Raid razzista, Macerata ancora sotto choc

Nella città italiana regna ancora la paura all'indomani della tentata strage di migranti da parte di Luca Traini
Ats
04.02.2018 21:09

MACERATA - Il risveglio di Macerata dopo il raid xenofobo di Luca Traini a colpi di pistola contro i migranti di colore (Vedi Suggeriti) è quello di una città ancora sotto choc e che forse non riconosce più se stessa. Macerata è sempre stata una città tranquilla, "anche troppo" dicono alcuni.

È la città "addormentata" immortalata in "Che sarà" del maceratese Jimmy Fontana, la Civitas Mariae con l'immagine della Madonna sulla facciata del palazzo comunale. Tutto frantumato nelle due ore in cui Trainiha girato per le vie del centro, sparando all'impazzata, ma forse molto si era già incrinato quando si è sparsa la notizia del macabro ritrovamento del corpo martoriato di Pamela Mastropietro.

Oggi la gente è uscita per le solite attività, ma tutti si guardano le spalle, tutti sono spaventati. "C'era un disagio serpeggiante prima e la tragica morte di Pamela è stata una miccia che ha fatto esplodere una bomba - ammette il sindaco Romano Carancini -. La causa? Troppi migranti escono dai sistemi di protezione Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e Cas, centri di prima accoglienza, e diventano battitori liberi per le vie e le piazze, mantenendosi con lo spaccio di droga". Ora l'impressione è che nulla sarà più come prima, per Macerata e forse l'Italia. Oggi il ministro italiano Maurizio Martina, vice segretario del Pd, ha visitato la sede del partito, raggiunta da un proiettile sparato ad altezza d'uomo. "Non è il momento delle speculazioni - ha detto - ma della responsabilità".

"Ci porteremo dietro questi episodi per molto tempo - dice Luca, pensionato -. Gli stranieri? E' evidente che l'integrazione non c'è". L'ex rettore dell'Università di Camerino Flavio Corradini parla di una "città attonita", di questioni che "ledono la socialità e la civiltà del nostro paese e delle nostre città". Fabrizio Compagnucci, titolare dell'edicola di giornali della stazione, dove è rimasta ferita una donna di colore da un proiettile sparato da Luca Traini, ha le idee chiare: "Macerata non è violenta, ma ci può essere qualcuno che scambia le battute che si fanno su internet, sui social per un'autorizzazione a fare. Poi però - sottolinea - chi ha lanciato queste voci, tira la mano indietro, non è che va in soccorso. Questa settimana è stata la più tragica dopo i bombardamenti della guerra".

Massimo, impiegato, teme che la situazione peggiori: "non c'è odio ma solo malessere e quindi rancore e paura. Poi arriva la testa calda che porta il terrore per le strade. Speriamo che non succeda più, Macerata non lo merita". Una città che cerca di rialzare la testa e guardare avanti: "domani presenteremo al Ministero il dossier per il titolo di capitale italiana della cultura 2020", annuncia Carancini.