Quel piano di pace che Netanyahu rifiutò

TEL AVIV - Un piano di pace regionale e la ripresa delle trattative con i palestinesi per giungere ad un'intesa definitiva in linea con la soluzione dei due Stati. È quanto l'ex segretario di Stato Usa John Kerry, insieme al presidente egiziano Sisi e al re Abdallah, offrirono al premier israeliano Benyamin Netanyahu, che rifiutò, in un vertice segreto nel febbraio del 2016 ad Aqaba, in Giordania.
Il progetto è stato rivelato oggi da Haaretz in base a notizie fornite da fonti dell'ex amministrazione di Barack Obama, certo non favorevole a Netanyahu fin dai tempi del contrasto sull'accordo sul nucleare iraniano. E la circostanza che l'indiscrezione sia uscita a pochi giorni dall'incontro tra il primo ministro israeliano e il nuovo capo della Casa Bianca Donald Trump nel quale la Soluzione a due Stati è stata congelata, è stata vista da alcuni commentatori come non del tutto casuale, anzi.
Per contro, il piano, e il vertice, non sono stati smentiti da Netanyahu, che anzi ha affermato di essere stato uno dei promotori di quell'incontro. Secondo le fonti di Haaretz, il progetto era incardinato sul riconoscimento di Israele come Stato ebraico (uno dei punti fondamentali per Netanyahu) e sull'appoggio dei paesi arabi nel far ripartire le trattative con i palestinesi e indicava i seguenti obiettivi: due Stati; confini del '67 sicuri, con scambi di terre; Gerusalemme capitale riconosciuta di entrambi gli Stati; soluzione "realistica" del ritorno dei profughi palestinesi; sicurezza garantita per Israele con una Palestina smilitarizzata; fine definitiva del contenzioso con un'accresciuta pace regionale nello spirito dell'Iniziativa di pace araba.
Ma a bloccare tutto sarebbe stato lo stesso Netanyahu, certo di non avere l'approvazione dell'ala più a destra del suo governo, quella di Naftali Bennett, ministro e leader vicino al movimento dei coloni. Senza dimenticare che in quei giorni Netanyahu si trovava a dover fronteggiare la fase più acuta della cosiddetta 'Intifada dei coltelli' palestinese.
Tuttavia - secondo la ricostruzione del giornale - il vertice di Aqaba sarebbe stato, due settimane dopo il suo svolgimento, la base dei colloqui tra il premier e il leader dell'opposizione di centrosinistra Isaac Herzog per un nuovo governo di unità nazionale che escludesse così dal governo la destra oltranzista. Ma le cose andarono in maniera molto diversa da quello che gli Usa si attendevano: lo stesso Herzog - come ha confermato oggi - confessò allora a Kerry che "non c'era alcun segno di cambiamento di approccio nella politica del premier" e che dunque mancavano i presupposti perché la sua coalizione entrasse al governo. Anzi, Netanyahu preferì allearsi con la destra nazionalista di Avigdor Lieberman, che divenne nuovo ministro della Difesa.
Le rivelazioni di Haaretz hanno suscitato subito le reazioni dello schieramento politico israeliano: euforia della destra, consapevole di aver bloccato un piano che non avrebbe mai portato alle prospettive aperte dal recente confronto Trump-Netanyahu, e un centrosinistra furibondo per "l'occasione mancata", secondo le parole dello stesso Herzog.