Il decodificatore

Quei simboli esibiti da Jake Angeli

Per l’esperto Roberto Luigi Pagani il pittoresco fan di Trump ha mostrato un mix di riferimenti culturali usati (e abusati) da chi ritiene che la razza bianca sia superiore alle altre
Jake Angeli nel Congresso americano. La sua immagine ha fatto il giro del mondo. © TGCOM 24
Carlo Silini
16.01.2021 06:00

Dieci giorni fa l’opinione pubblica mondiale scopriva Jake Angeli, il tizio con tatuaggi e copricapo cornuto che si è introdotto in Campidoglio a Washington per sostenere la causa di Donald Trump. Ne hanno parlato tutti i media, dimenticando di spiegare il senso dei simboli da lui esibiti. Abbiamo chiesto di farlo all’esperto Roberto Luigi Pagani, laureato in studi medievali islandesi all’Università d’Islanda e titolare del blog «Un italiano in Islanda».

Le fonti

«Angeli attinge da fonti diverse. Ci troviamo di fronte ad un rimpasto di simboli in chiave supremazista che probabilmente, da europei, percepiamo in chiave più neutrale, ma che “parlano” molto più direttamente al popolo americano».

Il copricapo

Il copricapo cornuto, pur appartenendo alla cultura nativo americana, «è stato diffusamente associato al mondo nordico (l’immagine romantica e storicamente scorretta degli elmi cornuti è ancora diffusa), ma anche a quello dei pionieri: si pensi a Davy Crocket e all’immaginario sul Far West. Non è possibile sapere se Angeli intendesse fare riferimento a questi momenti storici. Ma il pubblico ha colto il riferimento al mondo pseudo-vichingo inserito in un discorso politico che vuole rivendicare il diritto dei bianchi al dominio sul suolo americano in virtù della scoperta del continente americano da parte di esploratori nordici intorno all’anno 1000».

I triangoli e il martello

Spiccano tre tatuaggi «spesso usati da gruppi cosiddetti suprematisti come indicazione di appartenenza ad una cultura superiore, quella nordica: il simbolo geometrico con i triangoli intrecciati compare su una nave funeraria norvegese, un paio di steli in Svezia, accanto a una figura che potrebbe essere Odino. Alcuni studiosi lo hanno rinominato valknútr, “nodo dei caduti in battaglia”, ma non sappiamo quale funzione avesse: oggi viene usato da gruppi apertamente razzisti come simbolo identitario. Stesso discorso per l’albero cosmico Yggdrasil, che regge insieme l’universo nella cosmologia nordica, e il martello di Þórr (Thor) utilizzato addirittura da frange neonaziste, come simbolo identitario che dovrebbe rimandare a forza, virilità, mascolinità e, in generale, al mondo culturale nordico. Associazioni di appassionati e neopagani anti-razziste si battono per contrastare l’appropriazione indebita di questi simboli da parte degli estremisti.

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