fasi dove il popolo viene chiamato sporadicamente alle urne. È come un ciclo che si ripete. Inoltre va detto che i limiti previsti oggi dalla legge sono già restrittivi: in media, un terzo delle iniziative popolari lanciate non riescono a raggiungere le 100.000 firme richieste. Inasprire ulteriormente questi parametri significherebbe limitare i diritti popolari».