Territorio

Quegli «Amici» che tengono vivo il patrimonio storico della valle

Da quasi 30 anni l’Associazione si impegna per valorizzare e proteggere il Castello di Serravalle e il suo pregio archeologico — Il presidente Alessandro Ratti: «Qui si trovano tracce del nostro passato che sono uniche in Ticino»
© Egger Jimmy
Irene Solari
07.11.2025 06:00

Un castello - ma in realtà sarebbe più corretto parlare di due - che è un vero e proprio patrimonio storico e archeologico di tutta una valle. Stiamo parlando della fortificazione di Serravalle, in Valle di Blenio. Il maniero arroccato, accanto a una selva castanile in una posizione geografica strategica, su uno sperone di roccia stratificata - e anche piuttosto ripida - che domina tutta la zona circostante. E se la sua storia continua a vivere fino a oggi, è anche grazie al lavoro fatto dall’Associazione Amici del Castello di Serravalle, che ha di recente collaborato alla realizzazione di un dettagliatissimo volume insieme all’Accademia di Architettura dell’USI dedicato proprio all’antico manufatto.

Radici profonde

Una storia che racconta tutta l’importanza di questo castello, per il suo territorio ma non solo: «È il terzo complesso fortificato più importante del Ticino dopo Bellinzona e Locarno, ed è uno dei principali monumenti civili medievali delle Tre Valli ambrosiane», spiega Alessandro Ratti, presidente dell’Associazione e storico specializzato nella Storia alpina e ticinese. Le radici della fortificazione sono profonde. «Appare molto anticamente, la prima volta in una pergamena con la donazione del vescovo Attone da Vercelli all’inizio del X secolo a favore dei canonici del Capitolo di Milano». Non solo. «Lo scavo archeologico ha permesso di ritrovare il maggiore affresco civile medievale del Ticino, di cui è visibile una copia dell’originale, restaurato e conservato in un museo della valle».

I due castelli

Come detto in apertura, si parla sempre di Castello di Serravalle al singolare «ma in realtà lo si dovrebbe declinare al plurale», rileva il nostro interlocutore. «Ciò che si vede oggi è quanto resta del secondo castello, costruito nel Medioevo centrale e tardivo, nel XIII e XIV secolo, mentre la fortificazione originaria risale appunto all’Alto Medioevo, dal IX al XII secolo. La sua storia è strettamente legata al destino delle terre dell’Alto Ticino, in particolare al loro precoce passaggio di sovranità dal Ducato di Milano ai Cantoni della Svizzera centrale, avvenuto all’inizio del XV secolo, più di cento anni prima della battaglia di Marignano e della Pace perpetua (1515-1516), che hanno dato i contorni territoriali dell’attuale Ticino».

Sia chiesa che tribunale

Anche la chiesa di Santa Maria del Castello, che si trova accanto alla fortificazione, è una testimone importante della storia della Valle di Blenio. «È un gioiello che completa il complesso monumentale, non solo da un punto di vista sacro, religioso e spirituale. Il suo portico è infatti circondato da scranni di pietra e la facciata è sormontata da un affresco allegorico della Giustizia: qui si teneva il tribunale di valle. Accanto, sull’antica via verso il Lucomagno, appare il più piccolo affresco medievale di San Cristoforo del Ticino».

Patrimonio unico

La chiesa, risalente al Trecento e sopravvissuta alla fine del Castello, è una preziosa testimonianza del Rinascimento nelle terre dell’Alto Ticino, prosegue Ratti. «Il ciclo di affreschi del coro è stato realizzato nel 1587 secondo i canoni del Concilio di Trento dall'artista ticinese Giovanni Battista Tarilli di Cureglia, che ha pure dipinto, con eguale tecnica e stile, il maggiore affresco del Giudizio Universale della Svizzera, nella chiesa di San Pellegrino, una delle sette chiese di Giornico e accessibile gratuitamente tramite l'applicazione "Le Chiavi della Cultura", che meriterebbe una diffusione capillare sul territorio, come per un progetto analogo in Piemonte e Valle d'Aosta». Anche perché, evidenzia il nostro interlocutore, «il patrimonio sacro ticinese è unico, almeno a livello svizzero, per la sua antichità e profondità storica, oltre che per la sua bellezza, diversità e ricchezza. Dal battistero di Riva San Vitale al barocco alpino del Settecento, passando dai campanili romanici, dagli affreschi gotici, dagli altari a sportello svevi delle nostre valli e dai paliotti d’altare rinascimentali, di cui uno a San Pietro di Motto Blenio raffigura proprio il Castello di Serravalle. Si ripercorrono sulla soglia di casa ampi e significativi capitoli della storia dell’arte cristiana ed europea».

Solido e fragile

Alcune parti del Castello, rileva ancora il nostro interlocutore, tra cui proprio la chiesa e la corte di giustizia ma pure il forno nell’antica cucina, sono rimaste in uso anche dopo la sua distruzione, avvenuta nel 1402 ad opera dei Confederati con l’assedio e l’espulsione dei feudatari milanesi. «È un monumento storico e archeologico di pregio, al tempo stesso solido e fragile poiché si trova completamente all’esterno, senza una copertura, in balìa dell’edera, delle intemperie e dei cervi». La conservazione del buono stato del manufatto è sicuramente una delle sfide che l’Associazione deve affrontare. Ma non di certo l’unica.

Sfide su più fronti

«Le sfide sono così tante e su piani diversi che non saprei da che parte iniziare», spiega Ratti. Oltre a quelle relative alla conservazione del castello, non mancano quelle legate all’organizzazione, come il rinnovo del comitato «che è ancora in corso e che si accompagna con una definizione più precisa dell’organigramma. Puntiamo molto alla polivalenza e a trovare uno spazio per tutti i membri e le guide da noi formate in modo da accogliere le richieste di visite guidate e il programma che prepariamo ogni stagione, anche in occasione delle Giornate europee del patrimonio».

Tenere vivo l'interesse

L’Associazione si impegna infatti a tenere vivo l’interesse operando su vari fronti: «Vogliamo animare il Castello di Serravalle con attività scientifiche e culturali: ricerche, pubblicazioni e visite guidate, ma anche di intrattenimento, come eventi e rievocazioni. Sempre sottolineando il legame tra il monumento e il suo periodo storico tra Medioevo e Rinascimento oltre a quello con il territorio». Un impegno che per il presidente è alimentato da una vera e propria passione: «Nelle escursioni guidate che conduco in montagna mi impegno per valorizzare il patrimonio storico-culturale, rurale e sacro delle nostre valli, con passione e un forte legame con il territorio», spiega Ratti. «E anche la cornice paesaggistica e patrimoniale di pregio che circonda il Castello è un terreno di ricerca e divulgazione particolarmente arricchente, affascinante e prezioso. A tal proposito rinnovo ai visitatori un appello al rispetto - finora ineccepibile - come in occasione della nostra castagnata di quest'autunno, e alle segnalazioni per quanto riguarda eventuali danni».

Un'offerta ampliata

«Il pubblico che vuole visitare il castello è sempre il benvenuto», aggiunge. Come anche chi volesse entrare a far parte del comitato, dell’associazione o delle guide. «Per il prossimo anno vogliamo estendere la possibilità e l'offerta di visite guidate, in particolare durante la bella stagione, con l'identificazione e la formazione interna di nuove guide specialiste». Ma non solo. «Le Giornate europee del patrimonio sono una vetrina in cui la nostra presenza dovrà essere ulteriormente consolidata». Infine, l’Associazione desidera anche consolidare il contatto con i suoi membri, «pubblicando a intervalli regolari una newsletter, che graficamente si presenta rinfrescata. La trasformazione digitale dei nostri canali di informazione vedrà pure affacciarsi un nuovo profilo Instagram e, a partire dall'anno prossimo, un sito internet completamente rinnovato, per meglio valorizzare il complesso fortificato, la sua scoperta e il nostro impegno. Disponiamo di risorse finanziarie limitate, stiamo quindi ponderando in che misura sarà necessario accogliere il desiderio, condiviso ed espresso dall'ultima assemblea generale, per un aumento delle quote sociali, consapevoli che dovremo completarlo con una strategia di ricerca fondi, orientata anche al 30. dell'Associazione nel 2027 e ad alcuni sogni nel cassetto».