Quelle vacanze di risanamento per i bimbi di Gomel

OCCHI SULL'EST/BIELORUSSIA - A 32 anni dal disastro nucleare di Chernobyl, gli scolari provenienti dalle aree più contaminate continuano a recarsi all'estero per curare la propria salute
La promozione turistica di Lukashenko su un cartellone pubblicitario di Minsk: "Io amo la Bielorussia".
Andrea Colandrea
04.06.2018 14:45

MINSK (nostro servizio) - A trentadue anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl, prosegue l'esperienza delle cosiddette "vacanze di risanamento" organizzate all'estero dal Ministero della salute della Bielorussia a beneficio degli allievi delle scuole elementari che si trovano nell'area più vicina al confine ucraino. Anche quest'anno, secondo tradizione, numerose classi della regione di Gomel, la città più colpita dalle radiazioni, si sono recate in diverse località europee per ragioni di prevenzione sanitaria. Molti di questi bambini, nel periodo compreso tra la primavera e l'estate, raggiungono la Svizzera e l'Italia per curarsi e prevenire malattie respiratorie e tumorali.

Gli esperti sostengono che con un mese trascorso all'estero, ogni anno - con un regime alimentare sano, e quindi senza assumere radionuclidi -  i bambini provenienti dalla Bielorussia sono messi in grado di perdere tra il trenta e il cinquanta per cento della radioattività assunta nel loro Paese d'origine. I rischi d'essere colpiti da tumore tiroideo, leucemie o di sviluppare altre gravi patologie, vengono drasticamente ridotti.

Olga Skrebneskaia, interprete del gruppo di bimbi di Gomel - che a suo tempo accompagnò chi scrive nelle zone alienate di Cerikov, nella grande area a sud di Mogilev, nel trentennale della catastrofe nucleare - rileva che "i bambini sono partiti da Minsk e approdati all'aeroporto di Bergamo lo scorso primo maggio. Dopo un mese di vacanze ad Arco, in provincia di Trento, sono ora ritornati alle loro famiglie. Era una classe di una decina di scolari dagli 8 ai 13 anni d'età. Per ospitarli si sono mobilitate famiglie e associazioni locali, con un bilancio finale molto positivo anche da parte delle docenti italiane".  

Queste trasferte, in ottica bielorussa, fanno parte di una strategia sanitaria ben precisa. Le radiazioni assunte dai giovanissimi nelle zone più contaminate, insistono i medici, portano malattie gravi e possono causare anche la morte. Ce lo spiegava anche Anna Garchakova, direttrice del Centro Hospice, che in Bielorussia ha in cura numerosi bambini malati terminali, e che ha fatto della promozione delle cure palliative un suo punto di forza (VD SUGGERITI). 

"I bambini si recano all'estero per guadagnare in salute. Nella nostra scuola si sono sentiti al sicuro: alcuni scolari è la terza volta che hanno partecipato al viaggio. Giocano e si scambiano esperienze di studio con i loro coetanei, con i quali hanno anche stretto amicizie", conclude la nostra interlocutrice. Alcuni di essi, però, non torneranno l'anno prossimo perché nelle Scuole medie (contrariamente ad un tempo) non sono più previste trasferte all'estero. Nikita, Maksim, Darya, Katsaryna, Volha, Kristina, Alena e Uladzilslava, sono tornati in Patria felici della loro esperienza all'estero, ma anche tristi per non poterla ripetere l'anno prossimo. Il Ministero bielorusso si concentra infatti nel facilitare i viaggi per le fasce d'età più giovani e ritenute maggiormente bisognose d'assistenza. La profilassi sanitaria, si sa, impone delle scelte. E un intero trentennio, ormai, è trascorso dal disastro nucleare più grave della storia.