Berna

Quanto è costata la campagna per la conquista degli Stati

L'importo più alto è quello speso dalla verde liberale zurighese Tiana Moser, 470 mila franchi – Marco Chiesa ha avuto a disposizione un budget di 157 mila franchi e Fabio Regazzi di 149 mila
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Red. Confederazione
18.01.2024 06:00

Quanto è costata ai candidati agli Stati la campagna elettorale? Oltre ai loro, quanti soldi hanno ricevuto? Negli scorsi giorni sono scaduti i termini per la presentazione dei conti. L’obbligo di annuncio riguarda solo gli eletti che hanno speso più di 50 mila franchi. I dati sono pubblicati sul sito del Controllo federale delle finanze. Tutto, ovviamente, va rapportato alle dimensioni del bacino elettorale di riferimento – una campagna costa molto di più a Zurigo che nei cantoni meno popolosi –, alle dinamiche elettorali locali e al numero dei turni. Per una parte degli eletti alla Camera alta, infatti, non è stato necessario un ballottaggio e la campagna si è conclusa prima rispetto ai colleghi.

I due «senatori» ticinesi figurano nella prima metà della graduatoria. Per la campagna di Marco Chiesa (UDC) sono riportate a consuntivo entrate per 157 mila franchi: 24 mila di fondi propri e 133 mila provenienti da liberalità monetarie, di cui 106 mila da parte della «Fondazione per una politica liberal-conservatrice». Quanto a Fabio Regazzi (Centro), le entrate per la campagna ammontano a 149 mila franchi: 73 mila di fondi propri, 56 mila di liberalità non monetarie (quasi tutte composte da materiale pubblicitario del partito) e 20 mila di liberalità monetarie.

Gli importi dei due ticinesi sono comunque molto inferiori a quelli più alti in assoluto: il primato è della verde liberale zurighese Tiana Moser, che ha avuto a disposizione quasi 470 mila franchi (si presume che in gran parte siano dovuti al ballottaggio, in concorrenza con il democentrista Gregor Rutz). La consigliera agli Stati ha annunciato 416 mila franchi (414 mila di liberalità monetarie) e altri 53 mila ricevuti dalla Alleanza per l’ambiente, composta da WWF, ATA, Pro Natura e Greenpeace. Un record assoluto? Difficile dirlo, anche perché lo sfidante Rutz non era tenuto a pubblicare le sue entrate. Gli importi precisi, comprendenti tutti i diversi tipi di entrata, sono stati elaborati dall’AargauerZeitung. Al secondo posto c’è il presidente del PLR nazionale Thierry Burkart (AG, eletto al primo turno) con 341 mila franchi, seguito dal liberale-radicale vodese Pascal Broulis (287 mila) e da due «senatori» socialisti, a pari merito con 259 mila franchi, la bernese Flavia Wasserfallen e lo sciaffusano Simon Stocker. Lo zurighese Daniel Jositsch, già eletto la sera del 23 ottobre, ha raccolto 218 mila franchi.

Quanto ai partiti e ai consiglieri nazionali, le cifre sono già in gran parte note. Quelle dei partiti si riferiscono a prima delle elezioni. La formazione con il budget più consistente è il PLR (12,1 milioni), davanti a UDC (11,6), PS (6,9) e Centro (6,5). Seguono Verdi (3,7) e Verdi liberali (2,9). Il fanalino di coda è il Partito evangelico con 1,2 milioni. Per quanto riguarda i singoli candidati al Nazionale, la somma più cospicua è stata investita da un non eletto, l’evangelico zurighese Donato Scognamiglio (430 mila franchi). Da parte sua, il liberale-radicale zurighese Andri Silberschmidt, rieletto, ha annunciato entrate per 303 mila franchi e il giovane collega Matthias Müller per 236 mila.

Fra i candidati ticinesi, gli eletti ad aver superato i 50 mila franchi di budget sono i due PLR Alex Farinelli (89 mila franchi) e Simone Gianini (69 mila). Paolo Morel (PLR), non eletto, ha annunciato entrate per oltre 88 mila franchi.  

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