I precedenti

Quando la furia del fiume seppellì sei fratelli

Non è la prima volta che la natura strazia la Mesolcina - dal 1799 al 1951, le memorie di un territorio ferito
Andrea Stern
Andrea Stern
23.06.2024 06:00
CdT.ch sta lavorando per portarvi al più presto nuovi aggiornamenti sulla situazione a Lostallo. Nel frattempo, vi proponiamo questo salto nel passato con l'articolo comparso sull'edizione odierna della Domenica.

Il primo disastro naturale documentato nel Moesano risale all’epoca della famosa «Buzza di Biasca», quella piena improvvisa che dalla valle di Blenio investì Bellinzona e arrivò fino al Lago Maggiore, causando la distruzione di oltre 400 edifici e la morte di centinaia di persone, tra 200 e 600 a seconda delle fonti.

Come è noto, la «Buzza di Biasca» del 1515 fu causata da una frana scesa due anni prima dal monte Crenone, che aveva interrotto il corso del fiume Brenno e creato un lago all’entrata della valle di Blenio. Ebbene, quello scoscendimento ne causò un altro anche in Calanca, che seppellì l’intero villaggio di Campo Bagino, come ricorda don Rinaldo Boldini nei Quaderni Grigionitaliani. Morirono 35 persone, pari a un quarto della popolazione del villaggio. I superstiti si salvarono solo perché si trovavano sui monti al momento della tragedia.

«Danni orribili» nel 1799

Ma più che le frane, sono le alluvioni ad aver accompagnato la storia del Moesano. Don Boldini cita quella del 23 settembre 1799, che a Mesocco distrusse il ponte di San Rocco e devastò le adiacenze del convento, mentre a Grono la furia della Calancasca distrusse metà paese e uccise 11 abitanti, oltre a una staffetta russa che fu ritrovava fracassata sulle sponde del fiume, accanto al suo cavallo (erano i tempi in cui i la Mesolcina era finita indirettamente coinvolta nei combattimenti tra russi e francesi). Nel suo diario, Clemente Maria a Marca racconta l’alluvione del 1799 descrivendo «danni orribili» e «intere case sotterrate con mobili e bestie». Tra le persone decedute, risultavano anche sei figli di una stessa famiglia.

Nel 1829 ci furono due grandi alluvioni nel giro di una sola settimana. La prima, il 14 settembre, danneggiò gravemente la frazione di Piazza, a Roveredo, mentre la seconda fu provocata dalla rottura degli argini della Calancasca, che travolse dieci case con portici e la chiesa di San Sebastiano nella frazione di Piazzetta.

Colpì invece l’intera valle, da Mesocco a San Vittore, l’alluvione del 27 agosto 1834. A Mesocco vennero distrutti 35 edifici, venne nuovamente travolto il ponte di San Rocco e venne rovinata una grande quantità di pascoli e di prati. A Soazza le stalle distrutte furono ben 54, come ricorda don Boldini, oltre alla grande segheria comunale. Ingenti danni furono registrati anche a Cama e soprattutto a Roveredo, dove «l’impetuosa Moesa atterrò diciassette case con le loro differenti botteghe e portici che ne attorniavano la bella piazza».

La grande alluvione del 1868

Il Moesano fu invece meno colpito rispetto ad altre valli, come la Valle di Blenio o la Leventina, dalla grande alluvione del 1868, che portò il Lago Maggiore a raggiungere il suo livello idrometrico più alto di sempre: 199,98 metri, oltre sei metri in più rispetto al suo livello medio. Quell’alluvione fu causata da piogge eccezionali, tanto che sul Passo del San Bernardino si erano registrati 1118 mm di precipitazioni in soli otto giorni, più di quanto piove sull’arco di un intero anno a Berna. I corsi d’acqua di Ticino, Grigioni e San Gallo si ingrossarono e ruppero gli argini, il Piano di Magadino e la valle del Reno furono sommersi. Vennero distrutti innumerevoli edifici e perirono 51 persone.

Il XX secolo cominciò con un’alluvione nel 1901 che devastò i vigneti di San Vittore. Dieci anni dopo, nel 1911, un’altra alluvione colpì la frazione di San Rocco, a Mesocco, compresi il convento e la chiesa, mentre la furia della Calancasca distrusse la strada e la ferrovia all’altezza di Grono. Nel settembre 1944 furono i torrenti laterali della Moesa a straripare e portare distruzione. In particolare, a Mesocco il Ri del Bess minacciò seriamente le frazioni di Piazza e Crimeo e poi spazzò via il ponte della strada cantonale del San Bernardino appena sopra il nuovo edificio della posta. Più a valle, la strada e la ferrovia furono interrotte dal torrente Buffalora e da quello di Cabbiolo.

Il terribile 8 agosto 1951

Viene invece ricordata da don Boldini come «il terribile otto agosto 1951» la catastrofe che quel giorno colpì l’intero Moesano dopo ore di intense precipitazioni che provocarono la piena dei fiumi. Quel giorno la furia dell’acqua seminò distruzione un po’ ovunque, in particolare a Roveredo, che perse il suo monumento più bello e caratteristico, lo storico Ponte di Valle fatto costruire dal conte Giangiacomo Trivulzio nel 1486 e resistito per secoli alle più violenti intemperie. Ma quel giorno la piena della Moesa mutilò lo storico ponte, che in seguito dovette essere demolito completamente e sostituito con un nuovo ponte in cemento armato, poco più a valle. Tornando all’8 agosto 1951, quel giorno crollarono anche altri ponti e tratti stradali, si schiantarono le linee dell’energia elettrica, si strapparono i cavi del telefono, le comunicazioni tra i villaggi vennero interrotte. Unica nota positiva, quella terribile alluvione provocò tanta distruzione ma neanche una vittima umana