Lugano

Quando le «Ondine» dominavano il nuoto svizzero

La storica Manuela Maffongelli ha riscoperto perché negli anni Trenta la città era ai vertici di questa disciplina
© Archivio privato SNL
Federico Storni
03.06.2025 06:00

È una storia pressoché dimenticata, oggi, quella delle «Ondine» luganesi, che negli anni Trenta del secolo scorso inscenarono una vera e propria egemonia natatoria, dominando per svariati anni le competizioni svizzere, al punto che una di loro - Anna Villiger - divenne la prima atleta ticinese e unica nuotatrice svizzera quell’anno a partecipare alle Olimpiadi del 1936. Questa storia la sta riscoprendo, complice un pizzico di fortuna e un mix di formazione e interessi personali che sembrano cuciti su misura per farlo, la storica e responsabile dell’Ufficio del patrimonio culturale di Lugano Manuela Maffongelli, che al tema ha dedicato nei mesi scorsi un primo interessante articolo dal titolo «Dalla scoperta del lago alla conquista (femminile) dell’acqua. Gli inizi della pratica del nuoto a Lugano (1890-1940)», pubblicato sul numero 176 dell’Archivio storico ticinese. Un articolo che ruota intorno a una semplice domanda: «Perché Lugano diventa negli anni Trenta la capitale del nuoto femminile svizzero»? Domanda semplice, risposta ben più complessa da trovare: giaceva all’intersezione fra la storia dello sport, la storia del turismo e la storia delle donne.

Le «signore in costume»

Sono infatti stati gli albergatori provenienti da Oltralpe, ha ricostruito Maffongelli, a portare la pratica del nuoto a Lugano. L’apertura della ferrovia del Gottardo non ha portato solo turismo, ma anche confederati, germanici e austriaci che hanno rilevato, o costruito, le strutture alberghiere di Lugano, pensandole a misura dei clienti del nord: «Nel primo dopoguerra, se l’offerta di svago non andava oltre il teatro si era poco attrattivi ai loro occhi», spiega la storica. Clienti che quindi chiedevano alle loro «stazioni climatiche» anche un’offerta sportiva, ed è così che in pochi giorni nel 1928 vennero inaugurati il Lido di Lugano e una stabilimento balneare privato all’Hotel Du Lac a Paradiso. Benché le nuove strutture siano state subito ben frequentate dai luganesi, sono però soprattutto le persone legate al mondo alberghiero a dedicarsi al nuoto competitivo, e i nomi in questo senso sono rivelatori: Anna Kneuscharek, Anna Villiger, Verena Wullschleger (da sinistra a destra nella foto sopra). E le luganesi? Salvo alcune (ad esempio Linda «Toti» Biaggi, ma comunque figlia di ristoratori) «facevano ginnastica», dice Maffongelli. Non per forza per preferenza, ma per motivi culturali. La ginnastica femminile - di cui peraltro il Ticino è stato precursore in Svizzera grazie al maestro Felice Gambazzi e al politico Rinaldo Simen - non era infatti competitiva (non lo sarà fino agli anni Ottanta!) e aveva caratteristiche più private che pubbliche. Sfuggiva dunque maggiormente allo sguardo maschile. E se la ginnastica maschile a inizio secolo era propedeutica al militare, quella femminile serviva «ad avere un corpo sano per dare alla patria figli sani». «Ancora negli anni Quaranta - aggiunge la storica - si dibatteva se fosse opportuno per la donna partecipare o meno a competizioni sportive». E quindi il nuoto veniva lasciato alle «svizzere» e la pratica guardata probabilmente con un certo sospetto dai luganesi. Se Maffongelli non ha trovato articoli di stampa coevi che condannavano esplicitamente la disciplina, ha però raccolto testimonianze orali al riguardo, e alcune persone le hanno riferito che «non potevano andare al Lido per non vedere le signore in costume». Indicativo della temperie culturale è forse anche il fatto che i risultati delle Ondine abbiano trovato poco risalto sulla stampa ticinese, che si limitava a qualche riga, al contrario che su quella d’Oltralpe (da dove peraltro proviene la caricatura riportata sopra, forse opera di Franco Barberis, illustratore ticinese che in quel periodo lavorava per «Sport» e «Nebelsplater»). Quanto al perché le Ondine dominarono per un decennio il nuoto femminile svizzero, il merito è con tutta probabilità dei nuovi stabilimenti balneari e della nascita già nel 1928 della Società nuoto Lugano (SNL): «Sì può avere talento, ma senza forze esterne che ti aiutano, come le società sportive e le infrastrutture, si arriva solo fino a un certo punto», afferma Maffongelli. E infatti il dominio luganese finisce quando le principali città svizzere si dotano di piscine coperte (allenamenti anche d’inverno!), cosa che Lugano tarda un po’ a fare.

Catalizzatore il PSE

Questo per quanto riguarda le Ondine. Vale però la pena di spendere ancora due righe per capire come questa storia sia stata riscoperta in quanto, oltre alla specializzazione di Maffongelli nella materia, vi giocano un ruolo anche il costruendo Polo Sportivo e degli eventi (PSE) e la conservazione da parte delle società locali dei propri archivi, operazione per nulla scontata - «che il tempo libero sia cultura lo si è capito forse troppo tardi» - ma che Lugano Aquatics (il nuovo nome della SNL) ha fortunatamente fatto. E questi archivi contengono documenti preziosi per ricostruire quel che è stato, ad esempio che la SNL è stata la prima società sportiva ticinese, e forse svizzera, a nascere con una donna in comitato, Ersilia Brivio. A tutto questo, il PSE ha fatto da catalizzante. Lo spunto per vedere cosa c’era nelle cantine sportive luganesi nasce infatti dal desiderio della Divisione cultura e della Divisione sport della Città di Lugano di salutare il nuovo impianto sportivo ricostruendo la storia dello sport cittadino, maschile e femminile, e rendendola alla popolazione tramite iniziative mirate ancora in via di definizione. E chissà, quindi, che quella delle Ondine non sia che la prima storia sportiva dimenticata a emergere dagli abissi della memoria locale.