Il punto

Quanti botti a Capodanno: «Forse dovreste vedere un animale con il terrore negli occhi»

Mai sentite così tante esplosioni pirotecniche come quelle dell'ultima notte del 2023, ma all'orizzonte c'è una votazione che intende limitare i rumori causati dai fuochi d'artificio
Un'esplosione rumorosa e fastidiosa per gli animali domestici © Shutterstock
Jona Mantovan
02.01.2024 17:01

Un entusiasmo pirotecnico davvero notevole. A Locarno, ad esempio, tutta la riva del lago era un trionfo di esplosioni e colori. Ma anche lungo le sponde del Ceresio c'era poco da stare calmi. La voglia di salutare il 2023 e dare il benvenuto al 2024 sembra non abbia tenuto a bada le spese di chi ha voluto dare fuoco alle micce di prodotti pirotecnici. Viste le dimensioni per certi versi imbarazzanti, permane il dubbio che qualcosa di 'meno legale' ci sia stato, ma la polizia cantonale ticinese–sollecitata dal Corriere del Ticino–si limita a sottolineare come «non si segnalano particolari problemi in merito». Le autorità confermano come l'episodio che abbia fatto discutere di più (in mano al Ministero pubblico della Confederazione) sia stato quello dei botti tra Rancate e Capolago nella notte tra il 26 e il 27 marzo. In mezzo c'è anche l'iniziativa popolare «Per una limitazione dei fuochi d'artificio». Riuscita, tra l'altro, con quasi 140.000 firme consegnate a Berna il 3 novembre. Un paradosso? Da una parte si dà fondo al portafoglio e dall'altra si vuole il silenzio? «Avranno sparato tutti quelli che restavano, per dar fondo ai fondi di magazzino», scherza Emanuele Besomi, 50 anni e presidente della Società protezione animali di Bellinzona. Unica in Ticino a sostenere ufficialmente la campagna federale, insieme alle 'consorelle' nella Svizzera tedesca e francese che figurano in prima linea sul sito internet dell'iniziativa. «Le ragioni principali dell'idea che stiamo promuovendo sono la tutela delle persone, degli animali e dell'ambiente. Riceviamo molte segnalazioni da persone che hanno problemi ai polmoni o asma e che in alcuni quartieri non possono uscire perché ci sono stati tanti fuochi d'artificio», evidenzia Corinne Meister, 49.enne del comitato e responsabile dei rapporti con la stampa. «Ma ci contattano anche persone spaventate e che hanno animali in preda al panico. I proprietari si sentono sotto pressione dal momento che non possono fare nulla per migliorare la situazione dei loro animali. Sentiamo molte lamentele sui rifiuti causati dall'uso di fuochi d'artificio. Anche questo dà fastidio a molte persone, dato che i resti di quanto è bruciato o esploso sono lasciati in giro ovunque per le strade».

Intanto, Emanuele Besomi–tra l'altro in trasferta in squadra con altri volontari per questioni di protezione animali–conferma che anche a Bellinzona ci sia stato un vero e proprio pandemonio. «Non saprei dire se questo sia l'anno particolare dei botti. Dov'ero io c'è stato un momento che le esplosioni di fuochi d'artificio ricordavano più quelle di un combattimento aereo. La ‘cadenza di tiro’ è stata notevole. Mi auguro che la situazione che abbiamo visto nella capitale non diventi una routine».

La nuova legge, ampiamente accettata dall'opinione pubblica secondo i vari sondaggi (nonostante manchi appunto l'approvazione popolare: la data per recarsi alle urne non è ancora stata comunicata), andrà a smorzare questo entusiasmo pirotecnico, secondo le parole di Besomi. «Ma sarà importante spiegare anche l'effetto positivo nei confronti di tutti gli animali domestici e selvatici. Come abbiamo visto nelle leggi sul fumo, i pacchetti di sigarette ora riproducono immagini piuttosto scioccanti. Sarebbe sufficiente mostrare, sulle confezioni di questi prodotti controversi, delle fotografie di animali sotto shock o, in ‘panico totale da fuoco d'artificio’. Credo che se le persone avessero la possibilità di riflettere, potrebbero finire per scegliere, in alternativa al petardo, una fontanella, un bengala o un effetto pirotecnico non rumoroso». Con il guadagno di non spaventare nessuno.

Presi dal panico, hanno reazioni improvvise e insensate, a volte mortali per l'animale stesso, oppure che lo possono portare a ferimenti gravissimi
Emanuele Besomi, 50 anni, presidente della Società protezione animali di Bellinzona

Fuoco alle polveri

Già, perché il problema è proprio quello. Il rumore. Quello causato dai botti, dai petardi. Congegni pensati per emettere un'esplosione sonora anziché limitarsi a un effetto scenografico. È contro questo che l'iniziativa punta il dito.

«Poi posso capire che il 1° agosto, festa nazionale, si voglia dare ‘fuoco alle polveri’. Tuttavia, in questo caso, i proprietari di animali sensibili sanno che devono mettere in sicurezza i loro amici a quattro zampe. Ma se queste celebrazioni fuori controllo iniziano ad avvenire ogni tre per due, vuoi per un compleanno, per una partita o una qualsiasi altra festa, questi poveri animali non hanno più chance di essere messi in sicurezza. E la cosa più tragica è che, presi dal panico, hanno reazioni improvvise e insensate, a volte mortali per l'animale stesso, oppure che lo possono portare a ferimenti gravissimi».

La nostra società è intervenuta in tre casi, questo Capodanno. Due nella capitale e uno a Rivera: cani fuggiti dai proprietari per il panico da botti
Emanuele Besomi

«Tre interventi a Capodanno»

Da questo discorso, poi, sono tagliati fuori gli animali selvatici. «Bisogna proprio recuperare un animale impaurito o sotto shock in mezzo a una strada e guardarlo negli occhi», rincara la dose il nostro interlocutore. «Ecco, lì si vede il terrore assoluto di una cosa che l'animale non riesce a gestire. L'iniziativa non risolverà sicuramente tutti i problemi, però comunque metterà delle basi legali dove le autorità potranno anche intervenire. Sapendo che si commette un illecito, ci si rifletterà su». Due volte, probabilmente, prima di comprare qualcosa il cui scopo è quello di diffondere esclusivamente una fragorosa esplosione. 

«La nostra società è intervenuta in tre casi, questo Capodanno. Due nella capitale e uno a Rivera. In tutti questi casi sono stati cani fuggiti dai proprietari per il ‘panico da botti’, fortunatamente recuperati da automobilisti, o da persone a passeggio, e poi messi in sicurezza nei nostri rifugi. Il giorno dopo, sono stati consegnati sani e salvi nelle loro case abituali», aggiunge l'esperto. Il quale, in futuro, spera di vedere molta meno 'combustione' nei cieli. 

«Certo. Penso ai droni, ad esempio. Non sono la panacea di tutti i mali, ci mancherebbe. Anche loro hanno degli effetti negativi, ma sono nettamente inferiori a quanto possono provocare questi tremendi botti fatti scoppiare in mezzo alle case e in mezzo ai centri abitati».

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