Il conflitto

Quando l’uscita dalla guerra viene disegnata senza l’Ucraina

Nel piano di pace in 28 punti definito da Russia e Stati Uniti è prevista la cessione da parte di Kiev di territori e armamenti - In cambio solo non precisate garanzie di sicurezza
© EPA/NECATI SAVAS
Paolo Galli
19.11.2025 21:00

L’Europa preoccupata pensa al riarmo, ma nel frattempo non viene coinvolta nei piani di uscita dalla guerra in Ucraina. Piani da cui è esclusa, a quanto pare, anche l’Ucraina stessa. Stando al sito statunitense Axios, ci hanno lavorato Stati Uniti e Russia. Ma lo hanno fatto segretamente, arrivando a stabilire ventotto punti per un accordo che sarebbe molto simile a quello raggiunto per Gaza, per il cessate il fuoco nella Striscia, ma che in questo caso coinvolgerebbe in termini di sicurezza gran parte dell’Occidente, Europa inclusa. Rispetto a quanto emerso, mancano per ora le conferme. Da parte russa, sono arrivate anzi le poco sorprendenti smentite. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha infatti dichiarato che non ci sarebbero novità nei negoziati al netto di quanto discusso ad Anchorage. Da allora, però, le bocce sarebbero ferme. Secondo quanto evidenziato da Reuters, gli Stati Uniti hanno chiesto all’Ucraina di accettare il piano, e di accettare anche la rinuncia a territori e armi. Insomma, la verità non sarebbe - una volta ancora - quella dipinta da Peskov.

Addio Donetsk e Lugansk

Il piano, secondo quanto trapelato, richiederebbe all’Ucraina di cedere la restante parte delle regioni orientali del Donbass, compresi i territori attualmente sotto il controllo di Kiev - che diventerebbero zone smilitarizzate -, e di dimezzare le dimensioni delle sue forze armate, oltre che di rinunciare all’assistenza militare statunitense. La linea attuale del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia verrebbe invece congelata. Ma non solo, tra i punti ci sarebbe anche il riconoscimento del russo quale lingua ufficiale. E per l’Ucraina, quali garanzie? Qui sta il punto. Non sarebbero state precisate. Nel documento si parlerebbe solo - secondo Axios - di «garanzie di sicurezza per l’Ucraina e per l’Europa contro future aggressioni russe». Ma nulla più di questa fumosa rassicurazione.

Presenti e assenti ad Ankara

La spinta al dialogo è arrivata pure da Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco, ospitando l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, ha spiegato: «Abbiamo sottolineato la necessità di proseguire il processo di Istanbul con un approccio pragmatico e orientato ai risultati». Insomma, Erdogan si è detto pronto a ospitare nuovi incontri, coinvolgendo tutte le parti in causa. Anche gli Stati Uniti. E questo nonostante la pesante assenza, proprio oggi ad Ankara, di Steve Witkoff. L’inviato americano ha infatti rimandato il suo viaggio in Turchia. È comunque emerso che lo stesso Witkoff ha discusso il nuovo piano negoziale con il consigliere per la sicurezza nazionale ucraino, Rustem Umerov, all’inizio di questa settimana, a Miami, dopo a ver incontrato l’inviato russo Kirill Dmitriev. Ma è chiaro che l’assenza di Witkoff è stata pesante da digerire per Zelensky. E si è sommata ad altre dichiarazioni di Peskov, il quale ha parlato di «tossicità del regime di Kiev», di una tossicità che «si percepisce in un’Europa oggi a disagio». In parallelo rispetto all’incontro di Ankara, nella capitale ucraina è stata inviata una delegazione del Pentagono. Lo ha rivelato il Wall Street Journal. Se la volontà degli Stati Uniti è di capire che cosa stia succedendo - attraverso i suoi vertici militari -, davvero, sul terreno in Ucraina, la stessa Ucraina spera di riportare gli Stati Uniti all’interno del processo dialettico, anche al netto del piano disegnato con Mosca. Anche perché i contatti diretti con la Russia restano una chimera. E l’Europa sta a guardare, esclusa dai giochi.

La Polonia sulla difensiva

L’Europa pensa alla propria difesa, questo è certo, ma fatica a trovare un ruolo. Il tutto mentre sale la tensione con la Russia. In particolare in Polonia, dopo gli incidenti di sabotaggio ferroviario avvenuti nel fine settimana, «un atto terroristico da parte della Russia». Varsavia ha reagito ritirando il consenso all’ultimo consolato russo in Polonia. «Una decisione che va contro il buon senso», ha reagito il Cremlino. «Le relazioni con la Polonia si sono completamente deteriorate». Ma intanto la Polonia ha arrestato diverse persone coinvolte negli atti di sabotaggio. «L’Ucraina si trova ad affrontare simili tentativi di sabotaggio ogni giorno», ha spiegato Zelensky, dopo aver parlato con il presidente polacco Donald Tusk. E se Kiev appoggia Varsavia, Berlino sostiene Kiev. Un portavoce del governo tedesco ha parlato della pressione «enorme» che sta subendo il popolo ucraino. «Un motivo in più per i sostenitori dell’Ucraina di aiutare il Paese nella sua difesa». Ricordiamo che, nella notte scorsa, sono state uccise almeno 25 persone in un attacco russo sulla città di Ternopil.

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