Quando il lavoro ti salva dai tuoi mostri quotidiani

Un pomeriggio all’azienda agricola protetta di Vaglio che festeggia 30 anni di attività - Ospita 26 utenti con difficoltà psichiche – «Qui ci sono dei ritmi più umani», dicono
Un momento di lavoro all’azienda agricola protetta di Vaglio (Fondazione La Fonte)
Romina Borla
11.06.2016 11:50

Passeggiando tra filari di vigna e grandi serre piene zeppe di fiori e piante di ogni tipo dell'azienda agricola protetta di Vaglio incontriamo Zaffira, 24 anni, da 7 utente della struttura. Ha interrotto le Medie in seconda per continuare la formazione in una scuola speciale. «Troppi problemi...», taglia corto. Vista la sua grande passione per il verde è arrivata a Vaglio ed è riuscita a terminare con successo l'apprendistato presso l'Azienda agraria cantonale di Mezzana. Abita con il padre ma sogna di trovare presto un suo spazio col fidanzato e magari un posto di lavoro come floricoltrice «lontano da qui».

Nell'attesa è diventata la confidente del gruppo. «Discutiamo tanto», afferma. «Siamo come una grande famiglia, con momenti tranquilli e attimi di caos. Gli altri utenti mi raccontano dei loro problemi e delle ansie. Sono diventata la confidente del gruppo ma per le cose grosse dico sempre di rivolgersi agli operatori». Silvio è uno di loro, lavora alla «Fonte 4» dal 2007. Sorridente, innaffia le piantine di pomodoro con i guanti in lattice perché allergico alle foglie e racconta: «Ero impiegato come vivaista in una ditta tradizionale, ma ho sempre desiderato lavorare nel sociale.

Così, appena si è aperto il concorso di operatore, ho tentato». E ha fatto centro: «Qui le soddisfazioni sono maggiori e ci si arrabbia di meno. Si produce, certo, ma è più importante il lato umano». Le difficoltà non mancano, ammette il nostro interlocutore. Specie quando arrivano nuovi utenti. «La persona deve imparare ad interagire col gruppo, scontrarsi con la fatica del lavoro e la percezione dei propri limiti. A volte si creano grosse tensioni. Ci vuole pazienza, bisogna aspettare che l'onda si calmi e succede quasi sempre».

Continuiamo il nostro giro visitando la stalla – un mucchio di conigli, ognuno in una spaziosa gabbia con l'abbeveratoio, un centinaio di galline e qualche maiale – e salutiamo Ildo, ex bancario in pensione con la passione per l'agricoltura, ora volontario alla «Fonte 4» tre giorni alla settimana. Poi ci imbattiamo in Marco, 54 anni, ospite della struttura dal 2004. Tuta da lavoro fluorescente, occhiali neri e berretto in testa, non si ferma mai. Lo vediamo alle prese con delle piantine di gerani, in seguito con dei grossi ceppi di legna da ardere. «Mi piace qui», dice. «Ci sono dei ritmi più umani. Non come fuori... Prima facevo il muratore ma ho scompensato. Troppa pressione, troppo stress. A Vaglio è tutta un'altra cosa».

«Gli utenti dell'azienda agricola protetta sono attualmente 26», precisa Stefano Rimoldi, coordinatore servizi trasversali della Fondazione La Fonte. «Tutti maggiorenni – dai 20 ai 58 anni – e beneficiari di una rendita d'invalidità. Presentano disabilità mentali lievi o disturbi della sfera psichica. Per poter lavorare qui bisogna comunque avere un buon grado di autonomia, riuscire a svolgere attività piuttosto intense come seguire le coltivazioni o l'allevamento, spaccare legna. In ogni caso gli operatori si trovano confrontati con situazioni diverse: c'è l'utente che riesce a lavorare da solo e quello che ha bisogno di essere seguito sempre». Alcuni di loro abitano coi genitori o in un foyer, altri nel proprio appartamento. Tutti arrivano al lavoro con le proprie forze: mezzi pubblici o automobile. La giornata, scandita da pause e un pranzo in comune, inizia verso le 8 e termina alle 17. Gli utenti possono rimanere nell'azienda fino alla pensione e oltre purché l'invecchiamento della persona e la malattia lo permettano.

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