Quella frana a due passi dal confine che ha bloccato i turisti svizzeri

Ci sono due bambini vestiti uguali, con la maglia azzurra, che scendono dalla monovolume con targa tedesca, il padre alla guida, la madre anche lei per strada che fa segno al marito di procedere piano, poi di mettere la retro e fare inversione, ma sempre piano: dietro c’è la montagna, davanti il precipizio. I piccoli sono divertiti, i genitori un po’ meno per un’inversione a «u» fatta all’ultimo: volevano scendere al mercato di Luino a fare acquisti ma sono rimasti bloccati a Orascio, frazione di Maccagno con Pino e Veddasca, luogo prediletto da turisti svizzeri, tedeschi e olandesi che, come due anni fa, sono rimasti bloccati con le auto in cima alla strada, nel paesino che sovrasta il Lago Maggiore con una vista superba, scelto per la tranquillità.
Ma mercoledì notte una tempesta (quasi) mai vista da queste parti ha obbligato la ventina di turisti e i dieci residenti italiani a fare dietrofront con le auto: dalla montagna era scesa una colata di fango che ha portato via una fetta di strada comunale, unico punto di transito per raggiungere il fondovalle, a pochi tornanti di distanza, rappresentato dalla strada statale 394: allo «stop», a destra si arriva a Zenna e al confine di Stato, a sinistra si entra in galleria e ci si ritrova, una volta riconquistata la luce, in uno dei punti più panoramici e romantici della sponda lombarda del Verbano: Maccagno, poi Colmegna con il suo porticciolo e poi ancora Luino. Sul vialetto che porta nel piccolo borgo fatto di case che si affacciano sul blu profondo del lago, e altre verso la montagna fatte di sasso, avanza un uomo che porta spavaldamente il giro di boa della mezza età e addirittura ha raggiunto il traguardo della pensione senza capelli bianchi: è tedesco, arriva dal lago di Costanza e ha un Setter al guinzaglio; in inglese spiega che sì, è isolato, ma non se ne cura: «Non c’è problema, non devo fare nulla di urgente, sono in vacanza, sono arrivato lunedì. Certo sarà lunga rimettere a posto la strada», dice mentre si avvia verso la voragine per guardare i lavori in corso: pulizia della strada e posizionamento di grossi blocchi di cemento per evitare che le auto, con la riapertura prevista in serata salvo piogge forti o allerta della protezione civile di colore giallo, non si avvicinino troppo al burrone.
Altri turisti sono nelle case, e sono le uniche altre persone che si incontrano in una mattina di sole a Orascio: stanno in alto sui balconi ma preferiscono non parlare, si esprimono in lingua tedesca, non scendono, controllano dall’alto il piccolo spiazzo dove sono parcheggiate le auto targate Svizzera interna, Paesi Bassi, Germania; hanno attacchi posteriori per bici, piccoli rimorchi, carrelli per imbarcazioni: tutti attrezzi da professionisti della vacanza che per il momento rimangono dove stanno. Il sindaco Fabio Passera, che già nel 2021 quando un’altra frana bloccò per ben cinque giorni i turisti ai primi di agosto parlò di «territorio ferito», oggi ribadisce il concetto, e rincara la dose: «Abbiamo emesso un’ordinanza di chiusura totale, stiamo cercando di capire come poter operare. Resta l’amarezza infinita per un territorio che sta letteralmente cadendo a pezzi. Ho perso anche il gusto di sentire la pioggia che cade di notte, perché in quei momenti non smetto mai di chiedermi cosa sta succedendo, e dove mi chiameranno. Fare il sindaco in questo modo è davvero impossibile».
Versanti deboli, un territorio molto delicato, da sempre, e ora esposto alle violenze atmosferiche dei cambiamenti climatici in atto. Ora tutto sta nel capire quando vi sarà la riapertura della strada. Si è parlato di oggi in serata, dalle 20, ma il condizionale è d'obbligo. «Al momento è presto per fare previsioni su date e orari di possibili per quanto parziali riaperture al transito, che dovranno comunque essere concordate con il geologo», spiegano dal Comune. «Resta inteso che, in caso si allerta meteo diramato da Regione Lombardia, il transito sarà vietato per evidenti ragioni di sicurezza». Un ultimo turista tedesco forse non ancora avvisato dell’accaduto verso l’ora di pranzo tenta la discesa ma si ferma non appena vede i cartelli: arriva da Stoccarda e guida una Mercedes che ha le quattro frecce azionate: «In macchina ho mia figlia e i miei due nipotini, stavamo andando a fare un giro. Ma domani dovevamo partire per l’Adriatico. Adesso chissà». Per il momento il mare – ma solo il colore – lo vedrà da Orascio.