Quando l'Islam si fa bollente

L'apertura di un sex shop a Tunisi e la leggenda delle jihadiste del sesso
Carlo Silini
08.01.2014 05:32

Tunisi. A due passi da una moschea nel centro della capitale più laica del Nord Africa (almeno fino a prima  dell?avvento al Governo del partito Ennahda) un uomo barbuto si infila furtivamente in un piccolo spaccio a due passi dalla moschea. Apparentemente si reca nel reparto dei prodotti bio. In realtà cerca il banco degli afrodisiaci: pillole e pozioni a base di imprecisati distillati di toro o di serpente per migliorare le sue privatissime prestazioni di coppia. È il primo sex shop islamico di cui si abbia notizia certa e ha aperto i battenti qualche giorno fa, come riporta un servizio di Leaders, testata giornalistica francofona tunisina. Nel frattempo, nella medesima città, la studentessa diciasettenne Ines scopre di essere incinta. È da poco tornata dalla Siria dove in un primo tempo aveva seguito un compagno di studi, arruolatosi tra le file dei ribelli al regime di Assad. Lo aveva anche sposato, ma poi ne era stata ripudiata. Ma subito aveva contratto un nuovo matrimonio con uno dei capi del movimento jihadista, Abou Ayoub, dal quale però era stata ripudiata dopo aver consumato l?atto coniugale. Per poi sposare un altro combattente e lasciarlo dopo una notte d?amore. E via di seguito, di matrimonio in ripudio, fino ad avere cinque nuovi mariti a settimana per un totale di 152 jihadisti in sei mesi. Un modo per permettere ai ribelli quaedisti e a lei stessa di fare sesso senza peccare perché tutte le regole islamiche sono state rispettate. Salvo tornare a casa col ventre gonfio di un bimbo con 152 possibili padri. Due storie di Islam e sesso. Solo che la prima è vera e l?altra con ogni probabilità è una bufala (come avrebbe dimostrato una recente inchiesta del Nouvel Observatur). Eppure, con una certa sorpresa dell?Occidente – poco addentro alle cose musulmane – negli ultimi mesi l?eros fa i titoli dei giornali anche nel mondo islamico.

Ma l?Islam è nemico del sesso? Lo abbiamo chiesto a Paolo Branca islamista dell?Università cattolica di Milano.

La storia personale di Maometto racconta di un rapporto abbastanza disinvolto con l?altro sesso. ?Certamente lui stesso in uno dei suoi detti dice ?io nella vita amo tre cose: la preghiera, i profumi e le donne?. Non faceva quindi mistero di questo suo gradimento verso il sesso femminile. Del resto è sempre stato circondato da donne. Quando vede la luce suo padre è già morto, poi viene affidato alla balia, poi avrà la prima amatissima moglie, poi molte altre, e avrà solo figlie femmine che gli sopravviveranno. Ha quindi vissuto molto il contatto con l?universo femminile. VA però detto che molti matrimoni sono stai conclusi per onorare una vedova di guerra o concludere delle alleanze. Quindi l?idea di Maometto come libidinoso, che è stata molto cavalcata nel Medioevo andrebbe corretta?.

L?Islam, tuttavia, permette la poligamia. ?C?è un grande malinteso. La poligamia, nel Corano, è consentita e persino raccomandata se si tratta di dare un marito a una vedova o un papà a degli orfani. Il Corano dice che bisogna  essere assolutamente imparziali fra le mogli e che questa è una condizione praticamente irrealizzabile. La poligamia poi non è così diffusa, anche perché economicamente è assai onerosa. Senza contare che è socialmente poco approvata. Se un uomo prende una seconda moglie perché la prima è sterile o non gli ha dato figli maschi, la cosa viene perdonata. Ma se uno lo fa puramente per il suo godimento, magari comprandosi una ragazza giovane perché lui è ricco e lei povera, non gode di fama di uomo pio e retto?.

Spesso di parla del Paradiso islamico come di una sorta di premio sessuale: un eden con settanta vergini disponibili? ?Il Corano, in effetti, dipinge il Paradiso e anche l?Inferno con tratti molto vividi e concreti. Per cui all?Inferno ci sono fiamme e pene terribili, mentre in Paradiso ci sono grandi piaceri, compreso anche un vino che non dà ubriachezza. Ci sono anche queste ragazze dagli occhi neri di cui non si capisce bene la funzione, anche se si allude probabilmente anche a un rapporto con loro. Da sempre, però, i saggi musulmani hanno interpretato questa immagine come un?allegoria. Il vero dono è avere la visione di Dio e il godimento della sua presenza e della sua intimità. Tutto il resto sono immagini che dovrebbero portare a desiderare questo luogo. Ovviamente, come in tutte le tradizioni religiose, per persone molto poco raffinate si calca la mano nel dipingere i regni ultraterreni?.