La segnalazione

Quel furgone fantasma nel Luganese

Un episodio sospetto alle medie di Gravesano scatena il panico, ma finora la polizia non ha trovato riscontri: «Spesso queste voci nascono da malintesi»
L'allarme è scattato giovedì a Gravesano e poi si è diffuso in tutto il Luganese, ma finora non ci sono riscontri concreti. CdT/Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Stern
Andrea BertagnieAndrea Stern
09.12.2023 17:45

È iniziato tutto giovedì, con un messaggio WhatsApp in un gruppo di mamme delle scuole medie di Gravesano. «Verso le 16.15/16.30 un furgone si è avvicinato a Mario (nome di fantasia, ndr), il conducente è sceso e gli ha detto di salire... per fortuna è scappato. Dite ai vostri figli che se vedono un furgone bianco senza finestre che si avvicina di scappare». Da lì a poco l’allarme si è moltiplicato, diffuso, arrivando fino a Canobbio. E poi a Manno, Bedano, Taverne. Ma anche a Lugano e a Tesserete. «Gira un furgone bianco che cerca di avvicinare i bambini!». Eppure... eppure fino a oggi non c’è alcun elemento concreto che possa supportare la tesi di uno sconosciuto a bordo di un furgone bianco che starebbe tentando di avvicinare e rapire bambini nella zona del basso Vedeggio. La polizia cantonale, interpellata da «La Domenica», spiega di aver effettuato delle verifiche a seguito della segnalazione e di non avere, almeno per ora, trovato riscontri. Gli accertamenti stanno comunque proseguendo. Anche se... anche se appunto fino adesso non hanno portato riscontri oggettivi, concreti.

Una storia che si ripete

Nessuno si stupirebbe se, per l’ennesima volta, la storia del furgone bianco che rapisce i bambini finisse per essere archiviata tra le leggende metropolitane. Negli scorsi anni lo stesso veicolo con gli stessi presunti intenti è già stato segnalato qua e là per il cantone - si ricordano in particolare i casi di Riva San Vitale o Melide - così anche come nella vicina Italia. Ma fortunatamente ogni volta l’allarme si è rivelato esagerato, se non infondato.

«Molti anni fa abitavo in Inghilterra e anche lì questa storia del furgone bianco tornava regolarmente alla ribalta - interviene Paolo Attivissimo, giornalista, divulgatore scientifico e cacciatore di bufale -. È una leggenda metropolitana multinazionale, che molto spesso nasce da un fraintendimento, da un racconto riferito a voce che qualcuno mette sul web, dove si espande a dismisura provocando una psicosi collettiva».

Come nasce la leggenda

Alla base vi è solitamente un episodio reale ma non di natura criminale. D’altra parte di furgoni bianchi è pieno il mondo, può capitare che uno di questi, per un motivo o per l’altro, desti il sospetto di un bambino. Il racconto dell’episodio giunge alle orecchie di un genitore che, magari già particolarmente apprensivo, lo riferisce ingigantito a un altro genitore, il quale a sua volta lo condivide con altri. In un attimo si scatena il panico.

Come del resto sembra essere capitato proprio in questi giorni nel Luganese. Dove sono bastati alcuni messaggi su WhatsApp per scatenare il panico. «La caratteristica di questi passaparola è che descrivono il pericolo in modo generico - spiega Attivissimo -. Dicono che il furgone è bianco ma non specificano mai il modello. Non forniscono elementi precisi, si limitano a quello che basta per rendere credibile la storia».

Tra coloro che la sentono, c’è sicuramente chi viene pervaso dal dubbio che non sia vera. «Ma non avendone la certezza, si preferisce comunque condividere la segnalazione, non sia mai che poi succeda qualco sa e ci si debba sentire in colpa di non aver detto nulla», osserva Attivissimo.

Perché si condivide

Condividendo queste segnalazioni ci si mette la coscienza a posto. Si sente di aver fatto la propria parte a favore della collettività.Sebbene a volte l’effetto di queste catene di Sant’Antonio sia l’inverso di quanto auspicato. «Uno degli effetti potenzialmente più deleteri è di distrarre dal pericolo più generale - spiega Attivissimo -. Concentrando la propria attenzione sul dettaglio del furgone bianco, si rischia implicitamente di far passare il messaggio che tutti gli altri veicoli non sono pericolosi».

Quando in realtà è ovvio che i maniaci possono avere veicoli di tipo e colore molto diversi tra loro. «Se un genitore è molto ansioso e teme che suo figlio possa essere sequestrato - prosegue Attivissimo -, può innanzitutto ricordargli di non fidarsi mai degli sconosciuti e poi insegnargli delle piccole pratiche di sicurezza. Per esempio si può concordare con lui una frase, una parola d’ordine, che serva a distinguere gli amici da coloro che si spacciano per tali». 

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