Il caso

Quel portale controverso tra New York e Dublino

Dopo una sola settimana dal lancio, l'installazione di un artista lituano, che avrebbe dovuto unire la Grande Mela e la capitale irlandese grazie a un collegamento in live streaming, è stata temporaneamente chiusa, a causa dei troppi comportamenti offensivi
©Seth Wenig
Red. Online
15.05.2024 17:00

Un portale che collega New York e Dublino. Almeno visivamente. È questo lo scopo che si celava dietro l'installazione artistica comparsa lo scorso 8 maggio nelle due città. Una vera e propria scultura, all'interno della quale cittadini e visitatori della Grande Mela potevano vedere, in diretta ma senza audio, turisti e abitanti della città irlandese, e viceversa. Parliamo al passato, però, perché dopo una sola settimana di attività, il portale è stato chiuso temporaneamente. Il motivo? Neanche a dirlo, il comportamento inadeguato di decine e decine di persone. Soprattutto dal «lato dublinese». 

Di certo, non quello che si aspettava Benediktas Gylys. L'artista lituano che ha progettato entrambi i portali – con un diametro di 2,4 metri e un peso di 3,5 tonnellate ciascuno – rispettivamente all'incrocio tra Boradway, Fifth Avenue e 23. Street a New York e all'angolo tra North Earl Street e O'Connel Street nel cuore di Dublino. Accanto a una statua di James Joyce, uno dei simboli per eccellenza della città.

Come detto, attraverso uno schermo, le due città avrebbero dovuto poter vedere in diretta che cosa stava succedendo dall'altra del globo. «I portali sono sculture d'arte tecnologica», si legge sul sito dedicato al progetto. «Si collegano a una rete di sculture identiche in tutto il pianeta. Ognuno di questi si trova nello spazio pubblico, fornendo uno streaming live in tempo reale e non filtrato, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che ruota frequentemente tra le diverse posizioni del Portale sulla Terra». Ed è proprio quell'assenza di filtri ad aver alimentato i problemi. 

Con il nuovo collegamento tra New York e Dublino, infatti, le cose non sono andata esattamente come pianificato. Ieri sera, dunque, il consiglio comunale della città irlandese ha dichiarato che avrebbe spento la webcam interattiva alle 22.00, specificando che diversi tecnici si sarebbero messi all'opera per modificare – o censurare, se necessario – «un progetto che ha portato gioia e notorietà». «Il team dietro la scultura artistica del Portale ha studiato possibili soluzioni tecniche al comportamento inappropriato di una piccola minoranza di persone. Il consiglio comunale di Dublino sperava di avere una soluzione oggi, ma sfortunatamente la soluzione preferita, che avrebbe comportato l'offuscamento, non è stata sufficiente», si legge nella dichiarazione. 

Detto, fatto, insomma. Il portale è stato spento a Dublino e, di riflesso, anche a New York. Immediatamente, il team di Portals.org ha dichiarato di star valutando altre opzioni, sottolineando che, nella migliore delle ipotesi, il portale dovrebbe essere nuovamente operativo la prossima settimana. 

Dal lato irlandese, però, non traspare lo stesso ottimismo. Secondo quanto rivela il Guardian, sin dal lancio della scultura, la scorsa settimana, si sono registrati episodi definiti «imbarazzanti». Per far alcuni esempi, è capitato che le persone lanciassero uova contro il portale, che mostrassero parti del corpo o addirittura immagini di svastiche o delle Torri Gemelle in fiamme durante gli attentanti dell'11 settembre. Un comportamento, quest'ultimo, che come afferma il New York Post, è valso alla scultura il soprannome di «portale dell'inferno». 

Le immagini in questione, infatti, sono diventate virali. Scatenando l'ira di alcuni cittadini. «Dopo neanche una settimana, i dublinesi ci hanno messo in imbarazzo in tutto il mondo», ha contestato Amy Donohoe in una rubrica dell'Irish Indipendent. «Chiunque vada e si fermi davanti al portale rappresenta il nostro piccolo Paese, ma se mettiamo in mostra la cultura dell'ubriachezza e siamo offensivi, a lungo andare ciò potrebbe influenzare il turismo in Irlanda. Le persone potrebbero non voler venire più qui, se questo è ciò che vedono». 

Secondo il piano originale, il portale tra Stati Uniti e Irlanda sarebbe dovuto rimanere attivo fino all'autunno. Nei prossimi mesi, addirittura, avrebbe dovuto trasmettere anche eventi culturali e non solo. Come viene spiegato su Portals.com, la scultura dovrebbe connettersi anche ad altre installazioni simili posizionate in altri angolo del globo. Oltre a quello controverso tra la Grande Mela e Dublino, infatti, al momento esiste anche un altro portale, che collega Vilnius, capitale della Lituania, con Lublino, in Polonia. 

Tuttavia, solo a Dublino la situazione sembrerebbe essere sfuggita di mano. «A New York la maggior parte delle persone saluta e basta, oppure sorride alle persone che stanno dall'altra parte», si legge ancora nella dichiarazione irlandese. «Alcuni ballano, mimano qualcosa di divertente, scherzano o giocano, proprio come prevedevano le autorità quando hanno lanciato il progetto, identificandolo come "un ponte verso un pianeta unito"». Un pianeta unito di cui Dublino, per ora, non sembra però far parte.