Svizzera-Russia

Quel siparietto tra Lavrov e Cassis: una gaffe o una frecciatina a Ursula von der Leyen?

Il consigliere federale e il ministro russo si sono incontrati a New York per discutere della situazione in Ucraina: incuriosisce la reazione di Lavrov a una battuta di Cassis
Michele Montanari
25.09.2025 15:30

Il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis, ieri, ha incontrato pure il suo omologo russo Serghei Lavrov. Il consigliere federale ticinese ha discusso, durante incontri bilaterali a margine dell'Assemblea generale dell'ONU a New York, della situazione in Ucraina, sia con Lavrov, appunto, che con il ministro egli Esteri ucraino Andrii Sybiha.

Nei colloqui si è parlato di come porre fine al conflitto e del ruolo dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), che l'anno prossimo verrà presieduta dalla Svizzera. «Abbiamo discusso dei prossimi passi, incluso un cessate il fuoco», ha dichiarato Cassis in un incontro con i media nella metropoli americana.

Non è mancato neppure un commento sulle dichiarazioni di Donald Trump. Il tycoon ha pubblicato un post sul social Truth in cui si è detto convinto che l'Ucraina possa riconquistare tutti i territori occupati dalle truppe di Vladimir Putin, definendo la Russia una «tigre di carta» che avrebbe dovuto vincere la guerra in una settimana, senza, invece, riuscirci. Il consigliere federale ha affermato che queste dichiarazioni hanno colto di sorpresa i capi di Stato e di governo presenti a New York. «Donald Trump è Donald Trump, ha i suoi modi e la sua retorica. Staremo a vedere cosa significhi davvero per l'Ucraina», ha evidenziato il direttore del DFAE.

Stando all’agenzia di stampa russa Tass, Lavrov avrebbe chiuso le porte a un possibile ruolo diplomatico della Svizzera rispetto al conflitto tra Mosca e Kiev, dichiarando che Berna non ha più la reputazione di «mediatore neutrale»: «La parte russa ha sottolineato che la Svizzera ha perso lo status di rispettato mediatore neutrale. La linea politica ostile nei confronti della Russia adottata dalla Confederazione non può che essere presa in considerazione nella definizione della politica russa nei confronti della Svizzera». Il ministro degli Esteri russo avrebbe pure descritto la situazione all'OSCE come «grave», affermando che il ruolo dell’organizzazione nel garantire la sicurezza e la cooperazione è diminuito.  

Una battuta incompresa?

Dell’incontro tra i due politici è stato immortalato il momento dei saluti iniziali, con i classici convenevoli e qualche battuta per rompere il ghiaccio. Nel video, diffuso sui social da Russia Today (RT), non è passata inosservata la curiosa reazione di Lavrov a una battuta di Cassis.

Nella clip si vede il consigliere federale avvicinarsi al ministro russo. I due si stringono la mano, salutandosi con il tipico: «Come va?». Lavrov a quel punto risponde: «Biologicamente ok», suscitando un momento di ilarità. Il politico ticinese ribatte evidenziando come la risposta sia particolarmente azzeccata di fronte a lui: «Questa è una buona risposta, per un medico» (RT ha sbagliato a tradurre la frase, scrivendo «miracle doctor», ossia «dottore miracoloso», mentre Cassis dice «medical doctor», ndr). Il «ministro» svizzero poi ironizza facendo un paragone tra il suo attuale ruolo politico e la sua precedente professione: «È come in uno studio medico, ne arriva uno dopo l’altro (tracciando un parallelo tra i numerosi incontri tra politici e il viavai dei pazienti, ndr)». Lavrov esita nella risposta, mentre il ticinese sembra essersi reso conto di come il russo non abbia colto la battuta. «Pensavo stessi parlando di Ursula von der Leyen», commenta Lavrov.

Vien da chiedersi se quella di Lavrov sia una semplice gaffe, in quanto impreparato sulla formazione professionale di Ignazio Cassis, o abbia invece approfittato del momento di leggerezza per lanciare una frecciatina alla presidente della Commissione UE. Ursula von der Leyen ha infatti conseguito un dottorato di ricerca in medicina e in passato, nel 2015, quando era ancora ministro della Difesa, è stata accusata di aver plagiato oltre il 40% della sua tesi di dottorato. La scuola di medicina di Hannover, presso la quale la politica tedesca si è laureata, ha stabilito che sebbene la tesi contenesse plagio, non si poteva in alcun modo provare la malafede di von der Leyen. Una decisione, questa, che ha suscitato ulteriori polemiche sulla trasparenza dell’indagine. 

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